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Una piccola nota prima che inizi la storia: l'intera idea è di mityboh e scrivere questa cosa con lei è stata un'esperienza fantastica. Posso solo ringraziarla, soprattutto per avermi sopportato.
(È stato un po' come quando hai un mito e poi finisci per lavorarci insieme, in pratica.)




È letteralmente impossibile distinguere Jacopo e Simone. È dall'età di sei anni, più o meno, che entrambi trovano estremamente esilarante far esasperare chiunque li conosca, fingendo di essere l'altro. Persino i loro genitori, almeno una volta, hanno parlato con Jacopo pensando di trovarsi davanti Simone e viceversa.

È naturale quindi che entrambi sfruttino l'inabilità di perfetti sconosciuti nel distinguerli.

In particolare, volendo esser precisi, è Jacopo che più ne ha approfittato.
Ai genitori fu infatti consigliato di evitare che finissero nella stessa classe al liceo e Jacopo ha perso il conto della quantità di compiti di matematica che ha costretto Simone a fare al suo posto, o anche delle versioni di latino che proprio gli risultavano incomprensibili.

Ora però sono entrambi iscritti all'università e Jacopo non ha più avuto bisogno di chiedere favori di quel tipo al suo gemello. È iscritto alla facoltà di filosofia, non ha problemi di comprensione, le lezioni lo affascinano ed ha trovato anche un ambiente stimolante con cui confrontarsi.

Simone, invece, prosegue tranquillamente la sua carriera universitaria, iscritto al secondo anno alla facoltà di matematica.

Non si sono più scambiati dalla fine del liceo, quindi è molto stupito quando, un pomeriggio, il fratello piomba in camera sua ed inizia ad adularlo, per poi proporgli proprio uno scambio.

«Ma che bei capelli, come li stai asciugando Simò?» chiede, passando una mano tra i suoi ricci.

«Con la stessa crema che uso da... dieci anni?» ribatte Simone, titubante.

Poi lo osserva meglio e non impiega tanto a capire.

«Che ti serve Ja?» sospira, abbandonando degli esercizi a cui si stava dedicando.

«Niente ao, perché devi sempre pensa' male... mamma mia...»

Jacopo finge disinteresse, si guarda intorno per trovare qualcosa per la quale possa complimentarsi con il fratello, ma è proprio quest'ultimo ad interrompere i suoi ragionamenti.

«Non pensi che faremmo prima se mi chiedessi direttamente di farlo al posto tuo?» dice, incrociando le braccia al petto.

«Ma... ma che ne sapevi Simò?»

Jacopo è leggermente turbato dal fallimento del suo piano ma neppure troppo dispiaciuto, dopotutto.

«Quella è la faccia Jacopo... la faccia delle richieste inopportune» continua ad essere ancora più criptico Simone e l'altro scoppia a ridere.

«Pari Alberto Angela» afferma, ridacchiando.

«Vabbè c'ho 'n favore da chiederte» si arrende.

«Domani che c'hai da fa'?»
«Ma chiedimelo e basta, mi stai facendo perdere tempo!»

Simone è esasperato e non ha ancora idea di cosa gli proporrà suo fratello.

«Va bene va bene» alza le mani Jacopo.

«Potresti anda' a seguire storia della filosofia al posto mio?»

Simone sgrana gli occhi, lo fissa come se gli avesse proposto una rapina a mano armata.

«La frequenza è obbligatoria e... io... c'avrei 'n appuntamento» aggiunge, come se fosse una valida giustificazione.

In realtà non ha nemmeno un appuntamento quel pomeriggio, semplicemente degli amici gli hanno proposto di andare in spiaggia a godere gli ultimi raggi di un sole ormai autunnale, ma ha pensato che una ragazza forse avrebbe potuto convincere più facilmente il fratello.

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