"Non Ho Mai"

47 6 0
                                    

- "Cambia", gli dice, e Nicola passa al canale successivo.
- "Cambia" e di nuovo i personaggi sullo schermo lasciano spazio ad altri, nuovi, ancora una volta inutili.
- "Cambio?" gli chiede Nicola, la cui voglia di guardare la televisione sta lentamente venendo meno.
- "Cambia. Ultimo tentativo."
Di nuovo la scena cambia: stavolta su schermo é presente una bella donna vestita da suora che impugna una pistola e, in lacrime, la punta verso un uomo sanguinante accasciato a terra, a malapena cosciente.
- "Non mi lasci altra scelta, Thomas!" dice la suora, mentre la musica di sottofondo si fa più incalzante e la tensione sale.
- "Non doveva finire così." Risponde Thomas, tossendo sangue.
- "E invece finirà proprio così." dice Nicola, alzando per un'ultima volta il telecomando e spengendo definitivamente il televisore, poi si gira verso di lui.
- "Che si fa?" gli chiede.
Ci pensa. Che fare? Nessuno dei due lavora il giorno dopo, non è abbastanza tardi nemmeno perché gli sia venuto sonno, inoltre dovrà aspettare un po' prima che gli passi l'ubriacatura. A questo punto prende la parola e guarda Nicola con aria di sfida.
- "Hai mai giocato a Non ho mai?" gli chiede. L'amico non sembra affatto stupito dall'idea di Davide.
- "Non è un gioco da scuola media?" gli risponde.
- "Dipende" continua lui, rendendosi conto che sta cercando di convincerlo con un'insistenza probabilmente scaturita dall'alcol.
- "Da quanto ci conosciamo? Diventa più difficile quando conosci qualcuno da tanto tempo, voglio provare!"
Non fa in tempo a dirlo che Nicola, inizialmente restio, ma ora stranamente d'accordo, si versa un bicchierino di amaro e lo posiziona davanti al tavolo. Sarà che anche lui ha bevuto ma è stato troppo facile convincerlo, come se avesse cambiato idea da un momento all'altro, in maniera quasi innaturale.
Guardandolo, Davide non riesce a non tornare con la mente a quando, dopo aver saputo che il padre era morto per aver mandato fuoristrada la propria auto da ubriaco, Nicola aveva completamente smesso di bere.
Avevano entrambi solo diciassette anni quando si seppe dell'accaduto, Davide era iscritto ad un liceo professionale, mentre Nicola al classico. Consolare l'amico era impossibile per un ragazzo di quell'età.
Si chiedeva spesso se la vita fosse davvero così ingiusta, ogni volta che veniva a sapere di un nuovo episodio legato alla famiglia dell'amico. Quando suo padre morì, sua madre era già morta da due anni di una malattia. Nicola aveva assunto un atteggiamento molto distaccato nei confronti di tutti e, per un po', non aveva voluto avere a che fare col proprio gruppo di amici.
Solamente più avanti, dopo non essersi fatto sentire per un'intera primavera, si era finalmente fatto di nuovo vivo e aveva presentato a tutti la propria ragazza: Stefania.
Con lei a fianco sembrava essere riuscito a tornare quello che era un tempo e Davide aveva deciso che non lo avrebbe mai più lasciato solo, perché, si era reso conto solamente tempo dopo, i mesi in cui l'amico non si é fatto vivo erano stati i peggiori che avesse mai vissuto.
- "Io non ho mai invitato a casa mia un amico per poi dire che non c'era internet. " comincia, sorridente.
- "Va bene, questa era di prova." risponde Nicola, non bevendo.
- "Devi farle cercando di indovinare, mica puoi sparare cose che sai per certo!" continua, ridendo.
- "Bene, bene, allora comincia tu." lo sfida.
Nicola ci pensa su un attimo, seduto scomposto sul divano, con un braccio che va a cingere lo schienale e la mano opposta ad accarezzarsi il mento.
- "Io non ho mai... Fatto a cazzotti." dice, alla fine, lasciando intuire che non aveva in mente niente. Davide però trasale. Nicola non lo sa, vero?
Ha tirato davvero a indovinare? Prende il bicchierino e butta giù tutto d'un fiato.
- "Sul serio?" esclama Nicola, con lo sguardo acceso, come se quella risposta l'avesse in qualche modo risvegliato.
- "Sul serio." risponde. É un po' infastidito dal fatto che l'amico gli abbia tirato fuori quell'episodio, quindi, nel raccontarlo, evita di spiegare i dettagli che più lo fanno sentire a disagio. Non racconta del fatto che erano in quattro contro di lui e non spiega nemmeno che, il giorno dopo, si è svegliato in ospedale con una costola fratturata e il naso rotto.
- "Tocca a me, adesso" taglia corto.
Cerca di trovare qualcosa di interessante da dire ma quando è il tuo turno sembra sempre difficilissimo trovare un Non ho mai che non sia banale.
- "Io non ho mai rubato al supermercato." dice, e osserva attentamente Nicola che, però, non beve.
- "Credevi fossi cleptomane?" gli chiede l'amico. Si rende conto solo ora di quanto fosse stupida la domanda. Eppure non è poi così stupida perché lui, invece, prende il bicchierino e beve di nuovo.
- "Ti sei fatto un autogol?" gli chiede Nicola, ridendo a bocca spalancata. Che bello vederlo ridere così spensieratamente, pensa Davide, mentre il suo sguardo si sofferma sulle fossette dell'amico, esposte solo quando quest'ultimo ride di gusto.
È contento, ma il suo lato competitivo gli impedisce di dimostrarlo. Lui ha bevuto già due volte, mentre Nicola nessuna, e adesso è il suo turno.
- "Sei pronto?" si sente chiedere.
- "Spara e basta." dice, fingendo di essere spazientito.
Nicola allora prende parola:
- "Io non ho mai baciato un uomo."

                         - continua -

ButterfliesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora