"E ora immagina, immagina me e te, su un letto, abbracciati. Mentre ci amiamo a modo nostro, tu con le braccia sulla mia pancia, e un mio braccio sotto al collo e l'altro che ti accarezza il fianco. Poi immagina che io stanco di quella posizione, mi metta su di te, appoggiando i gomiti ai lati della tua testa, per non pesare sul tuo gracile corpo. Immagina le nostre labbra che si uniscono, io che esploro la tua bocca e tu che assaggi la mia. I nostri respiri corti, noi ce ne freghiamo se siamo senza fiato, perchè il nostro ossigeno, siamo noi stessi col nostro amore. Immagina che mi stacchi lentamete da te, guardandoti in quegli occhi che rispecchiano la mia felicità. Immagina che scenda piano, piano. Che ti baci, con le mie labbra gonfie per i baci, il tuo meraviglioso collo. Immagina che io morda e che succhi avidamente la tua pelle, come se fosse la mia unica speranza di rimanere aggrappato a questa stupida vita. Immaginami lì, con te. Perchè, io non posso. Non posso, e mi autodistruggo ogni giorno per questo. Non posso, perchè tu hai deciso, che non sentirò il tuo sorriso sulle mie labbra mentre ti bacio. Non posso perchè sei troppo lontana. Non è di certo la terra a dividerci, non lo è nemmeno il mare. È il cielo. Il cielo ci divide, perchè tu hai deciso di non essere degna della tua vita, rendendo insignificante la mia. Mi manchi. Sei là, in alto, e spero che tu, guardandomi ora, in tutta la mia disperazione, ti senta fottutamente in colpa. Io qui sto una merda, ho smesso di mangiare, non esco mai. Mi mancano i tuoi sorrisi, i tuoi occhi, le tue carezze, la tua voce, i tuoi abbracci, i tuoi baci. Ma soprattutto, mi manchi tu. Ti amo." Rileggo la lettera, per l'ennesima volta e la chiudo. Esco di casa e m'incammino. Arrivo davanti al cimitero, entro e mi dirigo alla SUA tomba. Ormai so a memoria la strada. Un fottuto anno che non c'è, ed il dolore non accenna ad andarsene. Lei era quella giusta e lo sapeva. Mi ha privato della vita, e lo sapeva che lo avrebbe fatto. Mi inginocchio davanti alla sua tomba, e piango. Piango il mio cuore, perchè, di lacrime non ne ho più. Ripenso quando, in piena notte mi hanno chiamato i suoi gentori, dicendo tra le lacrime di averla trovata in camera, senza vita, con una pistola in mano. Ricordo il dolore al petto. Lo provo da un anno e non ce la faccio più.
Sono in alto, la vista è così bella da qui. Guardo giù, è davvero alto, quasi quasi, non mi butto. No, non mi sto suicidando. Suicidarsi, significherebbe perdere la vita. Quella me l'ha tolta lei esattamente un'anno fa. 10 agosto 2014, la notte delle stelle cadenti. Lei era una stella, la mia. Quella notte è caduta anche lei, sprofondata nei suoi demoni. Io ho deciso che non mi basta sopravvivere. Chiudo gli occhi, sorrido, e mi butto. "Se cadi tu, cado io."