7. Selerion

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"Ma quindi" iniziai, cercando di non calpestare niente nel mentre, con i miei piedi nudi "Orhtelktar, significa qualcosa tipo in nanico?"

Lucius mi aveva fatto lanciare le scarpe in un cespuglio, dato che mi ero dimenticato di cambiarle, e "non dobbiamo dare nell'occhio" aveva detto, quindi mi sarebbe toccato camminare fino alla taverna con un occhio puntato sempre a terra.

"Nanico?" chiese sogghignando "mi dispiace dirti che non siamo in un MMORPG. Ci sono altre razze, e altre lingue, ma non funzionano come nei libri fantasy che avete voi." Finì la frase facendo un piccolo balzo, per afferrare una mela dall'albero sotto al quale stavamo passando.

Una volta riatterrato senza fare alcun rumore, come un gatto dalle zampe felpate, guardò soddisfatto il frutto rosso e ne prese un morso senza indugi.

"Oh, quindi..."

"Era il suo cognome, l'unica famiglia di nani, come li chiami tu, rimasta qui nei dintorni è quella degli Orhtelktar, che in arcadico significa tessitori."

"Quindi qui si parla l'arcadico." Risposi confuso, notando che in ogni caso, avrei dovuto imparare una nuova lingua.

"Beh in realtà non si parla più, è una lingua morta, come il latino da voi, e serviva soltanto per recitare incantesimi e rituali antichissimi. Alcune famiglie, che hanno visto nascere e crescere qui le loro radici, hanno deciso di mantenere le denominazioni e i cognomi in lingua." Tirò un altro morso dalla mela, per poi girarsi nella mia direzione e offrirmene un pezzo.

Sossi leggermente la testa, guardando di fronte a noi le due figure in argento scintillante, che luccicava sotto la luce delle fiaccole accese per strada.
"Arabel però conosce la mia lingua, e il nano non mi ha degnato neanche di una parola."

"Arabel viene da fuori Arcadia, e anche io, avevamo una vita prima di venire qui, non tutti ci nascono." Fece una piccola pausa, puntando lo sguardo sulle stelle sopra di noi, come se per un secondo stesse cercando di catturare dei ricordi ormai lontani "oh e il nano era muto" aggiunse con tutta la tranquillità del mondo.

Sgranai gli occhi per la sorpresa, e provai a formulare una frase nella mia testa che non risultasse stupida, come le congetture fatte fino a quel momento, ma mi sentivo come se le parole faticassero ad uscire, dato che a quel punto, qualsiasi cosa poteva suonare assurda; optai per il far finire Lucius di parlare.

"Gli Orhtelktar hanno fatto voto di silenzio da qualche anno a questa parte, da quando il loro unico figlio maschio, venne condannato e giustiziato per diffamazione e falsa accusa nella piazza di Sauledan, la capitale dei solari." Mi sentii come un cappio al collo sentendo quella storia, quasi come se pian piano mi rendessi conto che ad Arcadia, avrei dovuto fare attenzione a cose come la politica, che sembrava toccare le persone molto più di quanto non si facesse nel mio mondo -e io di politica ci capivo poco e niente-.

"Sono passati sotto alla protezione dei lunari, sperando di resistere alle barbarie dei solari, ma nonostante questo hanno avuto paura di parlare in pubblico fin da allora."

"Mi sembra una cosa terrificante." Dissi, continuando a fissare il terreno, con un po' meno attenzione.
Pensare a quanto poco sapevo sul posto, sulle regole, sulle varie fazioni, mi fece improvvisamente paura, come se tutte le cose che mi aveva detto Lucius prima di arrivare li, fossero state a distanza di sicurezza, abbastanza da non rappresentare un vero pericolo.

Essere lì, ad Arcadia, mi fece capire che la grande mole di informazioni apprese negli ultimi due giorni, non mi sarebbero bastate a sopravvivere.

"Cosa avrà mai detto il figlio dei Orhtelktar per farsi giustiziare?" chiesi, ormai fin troppo interessato per poter far finta di nulla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2022 ⏰

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