"Abbiamo un discorso in sospeso"

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Violet
Sconvolta.
Ecco come mi sentivo.
Ieri erano successe delle cose, per me, enormi da metabolizzare.
Come prima cosa la dichiarazione di Henry, del tutto inaspettata.
Gli avevo detto che mi piaceva, il che è vero.
Mi piaceva dall'anno scorso, ma quella era solo attrazione fisica.
Invece adesso, non era solo quello.
C'è di più.
Sento che potrebbe essere il ragazzo perfetto al momento perfetto.
Come seconda cosa avevo visto Drew, di nuovo, in presenza di Henry, che non sapeva minimamente chi fosse.
Glielo avrei detto, assolutamente.
"Violet ci sei?" chiese mio padre, guidando.
Mi risvegliai dai miei pensieri, e lo guardai dallo specchietto retrovisore.
"Sì. Scusa non ti stavo ascoltando" ammisi.
"Ho saputo del ballo d'inverno, questo sabato" disse.
Aspettai che arrivasse al punto.
"Sai già con chi andarci?" chiese.
Esitai a rispondere.
"Sinceramente, non lo so" risposi, affranta.
Forse Henry mi avrebbe invitata, ma non lo dissi a mio padre, per ora.
"Eccoci" esclamò lui, fermandosi nel parcheggio della scuola.
Scesi dall'auto e lo salutai.
Raggiunsi l'ingresso del corridoio e trovai lui.
"Henry, ciao" lo salutai
Lui si voltò, e ricambiò il saluto.
"Jasper e Char?" chiesi, non vedendoli con lui.
"Non ci saranno oggi. Charlotte sta tre giorni a Toronto e Jasper va a trovare sua nonna a Chicago" replicò.
"Quindi, solo io e te?" chiesi, facendo un occhiolino.
"Solo io e te" ripetè dolcemente.
Mi accarezzò la guancia, facendo apparire sul mio volto un sorriso.
"Senti Vio, emh" disse incerto, e forse già capii cosa voleva dirmi.
"Quel tipo che abbiamo incontrato ieri, chi è?" domandò.
Come immaginavo, voleva sapere di Drew.
Il suono della campanella mi salvò da quella domanda.
"Ne riparliamo dopo ok?" gli dissi gentilmente, lasciandogli un bacio sulla guancia.

Finii Algebra, e andai a riporre i libri nell'armadietto, per prepararmi ad andare a casa.
"Abbiamo un discorso in sospeso" disse, con la sua voce incantevole.
Si appoggiò a braccia conserte a un armadietto, aspettando una mia risposta.
"E va bene, hai ragione" cedei.
"Ma non voglio parlarne qua".
Henry annuì.
"Va bene, andiamo al parco?" propose, e accettai.
Arrivammo dopo poco, e ci prendemmo una granita alla menta.
"Dunque, il tipo di ieri, si chiama Drew" sospirai.
"Raccontare di lui, mi fa molto male. Solo Char sà di lui".
Henry sembrò concentrarsi, come se non volesse perdersi nessun dettaglio.
"Drew è il mio ex. Quando mi fidanzai con lui eravamo felici entrambi. Ai miei occhi sembrava perfetto. Era sempre disponibile e gentile.
Il cuore iniziò a battermi forte.
Avvertivo sempre dolore quando si trattava di lui.
"Ad ogni modo, in un periodo diventò strano. Non si fece più sentire per tre giorni, e se lo incontravo a scuola o da altre parti fingeva di non vedermi".
Henry sorseggiò la sua granita, ormai quasi finita.
"Un giorno decisi di andare a parlagli, e lo trovai in un bar con i suoi amici".
"Non promette bene" suppose lui, e io lo guardai con sguardo affranto, ma di approvazione.
"Infatti" commentai.
"Comunque, non voleva parlare in privato così gli parlai davanti agli altri. Disse che, non gli piacevo in realtà. Gli piacevo solo per il mio fisico, mi aveva usata in poche parole" mi affrettai a dire, per concludere il discorso quanto prima.
Henry sembrò spiazzato, incredulo.
"Che coraggio" sussurrò contrariato.
Non capivo che intendesse, infatti si voltò a guardarmi.
"Come si può usare una come te?" domandò.
Capii che stava cercando di non farmi rimanere male per Drew.
Ma era complicato.
Drew mi aveva fatto stare male.
Non mangiavo da tre giorni dopo
quello che era successo, e mio padre mi aveva mandato da uno psicologo per affrontare il dolore.
"Scommetto che adesso si sta pentendo, per questo ti cerca" commentò tra sè, e non aveva tutti i torti.
Rimasi in silenzio, spostando una ciocca dietro l'orecchio.
D'un tratto l'orologio di Henry suonò.

Henry
Non ora.
Accidenti.
"Il tuo orologio, sta suonando" mi ricordò Violet.
Pensai a una scusa.
"È mia madre, devo rispondere, torno subito" dissi allontanandomi.
Mi infilai tra dei cespugli abbastanza alti e risposi.
"Che succede?" sussurrai.
"Time Jerker" sibilò Ray.
"Arrivo" esclamai, riattaccandogli.
Raggiunsi Violet, che aveva finito la sua granita, e sembrava scossa per aver ripensato a Drew.
"Vi, mia madre dice che devo tornare a casa" dissi.
"Devo finire di pulire camera mia" proseguii.
"Va bene, torno a casa anche io" disse.
Fortunatamente non sembrava triste.
"Mi dispiace se ti ho fatto ripensare a quel cretino" dissi, e la vidi sorridere.
"Non preoccuparti, dovevo sfogarmi lo stesso" replicò, e mi diede un bacio sulla guancia.
Suo padre arrivò poco dopo, in auto.
"Ciao Henry" mi salutò.
"Ciao Paul" ricambiai.
"Vuoi un passaggio?" domandò.
"No tranquillo, sta venendo mio padre" dissi, e lo vidi annuire e rialzare il finestrino.
Poi guardai Vi, nel sedile accanto, bella e splendente come non mai.

Tornai tardi a casa, circa alle 21.
Avevo appena combattuto Time Jerk con Ray, ed ero esausto.
"Ciao tesoro" mi salutò la mamma.
"Ciao mamma" ricambiai, chiudendo la porta.
"Hai fatto il turno lungo?" domandò.
"Si, dovevo coprire emh, il mio collega"esclamai, convincente.
Per fortuna non mi fece molte domande, mi credette e mi lasció un bacio sulla guancia, proprio dove quello stesso pomeriggio mi aveva baciato Vi.

"molto più che amici"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora