Per un istante anche lui si lascia trasportare dal momento.
Solo per un istante i suoi occhi si chiudono e sente le labbra di Nicola toccare le sue.
È da tempo che non prova quella sensazione. La sensazione che si prova quando si bacia una persona.
Davide non aveva una ragazza ormai da tempo, tutte le storie che aveva avuto erano durate molto poco.
A volte era uscito con qualche ragazza per gioco, soltanto per vedere fino a dove sarebbero arrivati.
Eppure, nonostante ci fossero alcune che l'avevano tratto in inganno, facendogli pensare che quella volta sarebbe stato diverso, alla fine era finita proprio come tutte le altre volte.
Non si considera bravo a baciare, tutt'altro.
Anzi, per un momento si vergogna perché l'amico ha molta più esperienza di lui in materia.
Ma si lascia lo stesso trasportare.
Finché non apre gli occhi, di scatto, rendendosi conto di quello che sta succedendo.
Nicola si accorge del sussulto dell'amico ma non fa in tempo a tirarsi indietro che Davide lo prende per le spalle e lo scaraventa sul lato opposto del divano.
- "Che cazzo fai?" dice. Non voleva avere un'uscita così aggressiva ma non è in grado di controllarsi ora, il cuore gli batte nel petto tanto forte che ha la sensazione che gli si potrebbe fermare da un momento all'altro. L'amaro non aiuta.
Attende una risposta di Nicola mentre ripensa a quello che è appena successo. Porta l'indice al labbro inferiore e lo sente secco, arido, come erano anche le labbra dell'amico.
Amico? Stiamo ancora parlando di questo?
- "Non pensavo ti facessi tanto schifo..." gli dice Nicola. Ma non sarà facendo la vittima che si salverà da una spiegazione, questo è sicuro.
- "Nick, sei serio?" chiede "Ti rendi conto di-" ma Nicola si rialza sul divano, mettendosi dritto sulla schiena e lo interrompe: "Ti rendi conto, mi chiedi?"
Ora è Davide a mettersi sulla difensiva. Ha visto poche volte l'amico infervorarsi in quel modo e non è affatto abituato.
- "Certo che me ne rendo conto!" prosegue Nicola, alzando la voce
- "É da una vita ormai, che me ne sono reso conto." dice, per poi prendersi la testa tra le mani, coprendosi il viso, in attesa di una risposta.
Davide lo guarda. Adesso, per assurdo, si sente più calmo e in controllo della situazione. I battiti calano di intensità e sente di riuscire di nuovo a respirare.
Si avvicina timido a Nicola, mettendogli il braccio attorno al collo, in silenzio. Passano alcuni momenti, poi si fa coraggio e prende parola.
- "Nick..." comincia. Nicola alza la testa e lo guarda. Ha gli occhi lucidi, é evidente, ma non sta piangendo. Il suo sguardo, anzi, sembra più uno sguardo d'odio. Eppure Davide se ne rende subito conto: tutto quell'odio non è rivolto a lui, Nicola lo sta rivolgendo a se stesso.
- "... Scusami, mi hai preso alla sprovvista, non avrei dovuto spingerti via."
- "Sono stato un deficiente." gli risponde Nicola, imperterrito nel mantenere quello sguardo, adesso fisso in una direzione vuota.
- "Vattene e basta, fai bene a volertene andare." gli dice.
- "Io non voglio andarmene, Nick." risponde lui.
La verità però, non è così semplice.
Si chiede cosa potesse aspettarsi Nicola, si chiede se c'è qualcosa che gli è sfuggito in tutta quella storia.
Si chiede se anche lui prova quello che l'amico prova per lui. Non ci ha mai pensato, perché avrebbe dovuto?
Stanno bene insieme, questo è vero, ma non ha mai creduto che per loro potesse esserci qualcosa di più dell'essere amici.
- "Da quant'è che provi queste cose?" gli chiede, cercando di risultare normale, cosa che gli riesce difficilissima in questo momento.
- "Non lo so" risponde Nicola "forse da sempre."
Davide non sa cosa rispondere. Sa solo che si sente stupido, sempre più stupido, a pensare di non essersene mai accorto. Ripensa al diciottesimo di Dalia, non può non farlo. Anche in quel caso la situazione era la stessa? La versione ubriaca di Nicola è la più sincera, a quanto pare, e già molto tempo prima aveva tentato di farglielo capire, ma Nicola, al tempo, era fidanzato. Non solo: era fidanzato con una ragazza.
- "Però" lo sente proseguire "non me ne sono reso conto fino a qualche tempo fa." conclude.
È un sollievo, questo, per Davide. Significa che non è l'unico che non si era reso conto di nulla.
- "Quindi è stato quando abbiamo iniziato Butterflies?" domanda a Nicola, vuole farlo parlare. Non riesce ancora a perdonarsi per come ha fatto reagire l'amico, in realtà non riesce a perdonarsi nemmeno per la sua, di reazione.
- "Non proprio" dice, però, Nicola.
È allora che Davide inizia ad essere davvero confuso.
- "Come sarebbe a dire?" chiede.
- "La verità..." inizia Nicola, evidentemente in imbarazzo per ciò che sta per dire.
"... É che quando io e Stefania ci siamo lasciati... É stato per questo."
Ora Davide non è solo confuso, inizia ad essere arrabbiato. Come sarebbe a dire che lui è la causa per cui l'amico si è lasciato? E per quale cazzo di ragione non aveva saputo nulla fino ad ora?
- "Tu mi hai mentito." gli dice con tono inquisitorio "Tu non avevi bisogno di stare con me perché ti sentivi solo. Tu ne avevi bisogno per... Per questo."
Nicola si tira indietro, sfuggendo all'abbraccio di Davide che però si alza, e continua a fargli domande, sempre più aggressivo.
- "Mi hai ingannato, era un tuo complicato rito di accoppiamento, questo??" ormai è furibondo.
Nicola lo guarda, mesto, prima di rispondergli.
- "Non volevo ingannarti, non volevo prenderti in giro..." comincia a rispondere "... Ma non avevo idea di come dirtelo e... Ho sperato che tu provassi quello che provo io..."
- "Almeno dimmi una cosa." dice Davide, col solito atteggiamento che tira fuori quando si sta confrontando con qualcuno "Avevi pianificato tutto anche stavolta? Avevi già deciso tutto dall'inizio?"
Guarda Nicola che, ormai, non ha più nemmeno il coraggio di alzare la testa e guardarlo negli occhi. Davide non aggiunge nulla, vuole che sia l'amico a dargli una spiegazione, ora.
Nicola attende un momento, un brivido gli attraversa la schiena a sentire quella domanda.
Poi, si decide a rispondere.
- "Avevo già pensato a tutto."- continua -