È una serata particolarmente fresca, nonostante la temperatura sia stata soffocante durante il pomeriggio. L'arietta che tira qui sugli scogli mi culla, facendo sì che i ricci mi accarezzino la fronte.
"Bello qui, vero?" dice la signora vestita di bianco, seduta a pochi passi da me.
Annuisco leggermente lasciando che la dolce voce della donna si mischi elegantemente al rumore delle onde che si infrangono sulle rocce alte e frastagliate. Accarezzo piano la sabbia e i residui di scogli che si trovano sotto di me, disegnando piccoli simboli che vengono spazzati via dal venticello leggero che ci accompagna in questa tranquilla serata.
"Con questa pace si riesce a sentire il canto armonioso della natura." I capelli lunghi e neri della figura che mi affianca, danzano elegantemente con tutto quello che ci circonda, andando a ritmo costante con le pieghe del suo vestito bianco, che quasi compensa la luna nuova alta nel cielo.
Dopo un po', la donna si alza in piedi, portando con sé della sabbia che, cadendo dalla sua veste, mi sfiora il viso.
"Sei ancora piccolo, ma sono certo che un giorno capirai il linguaggio dell'universo, e forse, potremo persino parlarlo insieme."
Sorrido bellamente; Il solo pensiero di poter parlare una lingua così soave e leggera, mi riempie il cuore di una gioia inspiegabile. Ho solo 12 anni dopo tutto, non posso neanche lontanamente immaginare che cosa possa aspettarmi da li ad una decina d'anni, ma non mi interessa.
Qualsiasi sia il prezzo per poter cantare con le onde dell'oceano, e ballare al ritmo del vento, sono pronto a pagarlo.
"Ale, ti stai perdendo la festa, vieni che tagliamo la torta!" La voce di Cristina mi riporta alla realtà, facendomi voltare verso il Pub che ho alle spalle, dove tutti i ragazzini stanno correndo e urlando a ritmo di una musica assordante.
Mi alzo, dispiaciuto; Non voglio veramente lasciare il posto che mi ero scavato in mezzo alla natura, ma non posso restare lì a fissare il vuoto ancora per molto, o chissà cosa penserà la gente di me.
Sospiro, e avanzo verso Cristina, che mi sta porgendo la mano. Una volta intrecciate le nostre dita, butto un ultimo sguardo verso il mare che mi sta chiamando. Della donna dai capelli neri nessuna traccia, ma dentro di me, da qualche parte, so che lei è lì, che mi osserva, e mi protegge.
-
Mi sento soffocare. L'aria mi arriva appena ai polmoni e non riesco a capire cosa mi stia succedendo. Mi sento come se fossi completamente paralizzato, e non riesco neanche ad aprire gli occhi.
L'unica cosa che avverto, oltre alle lenzuola in pile che sfrega contro il mio pigiama, è una cordicella, stretta attorno al mio collo.
Non trovo le forze per potermi portare le mani al collo, ma nonostante questo, pochi istanti dopo, una luce bianca e intensa si fa strada oltre le mie palpebre chiuse.
È il cervello che perde ossigeno. Il pensiero agghiacciante irrompe violentemente nella mia testa, mentre il panico continua a crescere.
La luce si fa sempre più forte, ma dopo pochi secondi, delle mani gentili e leggere si posano intorno al mio collo, liberandomi dalla stretta dolorosa di quel laccetto.
Riprendo fiato, annaspando aria preziosa che sono grato di riuscire a spingere violentemente nei polmoni. La certezza che io abbia smesso di soffocare però, mi confonde nel momento in cui non vedo la luce dissolversi.
Una figura alta, con una veste bianca e dei capelli neri, si presenta con una maestosità disarmante ai miei occhi socchiusi.
Improvvisamente ricordo che sono andato a letto con le cuffiette col filo, probabilmente le colpevoli del mio incidente notturno. Le sento cadere ai piedi del letto, e sospiro soddisfatto.
Domani mattina devo ricordarmi di ringraziare mia madre, penso, immaginando sia stata lei ad aiutarmi, entrando in camera con il flash del cellulare attivo.
Mi riaddormento bellamente, ritornando al mio piacevole sogno, ignaro che a distanza di 6 anni, la donna dalla veste bianca mi aveva salvato la vita, ancora una volta.
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Prendo l'alloro, lo metto nel piccolo mortaio in bronzo donatomi da mia nonna quella stessa mattina. Inizio a usare il pestello per frantumare le foglie raccolte, per poi aggiungerci, chiodi di garofano e anice stellato. Una volta che l'odore delle erbe tritate mi invade le narici, sono certo di poter passare al prossimo step.
Prendo la polverina creata con tanta cura, e la verso nel calderoncino che sta bollendo l'acqua. Una manciata di camomilla esiccata ed è fatta.
"Ecco qui, dà tempo alle erbe di rilasciare aromi e nutrienti, e poi puoi berla." Dico soddisfatto, guardando le bollicine che scoppiettano sulla superfice del liquido.
"Ma Alessandro, potevo prendere un anti infiammatorio, non c'era bisogno di tutto questo macello per un dolore al dent- ".
Metto il dito sulla bocca del bruno, facendolo sussultare.
"Non dubitare della mia creazione, sono certo che sarà a dir poco miracolosa."
Dopo qualche minuto tiro giù due tazze di infuso ancora fumante, porgendone una ad Andrea. Dopo averne bevuto qualche sorso, punta i suoi occhi nei miei, sospirando dal sollievo.
"Buono." Dice piano lui, visibilmente appagato dal mio operato.
"Si ma il dolore?" chiedo io quasi saltellando sulla sedia, curioso.
"Sarà che è bollente l'infuso, ma non lo sento più."
Sarebbe stato divertente dirgli che stava per avere un ascesso al dente, e che se non gli avessi fatto quell'infuso probabilmente avrebbe dovuto chiamare la guardia medica.
L'unico problema è che quando successe questo fatto, non lo sapevo manco io.
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Luna Nuova
FantastikAlessandro Tinelli è un 22enne alle prese con i soliti problemi di un ragazzo della sua età. Università, amori travagliati, emozioni incontrollabili e una vita da costruire a piccoli passi. C'è qualcosa però, che lo mette in grande difficoltà. Nonos...