capitolo 6

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CAPITOLO 7

Sento una musica in sottofondo molto gradevole provenire dalla stanza di quella ragazza, la porta è leggermente aperta cosi decido di sbirciare nella speranza di vedere qualcosa di interessante, perché alla fin fine sono pure io un uomo e come tutti gli uomini non posso che cadere in tentazioni frequenti soprattutto con questa creatura. Davanti ai miei occhi vedo uno spettacolo: lei con il suo splendido vestito che balla per la stanza come una farfalla appena uscita dal suo bozzo, è bellissima , i suoi movimenti sono cosi leggeri che hanno un potere su di me di gran lunga maggiore di qualsiasi altra donna o modella finora conosciuta -wuao..- sussurro a bassa voce ma lei sembra essersi accorta della mia presenza e con scatto repentino interrompe la sua danza e si gira verso di me imbarazzata e mortificata – scusami...mi stavo solo...solo sfogando un po'- le sue parole intimidite mi fanno sentire in colpa – non devi scusarti, è la tua camera, semmai scusami tu per l' interruzione, sono salito per avvertirti che tra poco dovremo uscire –  irrompo con questa frase per nascondere il mio vero intento di spiarla – va bene allora prendo il golfino e scendo- mentre raccoglie il cardigan dalla poltrona vicino al letto, avanzo sempre di piu e mi avvicino a lei senza riuscire a controllare le parole - comunque.. ti muovi bene, fai danza?- le sussurro in un orecchio, lei sembra prendere fuoco –in realtà no , però grazie- nel rispondere si gira verso di me e rimaniamo dei secondi immobili uno negli occhi dell'altro. Devo andarmene e tenermi alla larga da questa sconosciuta perciò decido di voltarmi in direzione della porta, - ti aspetto di sotto- dico per poi sparire al piano di sotto il più lontano da quella ragazza. Mi siedo sul divano e inizio a pensare, tutto questo è un' assurdità ammettiamolo, l'ho conosciuta solo ieri eppure il pensiero del nostro primo incontro di sguardi non mi dà tregua, ho sentito un brivido percorrermi le vene, un brivido che non ho mai provato eppure sento di doverle stare ben distante per il bene di entrambi. Mentre fisso con sguardo perso la statua della libertà difronte ai miei occhi sento un rumore provenire dalle scale, mi giro e la ammiro per qualche secondo prima di abbassare lo sguardo e dirigermi verso l'ingresso. Usciamo silenziosamente dall'appartamento e raggiungiamo l'ascensore dove si crea un silenzio tra noi fatto di lunghi sospiri e occhiate. – Domani provvederò a consegnarti le chiavi della tua nuova macchina- interrompo il silenzio con questa affermazione – cosa? Ma non c'è né bisogno dico sul se..- non le faccio terminare la frase – si c'è né bisogno, così potrai muoverti tranquillamente... con mia figlia –

-ti ringrazio- il suo sguardo sincero si posa su di me –non devi ringraziarmi è il mini...- un rumore e una brusca scossa interrompe la mia frase, l'ascensore improvvisamente si blocca e percepisco la paura di Sofia dai suoi occhi e i suoi lunghi sospiri – siamo rimasti bloccati...ti senti bene?- le domando appena percepisco che sta iniziando a sentirsi male – io...io sono claustrofobica ma sto bene...tranquillo posso...- non riesce a terminare le parole che improvvisamente si accascia per terra già in parte incosciente. Decido di impulso di avvicinarmi subito a lei per sorreggerla e cercare di farle respirare piu aria possibile – su sofia, rimani sveglia- le scosto i capelli dal viso – adesso avverto la portineria e ci aiuteranno ma ora rimani sveglia e tienimi compagnia – o...okay ma ho caldo, troppo caldo- mima appena il gesto di togliersi la maglia quando la blocco – aspetta, non togliertela, potresti stare peggio- ''e potrei sentirmi male pure io'' –ma sto male...non ce la faccio- - si che ce la fai, dai parla con me- mi siedo accanto a lei senza avvicinarmi troppo- va bene... allora inizia tu- adesso mi sta guardando attendendo mie parole – non credo ci sia molto da dire- - su questo non ne sono molto convinta- la sua risposta mi suscita un sorrisetto perché cavolo ha già capito tutto quello che altri non sono mai riusciti a capire e soprattutto in queste condizioni – forse hai ragione, ma comunque sia credo non sia il caso di farti star male ancora di piu- rispondo notando una risata sul suo volto – sono abituata a certe cose, non sono la classica ragazza da fiori e valle incantata- dal tono della sua voce e dalla sua risposta percepisco abbia avuto anche lei un passato non facile proprio come scommettevo. L'ascensore dopo una decina di minuti passati a conversare ricomincia a scendere fino a raggiungere il piano terra, prima che le porte si aprano aiuto Sofia a sollevarsi da terra prendendole la mano con una presa delicata ma intensa e salda. I nostri occhi si incrociano quando all'improvviso si aprono le porte dell'ascensore e mi catapulto immediatamente fuori sostenendo il passo veloce verso l'uscita del palazzo. –Signore tutto apposto?- mi domanda Oscar il consierge – si tutto apposto- - e lei signorina?-  a quella domanda la voce dietro di me risponde – si, ora si, ma sarebbe potuta andare meglio- mi volto per guardarla e lei mi fissa incantata per qualche secondo per poi rivolgere ad Oscar un sorriso gentile. –O..ora dobbiamo veramente andare... vieni..- indugio un attimo e dopo aver pronunciato queste parole mi avvicino delicatamente a lei e con la mano le faccio il cenno in direzione della porta di ingresso. Usciamo e ci dirigiamo in silenzio nella mia auto già posizionata difronte al abitazione – come fa ad essere già qua?- fissa stupita la macchina – Oscar...prima di scendere gli ho chiesto di parcheggiarmi l'auto qua davanti per non perdere tempo, ora sali- appena saliti in macchina accendo la radio, inserisco il mio solido CD e sfreccio in mezzo al traffico Newyorkese.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2015 ⏰

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