Uno Contro Quattro

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Ormai tutti i nodi stanno venendo al pettine, tanto vale raccontare veramente tutto quello che c'è da raccontare.
Eppure, dire a Nicola di quell'episodio in particolare gli riesce più difficile del previsto. La verità è che non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi, tutt'altro, ma c'è qualcosa in Davide che si sta risvegliando.
Non gli è mai interessato dell'opinione di nessuno e ha sempre detto a tutti le cose come stanno, ma adesso che si stanno veramente aprendo, si rende conto che l'opinione dell'amico per lui conta. Non vorrebbe mai che Nicola pensasse male di lui, non dopo quella sera e, soprattutto, non dopo tutto ciò che ha sentito dire sul suo conto un attimo prima.
- "È stato quando avevamo ancora diciassette anni, poco dopo l'incidente di tuo padre." comincia.
E Nicola, paziente, poggia la testa sulla sua spalla e, chiudendo gli occhi, si prepara ad ascoltare la storia.

Quella sera la pioggia li aveva costretti a trovare un riparo al bowling, dove, dopo aver cenato fuori, avevano deciso di passare il resto della serata.
Anche quella sera Nicola non era venuto. Per Davide la cosa era assolutamente comprensibile.
Lui stesso, in realtà, non aveva voglia di presentarsi quella sera. Quando Tommi gli aveva chiesto di uscire con dei suoi amici, aveva già capito perché era stato chiamato in causa.
Tommi stava cercando di far conoscere dei suoi compagni di classe ai membri del gruppo da più di un mese e, ovviamente, tutti gli altri avevano dato forfait all'ultimo, lasciando solo Davide con Tommi e i suoi simpatici amici.
Grazie al cielo lo strazio di quella partita a bowling era finito in fretta. Davide, senza nemmeno salutare aveva riconsegnato le scarpe al gestore, pagato e si era gettato all'aperto, sotto la pioggia, per avere un momento solo lui e la sua sigaretta.
Quando anche gli altri sarebbero usciti li avrebbe salutati e poi sarebbe ripartito definitivamente.
La serata era stata pessima. Tommi era sempre stato soggetto di bulli a scuola e, per questo, aveva cercato di costruirsi un'immagine che suggerisse rispetto. Questo l'aveva portato, però, a legarsi proprio al tipo di persona che si prendeva gioco di lui quando faceva le medie e gli "amici" di oggi, non facevano differenza.
- "Stai andando via?" si sentì chiedere, alle sue spalle. Era Tommi.
- "Penso che andrò a letto presto" mentì Davide.
- "Mi dispiace che gli altri non siano potuti venire" proseguì Tommi, ignorando la sua risposta "avrebbero potuto fare uno sforzo, avevo programmato 'sta cosa da almeno un mese" aveva ragione.
Ma era anche vero che, col senno di poi, saltare a piedi pari quella serata sarebbe stata la cosa migliore anche per lui.
- "Rob e Ale giocavano a calcetto, era normale che non potessero venire" disse, giustificando gli amici che avevano compiuto la scelta giusta.
- "E Nick che scusa aveva?" sentenzió Tommi. Davide sentì il sangue ribollire dentro di lui.
- "Lo sai, che scusa aveva." rispose, freddo. In quel momento gli amici di Tommi, dopo aver gettato l'ennesima bottiglia di birra vuota nel cestino, uscirono dalla sala da bowling.
- "Ancora con la storia del padre? Dopo due mesi direi che possiamo lasciarlo andare!" fece Tommaso.
L'atmosfera si stava facendo un po' tesa tra i due. Non aiutó l'amico di Tommi, Dario, che decise, per divertimento, di mettersi in mezzo.
- "Di chi parliamo male??" si intromise, sorridendo agli altri due.
- "Di nessuno." rispose acido Davide, ma la sua voce venne sovrastata da quella di Tommi che, nonostante durante tutta la serata avesse finto di essere divertito, a quanto pare serbava più rancore di quanto lasciasse trasparire: "Di Nick, il nostro amico di cui vi ho accennato"
- "Il depresso" disse Dario, dimostrando che le sue nozioni sugli amici di Tommi erano tanto varie quanto quelle su come non comportarsi da imbecille.
- "Stanne fuori, non ne sai niente." intervenne Davide, rendendo la situazione ancora più tesa.
Una leggera pioggia continuava a cadere sopra le loro teste mentre lui e Dario continuavano a guardarsi negli occhi, stavolta con aria di sfida.
Davide non era mai stato una persona aggressiva ma il suo sguardo, quasi inespressivo quando non è di buon umore, lasciava trasparire altre intenzioni. Non si era mai tirato indietro quando si trattava di confrontarsi con chiunque altro e la verità è che, quella sera, non vedeva l'ora di sfogare una rabbia repressa che non sapeva nemmeno di nascondere.
- "Io so tutto, invece." rispose Dario, voltandosi sorridente verso i suoi amici, Angelo e Fabio, che ridevano ogni volta in risposta, come a dover rispettare un qualche cliché idiota, così da mantenere l'immagine delle teste di cazzo che, con tanto impegno, avevano costruito.
- "Gli è schiattato il padre che nemmeno conosceva, da quello che mi hanno raccontato" proseguì Dario, avvicinandosi, mentre Davide rimaneva immobile, ormai la sigaretta ridotta ad un mozzicone che iniziava a bruciargli le dita.
- "E adesso è a casa sua a ignorarvi, mentre voi non riuscite nemmeno a organizzarvi per andare al cazzo di bowling." concluse.
- "Adesso che vi conosco" disse Davide, serrando il pugno sinistro tanto stretto da conficcare le proprie unghie nel palmo della mano "mi rendo conto di quanto sia stato stupido a venire qua a conoscere un imbecille come te."
Fece per girarsi, cercando di mantenere il sangue freddo, ma sentiva di star per esplodere. Avvicinò la mano destra alle labbra, per un ultimo tiro alla sigaretta, prima di tornare verso casa ma, senza che nemmeno riuscisse a muovere il primo passo, sentì una mano che, con violenza, lo prendeva per la spalla e lo girava verso la direzione opposta. Era, ovviamente, Dario.
- "Stronzo, come hai-" cominciò, ma non riuscì a concludere la frase che Davide, sfruttando la stessa spinta che lui stesso aveva usato per girarlo violentemente verso di sé, gli spense la sigaretta sul collo.
Aveva raggiunto il limite. Dopo aver lasciato Dario buttarsi a terra ad urlare rimase fermo e guardó Tommi con occhi pieni d'odio.
I loro sguardi si incrociarono solo per un attimo, prima che venisse placcato da Angelo, e non fu difficile scorgere la paura negli occhi dell'amico. O dell'ex amico.
Si sentì buttare anche lui a terra, sulla schiena, mentre vedeva Fabio avventarglisi addosso, ma la sua rabbia era incontenibile. Senza nemmeno pensarci diede una, poi due gomitate sulla testa dell'avversario, così da liberarsi della presa prima che l'altro lo raggiungesse e quando fu libero non esitó un secondo a scagliarsi a sua volta contro Fabio che, però, esitó invece quel poco che bastava per beccarsi una ginocchiata esattamente sulle palle, che lo fece accasciare al suolo, nel dolore più atroce.
- "Smettila!" urlava Tommi, ma la sua voce gli arrivava come se fosse ovattata e non c'era tempo per capire a chi si rivolgesse. Un attimo dopo aver buttato a terra il terzo del gruppo, infatti, Davide venne preso alle spalle da Dario stesso, che improvvisava una presa di wrestling incrociandogli le braccia goffamente attorno al collo. Non riuscì a liberarsi in tempo per evitare prima uno, poi due, poi tre pugni di Angelo sullo stomaco. A quel punto però, si liberò mordendo ferocemente l'avambraccio di Dario e, sgomitando, si avventó su Angelo che, però, lo intercettó con un pugno sotto al mento, che lo buttò stremato a terra. Sopra di lui ora c'erano i due amici, che venivano raggiunti dal terzo, ancora dolorante.
Tutto ciò che ricorda successivamente è solo la voce di Tommi che continua, codardo, ad implorare gli altri di farla finita, il sapore ferroso del sangue sulla lingua e la pioggia che lo accarezza mentre non gli viene data tregua.

Nicola lo sta guardando a bocca aperta, non ci crede. Ovvio che non ci creda, in realtà. Questo evento non è mai stato raccontato a nessuno né da Davide, né da Tommi che, successivamente é andato a trovarlo in ospedale, scusandosi e dicendogli che non doveva preoccuparsi, i suoi compagni di classe non erano più suoi amici oramai.
Era una magra consolazione, però fu contento che Tommi fosse riuscito a compiere una scelta non dettata dal terrore, come ogni volta.
- "Gli ho detto che non l'avrei perdonato, se l'avesse raccontato a qualcun'altro." aggiunge. Nicola continua a guardarlo sbalordito.
Raccontare quella storia l'ha in qualche modo liberato da un grosso peso, si sente leggero ora.
Non si rende nemmeno conto del fatto che Nicola non risponde, é rimasto come estasiato dalla vicenda, complice sicuramente il fatto che anche lui fosse parte integrante del racconto. Distoglie un attimo lo sguardo dall'amico, che ancora lo guarda sbigottito, e decide di concedersi un altro bicchiere di amaro. Non fa in tempo a versarlo, però, che sente i cuscini del divano spostarsi, rendendo impossibile l'operazione. Allora si gira, sorridendo, per vedere per quale motivo Nicola stia facendo vibrare il divano e si rende conto che l'amico gli si è avvicinato. I loro volti sono a nemmeno una spanna di distanza, i loro respiri vanno all'unisono.
Non riesce a chiedergli niente, Nicola prende le redini della situazione e, senza aggiungere una parola, chiude gli occhi e lo bacia.

                            - continua -

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