7. Hermione e Draco ricevono una sveglia...

272 14 0
                                    

Draco si infilò le mani nelle tasche mentre arrancava lungo Diagon Alley, il cuore che gli cadeva sullo stomaco e i pensieri che diventavano un ringhio aggrovigliato nella sua testa.

L'appuntamento a sorpresa di quella sera era stato una sorta di scommessa, che lo aveva ricompensato profumatamente. Per la gioia di Draco, tutti gli sguardi rubati e i tocchi tra loro non erano stati privi di significato, ma questa piccola battuta d'arresto gli ricordò che c'era ancora molto lavoro da fare. Forse Hermione si sarebbe svegliata domani e si sarebbe resa conto di aver commesso un grosso errore; che lei non lo aveva davvero perdonato, dopotutto. O forse aveva paura di dirgli che il suo Marchio Oscuro sbiadito era offensivo per lei, o si sarebbe resa conto che sarebbe stato difficile spiegare la loro storia d'amore in erba a Danny, che si stava ancora adattando all'idea di un padre presente nella sua vita.

E poi c'era la cosa che aveva detto di aver paura di mostrargli il suo corpo. Certo, Draco non aveva idea di cosa stesse parlando, ma poteva indovinarlo. Aveva visto Ginny Potter settimane prima, e abbastanza sicuro, il suo corpo era stranamente gonfio ed esausto nei vestiti troppo ampi che aveva indossato per mascherarlo. Se Hermione aveva ancora cicatrici quasi otto anni dopo il parto, dev'essere davvero piuttosto brutta. A Draco piaceva pensare che non gli importasse. Non era lo stesso uomo di prima, che cercava la sua prossima "cattura" basandosi solo sull'aspetto. Quello che aveva con Hermione era una vera connessione, e il modo in cui lo faceva sentire più che compensato dallo shock di vedere un corpo che aveva amorevolmente creato la vita.

Draco intendeva quello che aveva detto; l'avrebbe aspettata, perché voleva che fosse giusto, premuroso e ponderato, a differenza di qualsiasi altra relazione romantica nella sua vita fino a quel momento. Sia la felicità futura di Danny che quella di Hermione dipendevano dalla sua pazienza, e quello era uno sforzo che era disposto a spendere per loro, e solo per loro.

Draco era così immerso nei suoi pensieri che all'inizio non percepì il suono dei passi che si avvicinavano rapidamente dietro di lui. Risuonarono sempre più forte dietro di lui, e lui si girò appena in tempo per vedere Hermione che si tirava su con lui, le guance arrossate, la bocca flaccida e ansimante, le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

"Hermione, cosa c'è?"

"Un secondo... senza fiato... Non... Non partire ancora..."

"No certo che no. Qual è il problema? Ho lasciato qualcosa dietro?"

“Sì…” Hermione si raddrizzò, un po' più composta di pochi secondi prima. La sua mano scivolò nella sua e i suoi occhi erano duri di determinazione. “Sì, l'hai fatto. Mi hai lasciato."

"Oh! Aspetta... intendi quello che penso tu intenda?" Il cuore di Draco iniziò a battere sul serio. Non stava cambiando idea, anzi...

"Sì. Ti ho visto andartene e io... non potevo guardarti andare via. Mi sento molto coraggiosa e un po' stupida in questo momento, ma voglio stare con te. Mi manchi già e sono passati solo tre minuti."

"Hermione... sei sicura?" Draco le sostenne le spalle tra i palmi delle mani. Erano un po' sudati per la sua corsa, ma in quel momento a lui non poteva importare di meno.

“Sì, Draco. Voglio te. Voglio mostrarti chi sono. Che aspetto ho dopo Danny. Voglio baciarti di nuovo... e anche di più, se non è troppo audace da chiedere."

“È molto audace, ma è una delle cose che preferisco di te,” ghignò Draco, incapace di calmarsi ora che lei gli aveva dato così tanto di sé a parole. È stato un regalo oltre ogni comprensione.

(La vita non è altro che) Belle catastrofiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora