𝐈'𝐋𝐋 𝐁𝐄 𝐑𝐈𝐆𝐇𝐓 𝐇𝐄𝐑𝐄, 𝐇𝐎𝐋𝐃 𝐌𝐘 𝐇𝐀𝐍𝐃

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ꜱᴏ ᴄʀʏ ᴛᴏɴɪɢʜᴛʙᴜᴛ ᴅᴏɴ'ᴛ ʏᴏᴜ ʟᴇᴛ ɢᴏ ᴏꜰ ᴍʏ ʜᴀɴᴅʏᴏᴜ ᴄᴀɴ ᴄʀʏ ᴇᴠᴇʀʏ ʟᴀꜱᴛ ᴛᴇᴀʀɪ ᴡᴏɴ'ᴛ ʟᴇᴀᴠᴇ 'ᴛɪʟ ɪ ᴜɴᴅᴇʀꜱᴛᴀɴᴅᴘʀᴏᴍɪꜱᴇ ᴍᴇ, ᴊᴜꜱᴛ ʜᴏʟᴅ ᴍʏ ʜᴀɴᴅ

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ꜱᴏ ᴄʀʏ ᴛᴏɴɪɢʜᴛ
ʙᴜᴛ ᴅᴏɴ'ᴛ ʏᴏᴜ ʟᴇᴛ ɢᴏ ᴏꜰ ᴍʏ ʜᴀɴᴅ
ʏᴏᴜ ᴄᴀɴ ᴄʀʏ ᴇᴠᴇʀʏ ʟᴀꜱᴛ ᴛᴇᴀʀ
ɪ ᴡᴏɴ'ᴛ ʟᴇᴀᴠᴇ 'ᴛɪʟ ɪ ᴜɴᴅᴇʀꜱᴛᴀɴᴅ
ᴘʀᴏᴍɪꜱᴇ ᴍᴇ, ᴊᴜꜱᴛ ʜᴏʟᴅ ᴍʏ ʜᴀɴᴅ



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In meno di un mezzo secondo Seoul sembrò risplendere dalla luce dell'inferno; case, parchi, strade e grattacieli vennero irradiati da un flash che anticipò un boato struggente, tipico dei temporali estivi e rocamboleschi. E quest'ultimo fu talmente forte che il cuore di Dami prese a battere fuori ritmo per lo spavento, si svegliò di punto in bianco con una mano stretta al petto e le ginocchia che ballavano in modo sinistro. Guardò intorno a lei e non vide niente di anomalo a parte le pioggia che tentava di forare il vetro della cucina. Scorse infine l'ora dall'orologio appeso sul muro e miagolò stanca.

Erano quasi le undici di sera e lì fuori sembrava l'inizio di una catastrofe. Si spalmò una mano sul viso per stropicciarsi gli occhi ma sobbalzò ancora quando un tuono e il suono del campanello si interposero con fastidio. Dami si accigliò immediatamente e pensò di aver sentito male: forse se l'era solamente immaginato.

Fece finta di niente e si alzò dal divano quando un altro suono, sempre del campanello di casa, risuonò per tutto il salotto. Deglutì spaventava per la tarda ora e decise di camminare lentamente verso la porta e sbirciare dallo spioncino; appoggiò le mani su essa e alzò le punte dei piedi.

Quando chiuse l'occhio per guardare, una voce, roca e rotta da qualcosa — forse il freddo o la pioggia —, spazzò via ogni paura.

«Dami, per favore aprirmi»

La ragazza fece tre passi indietro con la bocca spalancata e sbatté contro una pianta del soggiorno riposta vicino al muro.

«So che sei lì dietro, ti sento. Non hai mai avuto il passo leggero» esordì speranzoso avendo colto con l'udito dei piccoli passetti fattisi sempre più timidi. Jimin era zuppo, fradicio di pioggia dalla testa ai piedi e avrebbe rischiato di ammalarsi gravemente, compromettendo irresponsabilmente gli esiti degli ultimi concerti del tour, eppure aveva deciso di lasciar scorrere le gocce gelide lungo la coppa perfettamente allineata e oltre, in modo da sperdersi sotto i vestiti.

Aveva camminato per quasi due ore sotto un diluvio estivo solo per raggiungerla, perciò — si disse — non avrebbe permesso che qualche linea di febbre riuscisse a ostacolarlo dai suoi obbiettivi con così tanta superficialità. No! — no cazzo, assolutamente no —, si fottesse la pioggia che lo faceva congelare con le mani attaccate alla maniglia, si fottesse anche il vento allarmante che si appigliava alle latifoglie della strada e si fottesse, ancora e ancora, tutto il mondo che continuava a mirare in suo sfavore; virandolo solo contro l'eterna solitudine e lontano dall'amore.

𝐈𝐍 𝐋𝐎𝐕𝐈𝐍𝐆 𝐘𝐎𝐔// 𝐎𝐍𝐄 𝐒𝐇𝐎𝐓 𝐏𝐉𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora