"Iniziai a camminare, i miei lunghi capelli biondi erano leggermente scosso dal venticello di questa soleggiata giornata primaverile. Mi stavo dirigendo verso la scuola. Avevo addosso una maglietta Abercrombie scollata, una gonna nera e tacchi alti. Mi ero pure truccata abbastanza. Notai un paio di ragazzi intorno a me, tutti mi salutarono calorosamente, iniziammo a parlare del più e del meno. Avevo trovato degli amici, e loro sembravano così felici di avermi conosciuta. Entrai in classe, e un ragazzo molto alto, capelli scuri e occhi verdi, si avvicinò a me. Si sedette accanto al mio banco, e mi disse che mi trovava molto bella. La professoressa intanto stava interrogando, ma non so perché ma chiamò alla lavagna tutti apparte me e questo bellissimo ragazzo. Intanto io e lui parlavamo, oggi l'ho invitato nella mia casa enorme e lussuosa a Brooklyn, si, abito a New York. Le ore passarono velocemente e sono diventata molto popolare nella scuola, piaccio a tutti, e molti ragazzi mi hanno chiesto di uscire con loro. Sono così eccitata! Erano le cinque in punto del pomeriggio, e la cameriera fece entrare il mio principe azzurro. Decidemmo di non rimanere a casa tutto il tempo, infatti alle dieci saremmo dovuti andare in discoteca. Il mio vestito nero, stava benissimo nel mio corpo magro ma formoso, anche lui me lo fece notare. Mi stavo scatenando, sapevo benissimo tutti i passi a memoria, adoravo ballare. Pian piano lui si avvicinò a me. Mi prese dai fianchi, e guardò dentro i miei occhi azzurro cielo. Io alzai lentamente lo sguardo e i nostri occhi s'incontrarono. Io stavo letteralmente impazzendo, volevo baciarlo. Si avvicinò sempre di più, fino a quando, a quasi un centimetro dalle mie labbra, urlò "ALEXANDRA GRETA SOFIA ALZATI IMMEDIATAMENTE DA QUESTO LETTO, SONO GIÀ LE OTTO E DIECI, MUOVITIPERCHÈSENNONONSAIQUELLOCHETIFACCIOASDGHJSJK!"Improvvisamente mi svegliai. Avevo mia madre accanto, che appena mi vide sveglia, se ne andò in cucina e iniziò a parlare da sola, chiedendosi cosa avesse sbagliato nel suo ruolo di madre. Wtf?
Comunque sia, mi alzai e mi diressi verso il bagno. Mi guardai allo specchio, e iniziai a ridere proprio perché la me stessa nel sogno fatto poco prima era completamente l'opposto di quella che sono. Forse dovevo piangere per quello che c'era nel riflesso sullo specchio, ma invece risi proprio per quello. Decisi di indossare una maglietta, camicia a quadri e dei jeans. E alla fine le mie adoratissime vans. Non mi truccai, legai i capelli in uno chignon e uscì di casa. Cercai le cuffie dallo zaino, ma improvvisamente mi ricordai di averlo lasciato a casa. Tornai di fretta e ri-uscì di nuovo. Guardai il display del mio telefono. Erano le otto e mezza, perciò inziai a correre. Arrivai nella scuola. Non appena aprii la porta della classe tutti si girarono e mi guardarono. Per questo odio arrivare in ritardo. È molto meglio arrivare in anticipo, così puoi sederti tranquillamente senza che nessuno ti fissi. Camminai velocemente verso il mio banco, guardando a terra. Presi velocemente il libro, il quaderno e la penna e iniziai a risolvere il problema scritto alla lavagna. Ero molto brava a scuola, credo una delle poche cose in cui mi sentivo fiera di me. La professoressa si accorse che avevo finito il problema prima di tutti e io so cosa vuol dire questo. Dopo pochi secondi la professoressa INFATTI disse «Alexandra, dato che il problema ti è riuscito, scrivilo alla lavagna, così i tuoi compagni capiscono i loro errori»
Perché? Solo una domanda, perché? Non avevo proprio voglia di alzarmi, tanto meno di avere lo sguardo di tutti puntato addosso! Comunque sia mi alzai velocemente, scrissi il problema è tornai al banco. Sentii delle risatine dei miei compagni ma non me la presi tanto. Anch'io fossi in loro riderei di me!
Dopo due ore a farmi film mentali, dato che non avevo voglia di fare altro, suonò la ricreazione. Tutti si alzarono e andarono a parlare con i compagni. Alcuni ragazzi e ragazze si avvicinarono al mio banco e iniziarono a scherzare e ridere tra loro, si, uso il 'loro' e non il 'noi' proprio perché in quel momento io non c'ero. Si, ero la presente fisicamente, ma non c'ero. Loro iniziarono a parlare di cose così superficiali, cose così inutili, in cui io non c'entravo niente. E io non partecipavo, io non servivo. E in quel momento iniziai a fissare il vuoto. E mi resi conto di quanto fossi sola. Circondata da persone, ma sola.
Penso che vorrei proprio essere nata in altri anni, perché io non mi sento adeguata. Loro che parlano del fatto che vogliono andare ad ubriacarsi in discoteca, loro che parlano del trovarsi una ragazza 'figa' e niente di più. Loro che parlano di cose così superficiali, così inconsistenti. Forse perché loro sono così superficiali, inconsistenti. E io vorrei solo scomparire, perché non sono adatta a questi discorsi, non sono adatta a queste persone, non sono adatta a questa generazione.
Le ore passarono velocemente. Uscì da scuola e tornai a casa. Mangiai, e tanto. Si, le diete, quelle anoressiche cioè non sono fatte per me. Cioè ma seriamente, vorreste mai rinunciare a della pizza, delle lasagne o un qualsiasi altra cose così deliziosa!? Non penso proprio. E comunque, per me, quelli che mangiano tanto, sono i migliori.
Andai in camera, aprii il computer e guardai Tumblr. Adoro questo social. Molti social passano di moda dopo un po. Beh questo secondo me sarà sempre fantastico. Insieme alle persone che scrivono queste frasi, o fanno queste gif fantastiche. Dovrei proprio fare i compiti, ma onestamente, io non sono il tipo. Li farò domani, durante la prima ora. Come sempre. Passai la serata così, tra messaggi, tra tumbrl, e cibo.
Era l'ora di andare a dormire. Andai in bagno, mi misi il pigiama e mi guardai allo specchio. Odiavo quello che avevo di fronte. Perché così? Con così tanti difetti, imperfezioni, orrori, come li vuoi chiamare, perché? Probabilmente mentre ero in fila per ricevere un po di bellezza, stavo mangiando delle ciambelle insieme ad Homer Simpson. Mi odiavo. E voi non sapete quanto. Odiavo il fatto di non poter uscire con un sacchetto in testa, odiavo tutto. Andai a letto, non triste, ma arrabbiata. Arrabbiata con me stessa.
STAI LEGGENDO
"Beautiful scars on critical veins"
Teen Fiction"Era piccola, minuscola, insignificante. Era entusiasta, si sentiva inadeguata, era emozionata, era sola. Era un mix di emozioni. Ma nonostante questo neanche lei sapeva come mai si sentisse così vuota."