• 7 •

124 46 19
                                    




Sono passate tre settimane da quando nella mia routine ho inserito le ore di matematica con Jungkook.

Il tempo è volato tra lezioni, lavoro e studio.
La settimana scorsa la squadra di football ha vinto la seconda partita, portandosi così in testa alla classifica nazionale.

Sono riuscita a trascorrere un paio di sere con Adam, ma ancora c'è qualcosa che non funziona: non mi sembra di provare più gli stessi sentimenti. Questo è il risultato a cui sono giunta una delle sere in cui mi sono fermata da lui, mentre il biondo dormiva profondamente accanto a me.
Mi sento una codarda per non avergliene ancora parlato seriamente, ma non mi sembra di trovare mai il momento buono per farlo.
In più continuo a nascondergli le mie lezioni private con il corvino.

Persa nei miei problemi di coppia, ho totalmente chiuso fuori Jungkook: ho temuto che in qualche modo potesse influenzare i miei pensieri, quindi ho cercato di allontanarlo.
Sono distaccata, tanto che a malapena lo saluto quando entra nell'aula privata. Lui ha tentato più volte di intavolare un discorso, ma le mie risposte evasive non gli hanno permesso di continuarlo.
Arrivando sempre prima di lui, preparo tutto l'occorrente per svolgere gli esercizi insieme e, non appena arriva, ci mettevamo subito sotto a risolverli. Non parliamo di nulla se non di matematica, come è giusto che sia, dato che è il motivo per cui ci vediamo.

Però c'è una cosa che proprio non mi riesce: quando è impegnato a scrivere un messaggio o concentrato a controllare un esercizio, non riesco proprio a fare a meno di osservarlo.
Ne ammiro il profilo perfetto, adornato dai due piccoli pezzi di metallo, o le mani mentre scrive qualcosa sul foglio.

Questo è esattamente quello che sto facendo anche adesso, anche se non definirei di sottecchi lo sguardo che gli sto riservando.

«È giusto...» sussurra dopo qualche altro minuto. Mi costringo a distogliere lo sguardo e guardare fuori dalla finestra le piccole gocce di pioggia che stanno cadendo.

«Allora ci vediamo lunedì» concludo, cominciando a sistemare le mie cose. Abbiamo finito stranamente in anticipo e non voglio passare dei minuti vuoti in sua compagnia.

«No» quella risposta secca, mi fa voltare verso di lui e, per la prima volta dopo un po', i nostri occhi si incrociano.
«No? Oh giusto, l'allerta uragano...» mi ricordo con un sospiro.

Non mi sono mai piaciuti e nel corso degli anni ne ho vissuti parecchi di diversa intensità. La piccola casa in cui vivono tutt'ora i miei genitori subisce spesso dei danni per colpa delle infiltrazioni.
Sono sempre stata terrorizzata dal fatto che prima o poi possa verificarsi un incidente serio.

«Non è solo per questo...» risponde Jungkook. «Non voglio più darti lezioni» continua calmo, passandosi la mano tra i capelli.
La mia faccia sorpresa e incuriosita deve averlo spinto a continuare: «Non voglio insegnarti nulla, se non parli con me».
Si scosta dopo essersi proteso in avanti verso di me.
«Io...» non riesco a trovare le parole per rispondere.

Avevo intuito da subito quanto gli desse fastidio quel cambio di atteggiamento nei suoi confronti, ma non me lo aveva mai fatto notare.

«Senti, l'unica cosa che ti chiedo è parlarmi. E non solo di matematica» Jungkook riprende la parola. Probabilmente non mi vuole mettere ancor più in difficoltà di quanto non lo sia già in questo momento.

Sto per rispondere, ma il mio telefono si mette a squillare.
«Scusami un secondo» borbotto mentre mi porto il cellulare all'orecchio. Il corvino si appoggia alla sedia in attesa.

«Ciao mamma». Sono contenta di sentire i miei genitori, ma sono un poco stranita per l'orario della chiamata: di solito mi chiamano la sera dopo mangiato.

Coconut Lover | J.JK.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora