Il suo nome era Hope, ma di speranza ne aveva ben poca. Tutto era iniziato una fredda sera di febbraio, quando si era resa conto che le persone erano false, piene di pregiudizi e tutte uguali. Perché quella sera? Boh, non lo sapeva nemmeno lei. Forse perché aveva chiuso definitivamente con una persona importante della sua vita, forse perché si era fermata a pensare troppo. Da lì è iniziato tutto. Il nero faceva parte della sua vita, si vestiva di nero, lo zaino era nero, l'astuccio, l'umore e persino le sue parole erano nere. A volte in classe faceva certi ragionamenti che facevano venire i brividi, parlava di cose strane e macabre, sorrideva tanto e rideva sempre ma si sa, sono le persone più felici e solari quelle che sotto sotto, sono le più tristi e insicure. Ascoltava musica arrabbiata, triste. Forse perché si sentiva così. Tutte le sue coetanee parlavano della loro cotta, di ragazzi carini, ma lei di ragazzi non ne voleva proprio sentir parlare. L'anno era finito e l'estate era ricominciata, si era ripromessa di cambiare ed essere più forte, ma sapeva che un altro colpo l'avrebbe mandata al tappeto... altro che rialzarsi, lei sarebbe sprofondata. L'estate era arrivata, usciva si divertiva, rideva scherzava. Ma come si dice, la quiete prima della tempesta. Lei era tutto tranne che forte. Non sapeva esternare le sue emozioni, lo faceva solo attraverso la musica, poteva implodere da un momento all' altro. Pochi la conoscevano veramente. Pochi avevano idea di chi lei fosse. Ma quel giorno, fu quello decisivo. Quel giorno, ricevette una pallottola in testa. Un'altra persona importante per lei che la tradiva, l'ennesima. Lei non ce la faceva più.
La scuola era ricominciata. Lei tentava di resistere, ma rabbia e tristezza la opprimevano. Successe tutto in fretta.
Salì velocemente e scale del palazzo, arrivò al tetto con il fiatone per la corsa. L' aria era fredda, ma non quanto lei, che si sentiva morta. Si avvicinò piano al parapetto e guardò l'orizzonte. Era tutto così bello visto da lì, pensava. Le case e le luci della città che di notte, erano uno spettacolo. Guardò in alto, verso il cielo, le stelle sembravano più luminose del solito, forse perchè erano pronte ad accoglierne una in più.
Guardò giù, e sentiva l'adrenalina iniziare a scorrere nelle vene.
Salì su quel muretto, cercando di mantenere l'equilibrio anche se sapeva che non sarebbe servito a molto. Guardò ancora una volta il paesaggio, chiedendo scusa a tutte le persone che un minimo tenevano ancora a lei.
Quel muretto su cui era in piedi ormai da qualche minuto, serviva a non far cadere le persone giù, quasi le venne da ridere, perchè nemmeno quello lo aveva fermata dal cadere. Saltò. L'aria le tirava la pelle della faccia, e dentro lo stomaco aveva uno strano senso di vuoto che le piaceva. Si sentiva viva in quel momento, quei pochi secondi. Sorrise.Tutto era iniziato una fredda sera di febbraio, ed una fredda sera di febbraio, tutto finì. Il suo nome era Hope, ma di speranza ne aveva ben poca.