E SE POTESSE ANDARE DAVVERO TUTTO BENE
Quando incontri una persona
guarda i suoi occhi
perché avranno tanto da raccontare.
I raggi del sole attraversarono la finestra e riuscirono ad accarezzarmi il volto.
Aprii lentamente gli occhi fino a quando decisi di alzarmi.
Un manto gelido mi invase quando tolsi la coperta così portai le mani dentro le maniche del pigiama per far si che si riscaldassero.
Scesi le scale per arrivare in cucina e fare colazione.
Zia Lily non c'era. Stava ancora dormendo.
Mi preparai subito dopo aver finito di mangiare ma ero comunque in ritardo.
Uscii di casa e mentre camminavo scrissi un messaggio alla zia per avvisarla.
Arrivai a scuola con l'affanno e la prima ora era proprio quella di astronomia, per fortuna sapevo dov'era l'aula così mi recai subito lì.
"Buongiorno professore mi scusi per il ritardo" dissi
"Non preoccuparti stiamo appena cominciando" ammirai la classe, il tetto era come l'avevo visto la prima volta e ovunque mi cadeva lo sguardo trovavo sempre pianeti, planetari, galassie e tutti i tipi di costellazioni, ma poi i miei occhi caddero su qualcosa che in quel momento parve più interessante di tutto quello che mi circondava. Ares.
Era seduto nell'ultima fila e l'unico posto libero era accanto a lui. Così non potei fare altro che sedermi in quel posto.
"Mi presento, io sono il Professor Allen, sono il nuovo insegnante del college, con me farete astronomia, come si è ben capito dalla nostra classe, filosofia e mitologia" il nuovo professore mi diete una bella impressione, sembrava cortese e simpatico così ascoltai attentamente la lezione.
"Oggi parleremo delle divinità greche ..." iniziò a spiegare.
Presi appunti e ammetto che alcune volte mi distrassi ma qualcosa attirò tutta la mia attenzione quando sentii nominare il mito di Afrodite e Ares.
"Il mito di Afrodite e Ares è uno dei più interessanti della mitologia greca. Afrodite era la dea della bellezza e dell'amore (anche detta Venere). Nata dal mare, la sua bellezza era superiore a quella di qualsiasi altra creatura. Chiunque la vedesse, dio o mortale, rimaneva incantato dalla sua bellezza." Arrossii, perché la mia mente ricordò subito quando Ares mi chiamò Venere, sapevo che era per un motivo ben diverso ma la mia mente stava cominciando a creare delle illusioni.
"Efesto, dio del fuoco, della fucina, dei fabbri e degli artigiani, era tra coloro i quali amavano Afrodite in segreto. Era figlio di Era e Zeus, il re degli dei. Ma era anche l'opposto di Afrodite: una creatura sgraziata. Secondo il mito di Afrodite e Ares, quando Efesto nacque, sua madre fu talmente infastidita dalla sua bruttezza che lo espulse dall'Olimpo." Mandai un'occhiata fugace a Ares, per vedere cosa stesse facendo, ma era completamente indifferente.
"Efesto era zoppo e gobbo, aveva un aspetto trasandato e sgradevole. In conseguenza all'umiliante rifiuto che ricevette dalla madre, decise di vendicarsi. A tale scopo, costruì un trono magico nella sua fucina e con l'inganno convinse Era a incontrarlo intrappolandola poiché non le era più possibile muoversi." il professore si fermò e tutti rimanemmo con il fiato sospeso poi continuò.
"Di fronte alle suppliche di Era, Efesto pose una sola condizione alla sua liberazione: che gli dei gli dessero Afrodite in moglie. Zeus esaudì il suo desiderio. Il mito di Afrodite e Ares ci narra che la dea della bellezza non gradì affatto tale decisione. Detestava Efesto perché non era bello quanto lei.
Efesto cercò in tutti i modi di ottenere l'affetto di Afrodite. Tuttavia, ella non provava alcun interesse per il dio del fuoco. Al contrario, ogni volta che poteva, lo tradiva con altri dei e persino con i mortali, senza che il marito se ne accorgesse."
A questo punto mi feci coraggio e feci una domanda.
"Professore mi scusi ma in tutto ciò cosa c'entra Ares?"
Sentii gli occhi di Ares addosso sembravano fossero capaci di bruciarmi la pelle ma non era la sensazione che mi faceva provare il silenzio che mi imponevo di provare, era come se fosse la sensazione più bella che avessi mai provato.
"Adesso ti spiego June.
Poi c'era Ares, dio della guerra, della violenza, della virilità e difensore dei più deboli. Era anch'egli figlio di Era e Zeus, ma a differenza di Efesto, era di bell'aspetto. E aveva anche un debole per le dee e per le donne mortali. Non si preoccupava nemmeno di corteggiarle, semplicemente le faceva sue."
Mi voltai verso Ares, stava ridendo e notai le sue fossette.
Quando sorrideva sembrava davvero un dio greco.
"Ares? Ti rivedi molto in questo mito?" disse il professore ridendo a sua volta.
"Si devo ammettere che Ares è un dio molto intrigante" disse lui e mi misi a ridere anch'io.
Io e Ares ci guardammo, fu un attimo sfuggente, ma a me parve infinito, lui si voltò e si ricompose, guardò avanti e continuò a far finta di niente, io purtroppo feci lo stesso subito dopo di lui.
Riportai poi tutta la mia attenzione sul professore.
"Secondo il mito, quando il dio della guerra vide la dea della bellezza, se ne innamorò perdutamente. A differenza di quanto era solito fare con le altre amanti, iniziò a corteggiarla. La riempì di doni e adulazioni per conquistare il suo amore. I due trascorrevano molto tempo insieme e alla fine Afrodite cedette ricambiando totalmente il suo amore."
A un certo punto il Professor. Allen guardò l'orologio e poi ci disse:
"Purtroppo sta terminando l'ora, vorrei che creaste dei gruppi da due o tre persone e per la prossima lezione vorrei che mi leggeste una vostra ricerca sul continuo del mito"
La classe rispose un "va bene" di circostanza e poi salutammo tutti il professore che si era dimostrato eccellente nel suo lavoro, o almeno per me, ma adesso mi si poneva un grande problema.
Con chi avrei fatto la ricerca?
Non conoscevo nessuno a parte Charli che non era del mio anno e Ares, ma con lui mi resi conto che sarebbe stato troppo imbarazzante così optai per un'altra alternativa.
"Professore mi scusi" lo chiamai prima che potesse uscire dalla classe.
"La ricerca non si potrebbe fare individualmente?"
"June, lavorare insieme a altre persone è un'esperienza che in questo periodo è molto sottovalutata. Io vorrei che vi conosceste meglio e vorrei che riusciste a fondere le vostre idee e le vostre opinioni insieme"
Sentii qualcuno alle mie spalle, il profumo era molto familiare, sapeva di menta.
"Stia tranquillo professore, June farà il compito con me, non si preoccupi, comunque dal modo in cui parla si nota molto che lei è un insegnate di filosofia" disse Ares in modo sfacciato.
Ma aveva ascoltato seriamente tutta la conversazione?
"Perfetto, sapevo che c'era un'intesa tra di voi, sono sicuro che farete un lavoro meraviglioso" sgranai gli occhi, che intendeva per " intesa".
Dopo di che il nostro insegnante se ne andò e ci lasciò entrambi davanti alla cattedra.
"Venere, non avrai mica paura del dio della guerra, vero?" mi disse a un centimetro dalle mie labbra.
"No, certo che no , cioè, come dire..."balbettai
Perché non riuscivo ad essere come Charli sicura di sè in queste situazioni?!
"Ssh" mi mise un dito davanti alla bocca per zittirmi.
"Ricordati che il dio greco ottiene sempre quello che vuole" abbassai il volto adesso ero seriamente imbarazzata.
Che voleva dire?
Mi alzò con due dita il volto e io dovetti guardarlo negli occhi, era altissimo in confronto a me. Ci guardammo ed era come se volessimo comunicarci qualcosa, ma non riuscii a capire cosa significasse quel "qualcosa".
Per fortuna Ares si allontano e tornò al suo posto, così potei nuovamente ragionare sull'accaduto e soprattutto respirare.
E io avrei dovuto affrontare tutto un pomeriggio con lui? Non ne sarei uscita viva.
Dopo che mi ripresi ritornai al mio posto per prendere i miei libri e andare alla prossima lezione.
"Come ci organizziamo per la ricerca?" mi domandò Ares di punto in bianco.
"Non so, se vuoi possiamo vederci nella pasticceria dove mi ha portato Charli"
"Mmh, no, non vi va"
"E allora facciamo come vuoi tu"
"A casa tua?"
Non ero per niente pronta a questa richiesta, se ci saremmo chiusi nella mia stanza non so se avremmo studiato tranquillamente.
Charli mi aveva avvertito, potevo parlarci, diventarci amica, ma non dovevo innamorarmi di lui. Per una serie di motivi validi.
Persi tempo a rispondere per metabolizzare la situazione ma Ares rispose al posto mio.
"Ci vediamo a casa tua, dopodomani, alle tre e mezza"
Annuii .
Aspetta cosa? Avevo detto si?
Ormai era troppo tardi per dirgli di no.
"Ci vediamo Venere" e scomparve come faceva sempre una volta che mi salutava.
"Ciao Ares" dissi tra me e me, visto che non mi aveva neanche dato il tempo di rispondere.
Subito dopo andai nel corridoio, dove tante piccole formichine si dirigevano in classi diverse.
"Ciao June, com'è andata la tua prima lezione?" Una chioma bionda sbucò tra la folla.
"Tutto bene, il Professor Allen ci ha lasciato una ricerca"
"Ah si, il nuovo professore" annuii.
"Di che ricerca si tratta?" continuò Charli.
"Oh bhe... è una ricerca su un mito di due divinità"
"Interessante se vuoi posso aiutarti oggi non ho compiti, li ho anticipati tutti"
Come spiegavo a Charli che Ares sarebbe venuto a casa mia?
Avevo paura di come potesse reagire.
"No tranquilla è una ricerca da fare in gruppo"
"E... Con chi lo farai, magari li conosco?"
"Charli... Lo farò con Ares, a casa mia, dopodomani alle tre e mezza" dissi tutto ad un fiato.
Ti prego non arrabbiarti, ti prego non arrabbiarti, ti prego non arrabbiarti.
"Oh... Okay, avevi per caso paura di dirmelo? Vedi che Ares non è di mia proprietà, non so come funzionava nella tua vecchia città ma fidati che per me puoi starci tranquillamente, solo che..."
"Si lo so non devo innamorarmi di lui per una serie di motivi, grazie comunque, adesso sono più tranquilla ora che te l'ho detto, ma quando ti deciderai a spiegarmi questi motivi?"
"Scusami devo andare in classe poi ti spiego" non mi rispose.
Ero ritornata con il sorriso in questi ultimi giorni ma sapere che io e Charli ci tenevamo nascoste delle cose non mi piaceva affatto.
Arrivata a casa, dopo una mattinata abbastanza stancante, salii nella mia stanza, zia Lily non era ancora tornata da lavoro, mi misi sdraiata sul letto e acciuffai il mio diario dal comodino. Mia madre quando me lo consegnò, mi disse che dovevo scrivere in quelle pagine ancora bianche, tutti i miei pensieri, paure e emozioni che provavo e così facevo, perché secondo lei, una stella nascosta da qualche parte nel cielo, avrebbe sentito dentro di sé quelle parole e, in qualche modo sarebbe riuscita a colmare i miei dolori.
Io inizialmente non ci credevo, ma quando mia madre perse la vita, tentai e, feci come diceva, perché secondo la logica dei bambini, delle fiabe e delle leggende, quando una persona muore la sua anima diventa una stella e per me la stella che continuava a starmi vicino era lei.
Presi la penna che avevo lasciato al suo interno e cominciai a scrivere, fino a quando il polso cominciò a farmi male e allora decisi di smettere.
"Sono tornata, scusami se ho tardato" sentii dire a mia zia, finalmente era tornata. Cenammo insieme e parlammo di come stava proseguendo la scuola, così ne approfittai per parlargli della ricerca.
"Quindi verrà a casa nostra?" annuii, e mia zia accentuò un piccolo sorriso, spesso sembrava peggio di un adolescente, sicuramente aveva frainteso tutto quando, così alzai gli occhi al cielo e dopo pochi secondi mi misi a ridere anch'io.
STAI LEGGENDO
Venere & Ares
Storie d'amoreJune Lopez, è una ragazza che deve affrontare la morte dei propri genitori. Tante domande ma nessuna risposta. Solo un diario. Regalato dalla madre. Può davvero aiutarla a scoprire cos'è realmente successo? Ares Ward, un ragazzo particolare con deg...