Il primo incontro

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CAPITOLO UNO

Bruciare per passione, un sentimento  che arde e ti consuma.
- Megan

Guardo l'orologio appeso alla parete grigia della mia camera

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Guardo l'orologio appeso alla parete grigia della mia camera.

Sono in ritardo, di nuovo e questo non piacerà al capo.

Lego i miei capelli rossi in una crocchia disordinata quando la porta della stanza si spalanca e la mia coinquilina non che mia migliore amica sbuca da dietro di essa.

"Film e schifezze?"
Domanda, incrociando i miei occhi verdi.

"Questa sera non posso, devo lavorare."
Bacio fugacemente la sua guacia e mi affretto ad uscire dal nostro appartamento, correndo giù per le scale del palazzo e fermandomi soltanto quando arrivo dinanzi alla mia macchina.

Ingrano la marcia e sfreccio sulla strada sotto al suono del mio CD preferito.

E dopo circa venti minuti passati tra le macchine ferme nel traffico, finalmente, giungo nel parcheggio del locale.

L'ingresso buio, le pareti sgarrupate e contornate da alcuni led blu e un'insegna che sembra avere l'intenzione di cadere da un momento all'altro portando con sè, anche l'intero BlueRidge.

La spazzatura riempie ogni angolo di Seattle e i cani abbandonati ne stracciano le buste per mangiare i nostri scarti.

Spaccio di droga, prostituzione e povertà sono all'ordine del giorno.
Questa città è ormai dimenticata da chi dovrebbe prendersene cura.

Faccio ingresso nel locale, dalla porta che è sul retro e che da direttamente sul camerino.

Il caos regna sovrano tra le ragazze che corrono di qua e di là per la stanza.

Chi si sistema il trucco o i capelli e chi si cambia vestito per la prossima esibizione.

"Il capo vuole vederti, ah si vuole anche che indossi questo."

Alexis.
La preferita di Jerry, bensì la sua amica con benefici, per meglio dire, è qui dinanzi a me con il suo solito sorrisino malefico sul volto.

Mi lancia il vestito che, dalle orecchie a punta e la coda bianca, sembra un coniglio.

Mi svesto dei miei abiti per indossare il costume appena ricevuto e i suoi accessori.

I piedi mi scivolano nei décoletté neri e argentati, mentre mi avvicino al suo ufficio, immaginandolo seduto alla sua scrivania come al suo solito.

Ma quando oltre passo l'arcata della stanza, con mia sorpresa, lui è affacciato alla finestra.

La stanza, a mia insaputa, non è illuminata stavolta dalla solita aBat jour posta sulla scrivania del sottoscritto, ma esclusivamente degli squarci di luce dei lampioni per strada, che penetrano le finestre e rendono la figura del mio capo, ancora più inquietante di quello che è già.

VELENO | UN GIOCO PROIBITO (PRESTO CARTACEO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora