Lezioni di violino

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⚠️⚠️PER CAPIRCI QUALCOSA, PRIMA LEGGETE LA ONESHOT "IL PRIMO AMORE DI KAGEYAMA", CHE TROVATE SEMPRE IN QUESTA RACCOLTA⚠️⚠️

Kageyama e Megumi stavano guardando le olimpiadi di pallavolo a casa di Megumi.

Megumi era più presa dal fare i grattini sulla testa a Kage, steso sul divano, con la testa appoggiata al grembo della ragazza, che dalla partita, perché i grattini sulla testa piacciono a tutti, anche al “re del campo”.

Finita la partita, conclusasi con la vittoria della squadra Italiana su quella francese, Kageyama si gira e guarda Megumi e, all’improvviso, se ne esce con la frase “insegnami a suonare il violino”
Megumi, che pensava Kageyama scherzasse, risponde ridendo sorniona: cosa?!?!?
Kage: insegnami a suonare il violino
Megumi, guardando negli occhi Kage: ma.. sei serio?
Kage: certo, stiamo insieme ed è normale voler esplorare ognuno il mondo dell’altro… tu hai visto le partite di pallavolo delle olimpiadi con me, ora io ti chiedo di insegnarmi a suonare.
Megumi, facendo cenno di sì con la testa: ok, andiamo a prenderlo.

I due ragazzi si dirigono verso la camera di Megumi, che prende dalla custodia il suo violino e lo porge a Kage: questo è un 4/4, questo numero indica la grandezza del violino e la mia è quella massima, quindi per te dovrebbe andar bene.
Megumi (Lo porge a Kageyama, sorridendo): prendi… non avere paura
Kageyama, imbarazzato: non ho paura di niente, figurati di un violino.
Megumi: sai leggere le note?
Kage: no
Megumi: ehehehe (risata nervosa).. bene. Allora iniziamo con un po’ di teoria.
Kage: ma come? Devo studiare anche qui?
Megumi: guarda che in tutto c’è in teoria, anche in pallavolo, anche voi avete i termini tecnici che io non conosco. Così è per il violino. Se ti dicessi di intonare il sol che è un po’ calante e di spostare l’archetto piu’ vicino al ponticello, tu che cosa faresti?
Kage: mi butterei dal ponticello.
Megumi: molto divertente.. vedi che ti serve la teoria?
Megumi con pazienza insegna per prima cosa le note a Kageyama, che si dimostra un allievo intelligente e veloce nell’apprendere.

Megumi: ok, ora che conosci le basi, passiamo al violino. L’archetto è formato da una bacchetta in legno e da una striscia di veri e purissimi crini di cavallo
Kage osserva l’archetto con una faccia disgustata e preoccupata.
Megumi: stai tranquillo, non viene fatto del male a cavalli per prenderli.
Kage, dissimulando l’imbarazzo: e cosa vuoi che me ne importi se fanno del male a quei bellissimi e dolcissimi animali…
Megumi sorride e continua: i crini di cavallo vengono strofinati ogni tanto con la pece, serve per far scivolare meglio l’archetto sulla corda.
Kage: ok
Megumi: che entusiasmo.. cmq, questa è la parte piu’ importante, perché concerne il modo di suonare. L’archetto si divide in tre parti: punta, centro o tallone. Poi c’è la vite, che serve per allentare o stringere i crini, Per evitare che si rompano, vanno allentati alla fine di ogni uso, prima di riporre il violino, ricordalo bene.
Kage: ok, signora.
Megumi: il violino ha solo 4 corde, il sol, il re, il la e il mi, le altre note le devi creare tu. Alla fine della cassa armonica c’è la mentoniera, che serve per appoggiarlo tra spalla e mento e suonarlo. Al centro tra le due effe, le fessure sulla cassa armonica, c’è questo sottile di legno…Cosa ti ricorda questo sottile strato di legno?
Kage: un comò.
Megumi ride e poi: si, cioè no, si chiama ponticello, quello da cui tu avresti dovuto tanto buttarti., il ponticello. L’archetto, nel suonare il violino, va appoggiato tra il ponticello e la tastiera, cioè il manico lungo e stretto, sotto le corde.
Megumi: infine, questo che ti sto per dire, non è utile alla pratica del suonare il violino, ma a me è interessato molto quando lo hanno spiegato. Se sbirci da dentro le “effe”(e avvicina il violino e le fessure agli occhi di Kage), puoi vedere un sottile bastoncino, una specie di colonna di pilastro, di colonna, che regge la cassa armonica. Senza di esso il violino non suonerebbe. Infatti si chiama “anima” e vuoi sapere la cosa piu’ incredibile? Non è fissata con niente, è solo incastrata in modo perfetto.
Kage: affascinante (con la sua solita faccia monotona)
MEgumi: mi prendi in giro?
Kage: no, perché?
Megumi: no.. niente (pensando tra se e se che deve ancora imparare ad interpretare alcune facce di Kage)
Megumi: ora iniziamo un po’ di pratica, sei contento?
Kage: bene, sono nato per l’azione.
Megumi: ok, per cominciare, posa violino e archetto e prendi una matita.
Kage: ma non dovevamo fare pratica?
Megumi ripete con sorriso isterico: ti consiglio di mettere giù il violino e l’archetto e prendere la matita…
Kage (spaventato dal sorriso e dal tono isterico di Megumi): ok.. cmq anche tu sei un’ottima allieva.
MEgumi: in che senso?
Kage: il tuo sorriso diabolico, quello che hai appena sfoggiato, è degno della regina del campo.
Megumi: grazie!!! Ma ora (di nuovo con voce bassa e intensa) metti il giù il violino e prendi la matita.. e ringrazia che il violino è mio, perché è la terza volta che te lo ripeto e te lo avrei già sfasciato in testa…
Kage (posando il violino e prendendo la matita): a volte fai veramente paura.
Megumi: prendi la matita con la mano destra semplice no? Così, guarda…
Kage: ok
Megumi: questo esercizio serve ad imparare l’impugnatura, guarda e impara la posizione. Memorizzala.
Kage: va bene così?
Megumi: no, le nocche sono troppo dure, rilassati. (appoggia la sua mano sulla sua e cerca di fargli trovare la posizione giusta)
Kage (un po’ rosso dall’imbarazzo): va- va bene così?
Megumi: bravo! Meglio, anche tu sei un ottimo allievo! (e da un bacio sulla guancia a Kage, che diventa ancora piu’ rosso). Ora passiamo alla postura. Prendi il violino, appoggialo sulla clavicola e poi appoggia il mento alla mentoniera.
Kage non riesce subito a posizionarlo, si sente impacciato.
Megumi si posiziona dietro di lui, afferra il violino, e lo aiuta, appoggiandolo alla sua clavicola, direzionando i movimenti e in questo modo, quasi abbracciandolo da dietro.
Kageyama è imbarazzatissimo, tutto rosso in viso ed emozionato per il contatto con il corpo di Megumi, spontaneamente, senza averlo previsto o senza rendersene conto, sussurra: Ti amo, Meg
Megumi: cosa?
Kageyama: ecco.. scusami.
Megumi: hai detto che mi ami?
Kageyama: s-sì.
Megumi: l’hai detto tu per primo? Non avrei mai pensato e sperato. Non ci credo. L’hai detto veramente per primo?
Kageyama: e-e-e scusami, non te lo dico piu’ (tutto rosso in viso, con lo sguardo abbassato a terra)
Megumi: no dimmelo di nuovo
Kage: T-ti amo
Megumi (questa volta con tono molto dolce): dai, dimmelo di nuovo
Kage: Ti amo…
Megumi: ti amo anche io (avvicinando le labbra a quelle di Kage, in cerca di un bacio, che non tarda ad arrivare).

Proprio in quel momento, così romantico, l’atmosfera viene rovinata dallo squillo del cellulare di Megumi.
Megumi, nervosa e imbarazzata, prende il cellulare dalla tasca e, nervosamente risponde: sì, prof Takeda?
Megumi: no.. non mi sono dimenticata che oggi c’era esercizio d’orchestra.
Megumi: sì, sono praticamente fuori da scuola.. ci vediamo tra pochissimo. Arrivederci (e attacca)
Kage: che vuole da te, il prof Takeda?
Megumi: è il mio prof di musica.
Kage: no, è il responsabile della mia squadra
Megumi: ma è anche il mio prof di musica
Kage: si, ma è il responsabile della mia squadra!
Megumi: si, ok, ma è Echiro Takeda è anche il mio prof di musica!
Kage: si, ma è il responsabile… (megumi gli mette una mano sulle labbra
Megumi: ok, ok, così non arriviamo da nessuna parte. Ragiona, se dovesse seguire contemporaneamente la tua squadra e la mia orchestra, saremmo davanti al primo caso documentato di dono dell’obiquità!
Kage: uhhhhh
Megumi: Kageeee, non è possibile, ragiona! Come si chiama il tuo prof TAkeda?
Kage: Ittetsu
Megumi: ecco risolto il mistero…
Kage: ahhhhh
Megumi: questo non toglie che ora dovrei essere ad orchestra e lo vorrei tanto io il dono dell’obiquità.

Qualche giorno dopo, in palestra, un paio di ore prima dell’inizio degli allenamenti, Kage si sta esercitando al violino in palestra, perché è la stanza con l’acustica migliore della scuola. Sta suonando uno dei brani che, nei giorni precedenti, gli aveva insegnato Megumi: l’inno alla gioia di Beethoven.
In quel momento, arriva Hinata, che stupito, inizialmente lo loda: ma stai suonando il violino? Sai fare anchr questo? Come fai????
Poi riflettendo, dopo un attimo di silenzio: ma stai suonando l’inno alla gioia?
Kage: sì, e allora? Ti devo chiedere il permesso? Sei il nipote di Beethoven e ti devo i diritti?
Hinata: ma ti rendi conto che tu e gioia insieme è impossibile? E’ un ossimoro!
Kage: un ossimoro? Che è?
Hinata: non lo so, farfugliava qualcosa del genere il prof oggi in classe e mi andava di sfoggiare una parola nuova.
Kage: cretino.

Piu’ tardi, finiti gli esercizi di violino, cominciano e poi finiscono gli allenamenti, ma prima di andare via, Kage si avvicina al professore: Prof, ma lei è imparentato con un certo Echiro Takeda?
Prof: sì, è mio fratello... maggiore.

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