II. Le unghie spezzate

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Quante volte me lo avevano ripetuto? Non riuscivo neppure più a rammentarlo. Ormai assomigliava a un eco nella mia testa che mi supplicava di smetterla. Eppure ogni volta che lei mi era vicina, così vicina da farmi mancare il fiato, iniziavo a mordermi le unghie. A mangiarle. A massacrare le cuticole fino a farle sanguinare.

- Tutto bene? - chiese all'improvviso aggrottando le sopracciglia, aveva un'espressione curiosa. Non riusciva davvero a capire ciò che sentivo. E mentre lei era lì, stesa sull'erba con il capo appoggiato sulle mie gambe, io alzavo gli occhi verso il cielo. C'era l'albero diga a ripararci dai raggi solari, a proteggerci da sguardi indiscreti. Quando Rhaenyra mi aveva chiesto se potessimo allenarci con i baci diventai rossa. Perché mai avrei dovuto farlo? Eppure arrossii. Forse perché l'idea non mi dispiaceva del tutto.

Alle volte mi sarebbe piaciuto dirle che sarei salita assieme a lei sul suo grande drago dorato e avremmo volato verso Volantis, verso Pentos oppure verso Qarth. Ma il terrore di deludere mio padre, di abbandonare i miei doveri erano più forti di qualsiasi cosa.

- Sì, sto bene. - mentii avvertendo una breve scossa dentro di me. Mi faceva male dirle delle menzogne, erano solo dei miei pensieri in fin dei conti. Stavo travisando tutto.

- Sei diventata pallida. Sicura di stare bene? - domandò ancora allungando le mani verso la mia chioma. Le sue dita delicate presero a giocherellare con alcune ciocche. I suoi occhi viola erano puntati nei miei.
- No, credo che io abbia bisogno di riposo. Dovrete perdonarmi, principessa. - ammisi deglutendo. Nelle sue iridi intravidi una scintilla.
- Ti accompagno allora. - mormorò lei sollevando il busto e ritrovandosi in pratica seduta accanto a me.

La sua dolcezza, la sua grazia e la sua bellezza da sempre riuscivano a colpire qualsiasi persona entrasse a corte. Era già stata notata sin da quando aveva compiuto quattordici anni dai Lannister. Per sua fortuna non aveva avuto un fratello, pensai mordendomi le labbra, ma dal canto suo sapevo che era nell'indole Targaryen quella di sposarsi tra fratelli per preservare il loro sangue. Ciò che più mi disturbava però era la presenza di Daemon Targaryen, il nuovo comandante della guardia reale. Il fratello del re, con la sua folta chioma argentea indomita si dimostrava ogni volta più selvaggio. Il modo in cui osservava Rhaenyra era infraintendibile, era ovvio ciò che desiderava.

E quello che più mi faceva rabbia era il fatto che lei ricambiasse quegli sguardi. Speravo in cuore mio che fossero soltanto dei viaggi mentali, delle allucinazioni. Ma sapevo che quell'uomo viscido e dedito al vizio prima o poi avrebbe preso la purezza di Rhaenyra.

- Andiamo, forza. - disse lei, porgendomi la mano. Accettai il suo aiuto e mi tirai su. Per lo sforzo compiuto intravidi un sorriso beffardo, compiaciuto. Mi venne da ridere ma mi trattenni.

La Fortezza Rossa è sempre piena di guardie che pattugliano ogni ingresso, di persone che vanno e vengono, di lord che non sanno farsi gli affari loro. E poi c'era mio padre. Otto Hightower, il primo cavaliere del re, aveva sempre osservato ogni mia mossa. E se saltavo una lezione di cucito, un ballo o una cena era sempre lì pronto a farmi una bella ramanzina. Insomma, nella Fortezza Rossa era difficile entrare senza farsi notare se non si conoscevano dei passaggi segreti.
Si dice che Maegor il crudele abbia fatto costruire centinaia di passaggi segreti all'interno della fortezza rossa, ma che dopo la costruzione abbia fatto festeggiare gli architetti, gli operai e chiunque avesse lavorato al progetto per poi ucciderli assieme crudelmente.

Guardare la principessa e la sua dama preferita a braccetto che attraversavano un cortile o salivano assieme delle scale, non era invece poi così insolito.

Così quando arrivai alla mia stanza, aprii totalmente la porta.

- Se volete potete entrare, principessa. - mormorai facendole largo. E lei camminò avanti a me, sempre con un sorriso sul volto per poi sedersi pesantemente sul mio letto a baldacchino.
- Vieni a riposarti. - ordinò lei. Quando chiusi la porta avvertii una strana sensazione, ma decisi di non farci caso. Sollevai un lembo del vestito azzurro che indossavo e mi stesi accanto a lei. Aveva gli occhi chiusi e si era girata su un fianco per stare vicina a me.

Passarono minuti infiniti. Io che guardavo il soffitto in pietra, incredula che lei forse si fosse addormentata sul mio letto accanto a me.

- Se sei scomoda mi sposto. - sussurrò lei aprendo di poco la palpebra, quasi volesse capire a cosa stessi pensando.
- No no, solo che... Mi fa freddo. - mormorai.

Quando i suoi grandi occhi viola si piantarono nei miei avvertii una scossa. Non so per quale motivo fossi così agitata. Non mi era mai capitato quando mio padre mi aveva presentato ad altri lord. Eppure stavo solo riposando con la mia migliore amica, no? Perché provavo quella strana sensazione nello stomaco?

- Così va meglio? - chiese avvicinandosi di più a me e passando un braccio oltre il mio tronco, stringendomi a sé. Mi ritrovai in breve con il mento sulla sua spalla, mentre lei stringeva dolcemente la mia schiena.
Feci di no con la testa.
Allora lei salì su di me, con le gambe a cavalcioni e si strinse sul mio petto. Le sue labbra all'altezza delle mie. A quel punto sì che sentii caldo. Avvampai all'istante per quell'improvvisa vicinanza.

- Rhaenyra... - mormorai.
- Resto finché non ti sentirai meglio. - rispose facendosi un po' più sotto e sistemando il capo tra il mio seno. Poi chiuse gli occhi e si addormentò così.

A momenti non riuscivo più a sentire o capire nulla ed io non chiusi occhio. Era così bella.

Quando ci siamo amate - RHALICENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora