ACT II. Can we start all over again?

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L'aria entrava a fatica nei polmoni mentre ansimava, contro il sacchetto di carta. La schiena sudata premeva forte contro le mattonelle del suo bagno, la moquette sotto di lui sembrava essere troppo calda, quasi rovente.

Gli occhi di Mingi erano chiusi, sbarrati in una morsa ferrea. Le sue mani, tremavano, mentre reggevano il sacchetto ma per fortuna c'era Yunho di fianco a lui, ad avvolgergli le mani con le sue, grandi e rassicuranti. Lo chiamava, dolcemente e con pazienza, pian piano, aspettando che si calmasse.

Non lo toccava, Yunho sapeva che Mingi odiava essere toccato in quei momenti – nei suoi momenti, ma gli stava vicino come sempre.

La scena durò almeno un'altra mezz'ora finche il cervello del più piccolo aveva iniziato a diventare un po' più lucido, gli occhi avevano smesso di lacrimare e il respiro si era regolarizzato. Aveva aperto piano gli occhi gocciolanti, Mingi, ed aveva guardato il suo compagno, amico e fratello.



«Stai meglio? » gli domandò dolcemente Yunho.

Mingi annuì, lasciando ricadere le braccia lungo il corpo e rilassando legambe stendendole in avanti. Espirò, piano, un ultima volta, prima di puntare lo sguardo verso l'amico.

«Sesta.» borbottò, la voce roca, rotta, quasi inesistente. Teneva il conto ed ogni fottutissima volta che i numeri aumentavano, la mano fantasma nello stomaco di Mingi gli torceva le viscere.

«Passerà.» lo rassicurò il suo amico.

«No-non lo farà. » Mingi rispose, un po' troppo brusco. Non sarebbe passata, sarebbe solo aumentata, di giorno in giorno. La sua ansia, il suo peso il suo sentirsi costantemente stanco, un peso, inadeguato – non sarebbe finito lì. Ogni giorno che passava, aumentava. Ogni settimana, aumentavano gli attacchi di panico, le medicine, i pensieri.

Semplicemente, non ce la faceva più. Adesso più di prima.

«Hai bisogno di una pausa, non puoi continuare così. L'agenzia capirà. »

Ancora una sconfitta, un ennesimo fallimento per Mingi. Era soltanto come se un'altra pietra si fosse aggiunta al peso del rapper – pietra che sapeva fosse inevitabile. Non poteva continuare così – non poteva continuare ad oscillare tra pazzia e malessere, continuando a rispettare la loro schedule piena d'impegni ma che finiva sempre per rovinare i piani agli altri; Hongjoong passava la notte in studio a causa sua e a malapena dormiva per tentare di tappare tutti quei buchi che Mingi stava lasciando nell'ultimo periodo. Non glielo faceva pesare, rispondeva sempre con un sorriso di non preoccuparsi, ma era così. Il loro leader era sempre più stanco, le occhiaie sotto agli occhi non mentivano.

Erano tutti preoccupati, lui per primo perché era colpa sua. Solo colpa sua, in verità.

L'agenzia avrebbe capito, i suoi fratelli di debutto avrebbero capito, ma non se lo sarebbe mai perdonato. I suoi sentimenti negativi avrebbero continuato solo ad aumentare, ma – ma lo avrebbero fatto comunque, quindi preferiva sacrificare l'ennesimo pezzo di sè stesso ma farlo per il gruppo.

«Io-» si leccò le labbra carnose. «Credo che non sarò in giro per un po'. »

Fu così che Mingi andò in hiatus.

***

Erano passati alcuni mesi ed era stato come vivere in una bolla, per Mingi, una bolla da cui avrebbe tanto voluto uscire ma da cui non sapeva quando ne avrebbe avuto le forze. Nonostante le premure dell'agenzia e dei membri, non poteva non sentirsi escluso da quello che era stato il suo mondo - si domandava se sarebbe mai riuscito a rientrane a farne parte. La sua nuova quotidianità lo aveva lentamente sopraffatto: sveglia, allenamento fisico, medicine, terapia, un po' di televisione, colazione, pranzo e cena - erano sempre le solite cose.

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𝐜𝐚𝐧 𝐰𝐞 𝐟𝐚𝐥𝐥, 𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐭𝐢𝐦𝐞? | 𝘴𝘰𝘯𝘨 𝘮𝘪𝘯𝘨𝘪 (✔)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora