Ferma e sola.
Ecco come potrei descrivere la mia vita negli ultimi mesi.
Immobile nel cercare la felicità, sola nell'intento.
Mi scruto fortemente, vado così a fondo che mi squarcio il petto e ci guardo dentro; vorrei poterci trovare le giuste risposte, ma non ho neanche le domande.
Io non mi chiedo più nulla, sono così arresa a me stessa.
I miei occhi mi guardano come se già sapessero, come se fosse scontato, non sarò mai più di così.
Dove potrei fuggire? Quanto dovrei allontanarmi prima di smettere di provare vergogna?
Potrei anche percorrere migliaia di chilometri ma continuerei ancora a vergognarmi di me stessa, questo non cambierà mai.
I miei occhi ora ridono di me, ora piangono.
Si prendono gioco della mia immagine e soffrono della mia essenza.
Neanche loro sanno cosa fare con me, a questo punto sarebbe più facile strapparseli e mettere fine all'agonia di doversi sempre guardare in questo specchio sporco di sputi.
Il mio riflesso mi sdegna,
nella vita non sono niente,
a parte lo stesso niente.
Non sono riuscita a diventare una persona ma solo un'anima indecentemente appesa al filo dell'incertezza,
oscilla nella mia mente ma se dovesse alzarsi il vento potrebbe anche spezzarlo, quel mio esile filo.
Voglio che questo specchio esca subito da camera mia.