«Concentrati, Amira!» mi ordinò passivamente mia madre.
Era totalmente consapevole che avrei lanciato l'incantesimo delle "menti legate" con metà della fatica che mi sarebbe occorsa per finire il mio romanzo preferito.
«D'accordo» dissi e assunsi la posizione consueta - braccia protese in avanti con le mani unite a puzzle come i due incastri perfetti dello stesso corpo che erano - quindi stornellai la formula dell'incantesimo richiesto, lasciando evaporare dai miei palmi un fumo denso e del colore dell'argento che esercitato al mio influsso, si andò a posare delicatamente sulle spalle di mia madre, perciò se ne dissolse.«Molto bene, Amira. Adesso abbiamo le menti legate. Riesci a sentirmi?» ci misi un po' per capire che le labbra di mia madre erano rimaste sigillate ed era stato il suo pensiero a parlare.
«Io ti sento. E tu senti me» confermai.Le pupille rosso violacee di mia madre crepitarono di quel vivo orgoglio di cui viene pervaso ogni genitore nel discorrere del proprio figlio.
«Ti ricordi ciò che hai appreso?»
«Si. L'incantesimo può durare per un minuto o anche un'ora, se chi l'ha lanciato non decide d'interromperlo. Per attivarlo il soggetto deve essere fisicamente davanti a noi, ma una volta lanciato non ha limiti di distanza e da quel momento in poi si può scegliere di parlare solo mentalmente» ripetei con la mia abile memoria di ferro che mi impediva di imparare tutto a pappagallo senza capire, ma di comprendere e ripetere a parole mie.Erano le sette e mezza del pomeriggio e dalle finestre della Teca appariva tutto più chiassoso e ombreggiato.
Come quando noi umani sprofondavamo in un sonno conciliante alla stanchezza, sostituiti dagli animali notturni che si svegliavano per celebrare la notte sovrana con i loro cantici in contrapposizione.«Perfetto! Provi dolore alle mani? Le tue energie sono diminuite?»
«No, sono apposto»
«Bene Amira, allora annulla l'incantesimo»
«Si» obbedii e concentrandomi nella formulazione di altre parole stregate, assorbii nuovamente quel fumo denso argenteo all'interno dei miei palmi.«Sei stata perfetta, tieni!» mia madre si complimentò con me porgendomi il grande grimorio color papiro.
Aveva più di tre secoli e conteneva gli incantesimi appartenenti alla categoria di terzo livello.
«Riportalo al suo posto. Vado a casa! Ci vediamo dopo» disse schiacciandomi un occhio, quindi uscire dalla stanza con passi fluidamente aggraziati.Strinsi il grimorio intorno alle braccia e seguii alla lettera le sue istruzioni.
Zampettando raffinatamente, il mio indivisibile famiglio Light, mi corse appresso senza che lo chiamassi.«Ciao Amira! Sei stata fantastica.»
«Ti va di esercitarti un po' con me?»
«Mi potresti insegnare un incantesimo di terzo livello?»
Per ogni mezzo metro che compievo nella sala principale, venivo altrettanto ricoperta da una miriade di riverenze vocali. O sguardi irabondi di malevolenza.
Io che non avevo mai lucidato di altezzosità la mia corteccia ibrida, non volevo certo che venisse lucidata da chi me la invidiava o elogiava.
Per questo mi limitavo a un movimento gradasso della testa per ricambiare chi mi onorava del suo saluto.Sistemai il grimorio nel forziere di cristallo - brevettato a prova di strega - e camminai per il resto della sala con Light in braccio.
La sala principale non era altro che un enorme atrio a forma ovale interminabile - poiché stregato da un incantesimo di espansione - che ricordava l'antica Biblioteca Medicea Laurenziana, quando in realtà era qualcosa di molto di più.
Le vicende risalivano a cinquantanni fa.
Quando la popolazione delle creature soprannaturali - allora ancora ignota ai mortali - si muoveva indisturbata tra i fiumi popolani delle città e i vampiri volevano espandere i loro territori, tiranneggiando su ogni specie con la loro monarchia assoluta.
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The Savior
خيال (فانتازيا)Amira è un'ibrida nata con rare particolarità magiche. Diffidente e solitaria dedica la sua vita all'affinamento degli incantesimi e la lettura dei libri che richiude solo per passare del tempo con il suo migliore amico. Questo, fino a quando in l...