Scilla

26 1 11
                                    

Sangue.

Carne.

Ne ho bisogno.

Ormai da anni sono il mio unico scopo.

Quando li ottengo c'è un attimo di pace. La calma che cerco mi raggiunge. Per qualche istante credo quasi che la vita sia bella.

Ma poi non mi resta più nulla.

Solo voglia.

Solo desiderio.

Solo follia.

Da quanto tempo sono così? Quando ho perso me stessa per diventare questo? Mi dico che sono anni, ma la verità è che è passato molto più tempo.

Ora tutto è cambiato in me. Il mio corpo si è trasformato. Il mio cuore si è indurito. La mia mente, i miei pensieri sono indirizzati in una sola direzione e non si perdono più nei loro sentieri.

Io sono cambiata, ma il mondo no.

Il mondo intorno a me è lo stesso, e mi vuole possedere. Quando ero giovane e bella, voleva possedermi come sposa, schiava nobilitata. Ora che sono un mostro vuole uccidermi per possedere la gloria che gli darò.

Ormai l'ho capito. Se non li uccidi per prima, saranno loro a uccidere te. Banchetteranno sul tuo cadavere.

Ma è solo una scusa. La verità è che mi piace uccidere. Mi fa sentire potente.

Mi fa sentire viva, viva tra i morti.

Solo nei sogni torna il ricordo di ciò che ero.

La ragazza che amava correre. Che amava la libertà. Che aveva rifiutato tutte le proposte di matrimonio.

Che aveva qualcosa per cui combattere.

Ricordo ancora tutto con precisione. Anche se cerco di dimenticare.

Quegli istanti sono fissi nella mia mente.

Correvo.

Correre mi dava sempre una gioia particolare.

Mettevo i passi uno dopo l'altro, in continuazione.

Sentivo il rumore dei miei passi, tamburo primordiale che scandiva la mia vita.

Sentivo il battito del cuore accelerare.

La mente svuotarsi.

Amavo correre, in tutte le sue sfumature.

Mi piaceva rallentare e osservare il paesaggio, il modo che mi passava vicino, e che eppure pareva così lontano da me e dal mio eterno moto.

Mi piacevano gli scatti finali, quando il vento mi assaliva ed io, con la testa bassa, tentavo di superarmi.

Mi piacevano le corse lente e regolari, dove nella mia mente i pensieri germogliavano come alberi.

Ma il momento che più amavo era quando chiudevo gli occhi e acceleravo, sempre più veloce, sempre più forte, senza sapere se sarei andata a sbattere contro qualcosa, godendo della mia ignoranza e assaporando l'adrenalina e la paura.

E se anche poi colpivo qualcosa, quel momento era valso tutto.

Poi mi accasciavo a terra, ansimando.

In ginocchio mi sentivo sempre morire. Le gambe mi tremavano e tutto il mio corpo implorava pietà.

Ma ogni volta che mi rialzavo era come nascere di nuovo.

Quando correvo non pensavo. Erano i pensieri a venire da me.

Quando correvo mi sembrava di fuggire. Di non far più parte del mondo di ansie e di paure in cui vivevo.

Point of view (italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora