Kirara ha il ciclo e, come tutte le donne sane di mente, sta passando il pomeriggio accoccolata a Kenma, mangiando nutella e patatine, perché si sa che una donna con il ciclo è meglio non contraddirla e alla richiesta di Kirara “amore, mi prendi patatine e nutella”, Kenma ha sorriso e non ha contraddetto.
Kirara: i reni.. mi sembra che si stiano per staccarsi da me e assumere vita propria. Stanno organizzando un rave party insieme al mio utero… ahiaaaaaa
Kenma, accarezzandole i capelli, con tutte le migliori intenzioni, si scorda l’abc delle cose da non dire ad una donna col ciclo: ti capisco, durante la partita con il ..
Kirara, alza la testa e lo guarda con occhi iniettati di sangue, interrompendolo: no! Tu non capisci! Tu sei un uomo! Non puoi capire niente!!!
Kenma, dopo un attimo di silenzio: sai, io sarei dovuto nascere femmina…
Kirara lo guarda con occhi sbarrati: coooosaaa?
Kenma: così credevano dottori, ginecolgi e ostetrici… e quindi anche i miei genitori.
Kirara: ma come è possibile?
Kenma: bhe, nelle ecografie ero messo in una posizione che non permetteva di capire il sesso, lo sai quanto odio farmi fotografare (ridacchiando), ma soprattutto dal test del dna risultava che ero una bambina.
I miei comprarono tutti i vestiti e gli accessori rosa, i dottori aspettavano Sakura, questo era il nome che i miei genitori avevano scelto per me, invece quando sono uscito dal pancione, c’è stato un attimo di silenzio e dottori e infermieri si sono guardati sgomenti. Mio padre, vedendomi, è svenuto, ma quello succede spesso in sala parto, mentre lo sguardo attonito del personale sanitario fece prendere un infarto a mia madre, che subito pensò al peggio.
Kirara: e invece?
Kenma: e invece gli infermieri in silenzio tagliarono il cordone ombelicale e mi consegnarono a mia madre, dicendo “è normale che la piccola Sakura abbia un pistolino in mezzo alle gambe?”
Kirara: e tua madre?
Kenma: mia madre sorrise e mi abbracciò, in quei 2 minuti aveva pensato a tutto il peggio possibile, da “è morta” ad “ha 4 braccia”.. rispose all’infermiere “è un maschio, va bene, è il mio piccolo principe.. si chiamerà Kenma”
Kirara: ma come è possibile che sia successo?
Kenma: in pratica la ginecologa privata che aveva seguito mia madre durante la gravidanza e le aveva fatto tutti gli esami, aveva fatto un piccolo errore di distrazione, ahahah…. Aveva trascritto male il risultato del test, forse perché era convinta che fossi femmina, visto che in tutte le ecografie ero a gambe chiuse e non si vedeva niente.
Kirara: ai tuoi è dispiaciuto?
Kenma: no, assolutamente, l’importante era che stavo bene.. a me è dispiaciuto.
Kirara: avresti voluto essere femmina?
Kenma: visto come stai ora, direi di no. Preferisco non provare i dolori del ciclo…. No il problema è questo...
E prende una foto nascosta in un cassetto della sua scrivania.
Kenma: Sei la prima a cui mostro questa foto e devi promettermi che non ne parlerai mai a nessuno.
Kirara: certo
Kenma le porge la foto, che mostra una mamma orgogliosa abbracciare il suo piccolo kenma, appena nato, con una bellissima e fiocchettosa tutina rosa confetto.
Kirara scoppia a ridere: scusa, non volevo, ma… sei bellissimo… o bellissima?! Ahahah facciamo così, sei bellissim*
Kenma: ridi, ridi, ma la mia camera era rosa, la mia culla rosa, il passeggino rosa, i vestiti comprati per i primi sei mesi erano rosa… per fortuna non me lo ricordo, altrimenti mi verrebbe il vomito alla sola vista del rosa.
Kirara: la mia dolce Sakura (abbracciandolo)
Kenma: ora però tocca a te.
Kirara: cosa?
Kenma: dirmi qualcosa che non so di te.
Kirara: non lo so, non mi viene in mente niente.
Kenma pensa un po’ e poi: “c’è una curiosità che vorrei togliermi. Tu e Tobio, come vi siete conosciuti, visto che avete interessi completamente diversi? Come fate ad essere così legati?
Kirara inclina la testa, guardando Kenma: sei geloso?
Kenma rosso per essere stato scoperto: no! Non è vero! Assolutamente… forse un pochino.
Kirara: beh, tu sai che sono autistica, ma forse non sai che anche Tobio lo è.
Kenma rimane un attimo in silenzio: questo spiega molte cose.
Kirara: boh, avrò avuto 8 o 9 anni quando mi è stato diagnosticato l’autismo. Mia madre, per capire e confrontarsi con altri genitori, si iscrisse ad un gruppo Facebook di genitori con bambini asperger, come me. Dopo qualche tempo, iniziò a chattare con la mamma di un bambino come me. Fecero amicizia perché abitava nella nostra zona. Iniziarono a consigliarsi, soprattutto su un argomento, ma prima di parlartene devi promettermi che non dirai mai a nessuno ciò che ti sto per confidare, perché è la mia arma per tenere in pugno Milky Boy con il ricatto, quando mi fa arrabbiare.
Kenma: prometto
Kirara: le nostre mamme diventarono molto amiche perché si confrontavano sul fatto che sia io che Tobio, a 5 anni, non volevamo smettere con l’allattamento al seno e facevamo un sacco di capricci quando le nostre mamme insistevano per smettere. Eravamo entrambi svezzati, ovviamente, ma evidentemente per noi era un momento di coccola tra le braccia della mamma.
Kenma scoppia a ridere.
Kirara: senti, vaffanculo! Non ti racconto piu’ niente.
Kenma: scusa, scusa, ma è che ora capisco la dipendenza dal latte del nostro amico.
Kirara: comunque… dopo tante chiacchiere virtuali, le nostre mamme hanno deciso di incontrarsi per un caffè e decisero di portare anche noi, per farci giocare. Dopo qualche minuto in cui Tobio continuava a guardarmi in cagnesco da lontano, attaccato alla gonna della madre, io, che all’epoca ero molto diversa da ora, ero un adorabile rompipalle, sempre allegra ed estroversa (praticamente facevo il cosplay di Hinata), riuscii piano piano a fargli rompere il ghiaccio. Non so come siamo diventati migliori amici, credo che sia un po’ come Amy e Penny di TBBT: ho cominciato a dire sempre che lui era il mio migliore amico, finchè non se ne è convinto e ha cominciato ad accettarlo.
Kenma: insomma lo hai preso per sfinimento.
Kirara: sicuramente ha cominciato ad apprezzarmi di piu’ quando sono cresciuta e sono diventata come lui, socialmente selettiva e molto molto molto tranquilla. Però sono veramente contenta di averlo conosciuto a quell’età, perché così ho potuto vivere una delle soddisfazioni piu’ grandi della mia vita, anche se il periodo è stato breve: ci sono stati uno o due mesi, in cui io avevo appena sviluppato, in cui ero piu’ alta di lui… poi sono iniziate le vacanze estive, lui è partito e.. quando è tornato era alto un metro e ottanta.
E’ durato poco, ma è stato bellissimo.
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Storie della buonanotte per amanti di Haikyuu!!
FanfictionOne-shot, come le schiacciate veloci di Hinata e Kageyama. Una serie di storie brevi, dai temi più disparati, sui nostri eroi della pallavolo, visti anche nella vita privata, a volte saranno storie divertenti, a volte romantiche, a volte tristi, a v...