•12 - Non sei più solo.

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La mattina successiva, io e Sihyeon facciamo colazione insieme.
Appena, però, sento la campanella dell'ascensore alzo subito la testa.

Raggiungo l'ingresso e lui sospira, lasciando la valigia su un lato. «Fa caldo.»

Ridacchio, mentre gli salto addosso. Stringe le mie cosce, tenendomi stretto a sé.
Appoggio le mani sulle sue guance. «Ciao.»
Fa unire le nostre labbra per qualche istante.
«Ciao.»

Appoggio i piedi per terra e stringo la sua camicia. «Dovresti farti una doccia.»
«Sì, possiam- mamma?!»
Stringe i miei fianchi, mentre guarda dietro di me. È sorpreso e forse anche un po' irritato.

«Ciao, tesoro, andato bene il viaggio?» Gli chiede, premurosa. Lui si lecca le labbra, gonfiando il petto. «Cosa vuoi?»
Aggrotto le sopracciglia, guardandolo. Perché è così freddo?
«Volevo vederti.»
«Bene, mi hai visto. Adesso puoi levarti dai coglioni.»

Sgrano gli occhi, mentre guardo la donna che è delusa e con un'espressione triste dipinta sul volto. Perché la sta trattando così?
«Taehyung...» sospira, «sto cercando di sistemare le cose.»
«Ti ho detto, di levarti dai coglioni.»
«Tae!» Esclamo, tirando la sua camicia.

Si allontana da me, «stanne fuori, okay?»
«Non prendertela con lui» gli dice, subito.
«No, no, me lo sta prendendo solo con te.»

Si allenta il nodo della cravatta, mentre la guarda furioso. «D'accordo» sospira, prendendo la borsa sul divano.
«Non deve andarsene» dico, scuotendo la testa.
«Jungkook, ti ho detto di starne fuori. Cosa cazzo non capisci?»
Stringo un pugno e torno sulla donna.
«Non preoccuparti, Jungkook...sono contenta di averti conosciuto. Spero di rivederti.»

Mi fa un sorriso, per poi entrare nell'ascensore.

[...]

Dopo che si è fatto la doccia, lo trovo seduto sul bordo del letto con i pantaloni della tuta e i pugni stretti.
Sospiro, appoggiandomi allo stipite della porta.

«L'hai trattata da stronzo» gli dico, scuotendo la testa. «Se lo merita.»
«Non credo. Mi ha parlato per tutta la notte di te e di quanto ti vuole bene.»
Mi guarda, con un sorriso amaro stampato sul volto. «Sul serio? Wow, bello che lo dica a te e non a me, che sono suo figlio.»
«La cosa non ti riguarda, continua a pensare ai tuoi problemi e lasciami i miei.»

«Dio - sospiro -, la vuoi smettere di fare così?! Hai idea di quanto sia frustrante?! Cazzo, non mi dici mai quello che senti, ogni volta che succede qualcosa di difficile tu alzi questo muro invisibile e non riesco più a riconoscerti.
Vorrei tanto che tu ti aprissi di più con me. Io ti ho detto ogni cosa e ogni mia debolezza.»

Ridacchia, scuotendo la testa. «Davvero? Io non credo proprio.»
«Di...di cosa parli?» Sussurro, confuso.
«Del tuo disturbo alimentare, ad esempio.»
Sussulto, sorpreso. «I-io non so come tu faccia a saperlo ma...m-ma se non te ne ho parlato, vuol dire che ancora non me la sentivo.»
«Okay. Io non me la sento di parlarti di questo.»

«No, Taehyung!» Alzo la voce, camminando verso di lui. «Non è la stessa cosa, okay? Io sono guarito da una malattia. Tu invece prendi a pugni i muri e ti ubriachi come la merda, ogni singola volta che qualcosa ti fa incazzare! E io voglio solo aiutarti, okay?! Perché non mi permetti di aiutarti?!»

Si alza, respirando pesantemente.
«Tu non puoi aiutarmi.»

«Sì, che posso» ribatto. «Non puoi, cazzo!»
Sobbalzo, sorpreso e deglutisco.
Colpisco la sua guancia con la mano, mentre i miei occhi pizzicano e la mia gola brucia.
«Come puoi trattarmi così?» Sibilo.
Lo spingo, appoggiando le mani sul suo petto.
«Rispondimi! Non puoi trattarmi così, stronzo!»

STRIP 2 | Deeper-Darker Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora