La sveglia come ogni mattina era suonata. Mi ero vestita in fretta. Optai per dei leggins, una felpa e le vans rosse. Iniziai a camminare verso scuola, quando sentii delle gocce toccarmi. No, la pioggia, no, ti prego. Non avevo neanche l'ombrello. Vidi un negozietto in lontananza, decisi di entrare lì, almeno fin quando non avrebbe smesso di piovere. La pioggia intanto aumentava sempre di più. Mentre entrai dalla porta di quel piccolo negozio, sentii che qualcuno stava spingendo, per entrare. Quello la stava quasi per farmi cadere! Gli stavo per tirare uno schiaffo! Mi girai verso quel l'essere che mi aveva spinto e incontrai degli occhi tra l'azzurro e il verde, lo riconobbi subito, era Brian.
Brian:«ehm, scus..Alex? oh, buongiorno!»
Lo guardai e sorrisi. Lui fece lo stesso, mio Dio, non potevo farcela, era così fantastico. Mi serviva aria. Tanta aria. Perchè? perché mi mancava l'aria quando ero con lui?
Io:« Buongiorno Brian!»
Brian:« Siamo nello stesso bar di ieri, che strano, non ci eravamo neanche organizzati, sarà il destino»
Lui mi fece l'occhiolino e intanto si diresse verso lo stesso tavolino del giorno prima. Mi girai verso l'insegna del "negozietto" che pensavo fosse. Brian aveva ragione, era lo stesso bar del giorno prima, e non me n'ero neanche accorta. Mi sedetti accanto a lui e ordinammo anche oggi il nostro amato caffè. Ricordo che fin dalla terza media lui amava il caffè. Ne è ossssionato!
Io:« comunque io non credo nel destino»
Lui mi guardò stranito, non capendo a cosa mi riferissi. Dopo pochi secondi lui capì che mi riferivo alla frase detta da lui stesso poco prima.
Brian:« Ahh capisco» poi lui riprese il discorso:« Sei sicura? come fai a non credere nel destino, insomma...»
a quel punto io aggiunsi:« Beh, non credo sia così difficile pensare che per me, non esiste nessun uomo che ha scritto un libro su ognuno di noi. Noi siamo le nostre scelte. Noi scegliamo come vivere, non c'è nessuno che lo fa per noi. Dobbiamo fare tutto da soli, ed è questo il difficile.»
Lui sorrise e io continuai a parlare:« a me piace pensarla così . Noi siamo come crêpe, già farcite. Ci hanno fatti così. Adesso se non ci piacciamo non dobbiamo stare a lamentarci e aspettare che "il destino" faccia qualcosa.. Noi possiamo fare qualcosa, anzi dobbiamo, fare qualcosa. Dobbiamo rimboccarci le maniche e iniziare a impastare il nostro mondo.
Brian:« Può essere che ogni tuo discorso centri col cibo?»
Iniziai a ridere. Non so, ma tutto quello in cui non ero brava, come essere felice, riuscivo a farlo quando ero con lui.
Brian:«Continua a piovere! e se oggi saltassimo la scuola? Potresti venire a casa mia e io potrei farti sentire qualcosa alla chitarra!»
In quel momento, stavo per sputare tutto il caffè che stavo sorseggiando.
Io:« ma sei pazzo?»
Brian:« ah vero, tu sei la "brava ragazza" che non fa mai niente di sbagliato..»
Lo guardai malissimo e gli diedi uno schiaffo sul braccio. Lui scoppiò a ridere. Dio, quanto amavo la sua risata.
Brian:« ahi! oh ma è vero! Dimmi, qual è la cosa più ribelle che tu abbia mai fatto?»
Io:« Beh io... cioè si..»
Lui scoppiò a ridere vedendo la mia difficoltà nel rispondere a quella domanda.
Io:« Io una volta, ho preso un pezzo torta di nascosto dal frigo, nonostante mia madre non volesse...»
Brian:« Come sei trasgressiva, complimenti.»
Gli diedi un colpo sulla mano, più forte di quello precedente , dato che lui continuava a prendermi in giro. Non so perché ma stavo bene. Quanto avrei preferito stare altre ore con lui, al posto di andare a scuola! Guardammo entrambi l'orologio e notammo che erano le otto meno tre.
Brian:« scusa ma devo andare, ho verifica alla prima ora e non devo ritardare!»
Lui prese lo zaino e uscì dalla porta di quel piccolo bar. Anch'io uscii, poco tempo dopo. Non so perché, ma mi sentivo così vuota. Nemmeno un minuto fa era con me, e già mi manca. Come può essere! Non mi era mai successo con nessun'altro.Mi diressi a scuola. Entrai nella mia classe, e mi sedetti nel mio banco, infondo alla classe. Sentii le ragazze della mia classe, parlare, nei banchi di fronte al mio, di una festa. Questa festa sarebbe stata proprio alla fine della scuola. Mancavano ancora alcuni mesi, ma loro si stavano già organizzando tutto. Come se fosse un evento particolarmente importante. Probabilmente non ci andrò. Sia perché, da quanto ho capito, si dovrà ballare, e onestamente io non sono il tipo. Non ho un bel fisico, né una bella faccia, sarei come un alieno. Ma d'altronde, non mi hanno neanche invitato, e ciò è anche meglio, posso usare semplicemente questa scusa, senza farmi problemi.
Avete presente quando tu organizzi tutti i tuoi piani e vanno in frantumi? Ecco. In quel momento le mie compagne mi chiamarono e mi fecero cenno di avvicinarmi al loro banco. Mi alzai dalla sedia e loro mi spiegarono tutto ciò che avevo sentito dire da loro prima, e in poche parole, mi invitarono a quella stupidissima festa. E mo' cosa dico adesso? Cosa m'invento? Sono rovinata. E inoltre da quanto ho capito, la maggior parte di loro ci andrà con qualcuno. No, assolutamente io non posso andare. Mi sedetti al mio banco ed entro il professore. Inizio a spiegare qualcosa di storia, ma ero distratta, avevo troppi pensieri tra la mente. Pensai a ciò che dissero sul "venire col propio cavaliere" e queste cavolate qua. Non chiedetemi perché, ma mi venne in mente Brian. Ma meglio non farsi film mentali. Lui è estroverso, ha un sacco di amici, io invece tendo sempre ad isolarmi. Io che assomiglio ad una polpetta mentre lui è un dio greco. Io che sono un disastro e lui un'opera d'arte.
Tornai a casa. Mentre stavo pranzando,mia mamma, mi disse:« Alex, probabilmente venerdì non ci sarà a casa nessuno, dato che io devo andare fuori città per lavoro e tuo padre in questi giorni dovrà partire per Madrid. Starai da qualche tua amica ?»
E adesso cosa le dico? Mamma, no. Non sono una ragazza piena di amiche e amici. Non sono una ragazza socievole. Da chi dovrei andare?
io:« ma mamma, perché disturbarle? potrei rimanere benissimo a casa da sola!»
Mia madre allora disse:«oh, beh se proprio vuoi!»
Io e i miei genitori non abbiamo mai avuto un grande dialogo. Ma onestamente non me ne facevo grandi problemi. In questi casi era addirittura utile! Mia madre acconsentì subito e la nostra conversazione terminò la. Salii in camera. Iniziai a fare i compiti, ne avevo parecchi per domani.
Dopo qualche ora, mi ricordai che dovevo rispondere a quella ragazza su Tumblr! Mi fiondai sul letto e presi il computer. Aprii il mio social network preferito e mi arrivo subito la notifica. Mi aveva scritto! Il messaggio diceva:« Ehyehyehy! Oggi gli ho parlato! praticamente gli ho chiesto se mancava la professoressa di fisica! Ed era assente! Ho scoperto pure in che classe va! È perfettamente perfetto! Sono stra-felice! grazie un sacco:)»
Io sorrisi di fronte a quel messaggio. Immediatamente le risposi:« Ehyehyehy(?) Sono felice per te! Non ho fatto niente io, comunque, hai fatto tutto tu, ti ho dato solo un consiglio, non devi ringraziarmi. Sono sommersa dai compiti,quindi non posso scriverti:(
Aggiornami se ti dice qualcosa domani... ciaooo e buona fortuna!»
Sembrava così felice lei, e lo ero anch'io: avevo reso felice una persona che forse abita a miglia e miglia di distanza.
STAI LEGGENDO
"Beautiful scars on critical veins"
Tienerfictie"Era piccola, minuscola, insignificante. Era entusiasta, si sentiva inadeguata, era emozionata, era sola. Era un mix di emozioni. Ma nonostante questo neanche lei sapeva come mai si sentisse così vuota."