The lover

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«Mi chiamo Harry» dice dopo qualche tiro. 

Louis ama fumare, perché il fumo è calore. Gli si brucia la bocca e gli si brucia la punta delle dita mentre tutto il resto si congela. Occupa il cervello, e lo fa uscire di casa. Le sigarette sono tutto ciò che ha.

«Che ci fai qui?».

Harry si morde un labbro. «Sono scappato. C'è il Met Gala proprio a qualche isolato da qua. Non so-» indica con una mano la strada scura, non trovando quello che cerca. «- non so per quanto ho corso».

Louis si chiede se sia ubriaco, o fatto. C'è qualcosa di strano nel modo in cui parla. 

«Mi chiamo Harry» ripete. «Sono famoso, io». Si volta verso di lui, scivolando nelle sue occhiaie, la guancia appoggiata alla mano. «Come ti chiami?».

«Non sono nessuno» risponde, la risposta fredda stride tra i denti. 

«Darai solo risposte del genere?». 

Louis fa fatica a metterlo a fuoco; sembra stare per piangere, o per frantumarsi come una bottiglia di vetro. Qualcuno l'ha scaraventato lontano. 

«Pensano tutti di conoscermi là dentro. Dovevo uscire». Fuma in modo malato, cercando nella sigaretta qualcosa che non troverà. Louis lo sa; non ci sono risposte là dentro. Le risposte non sono da nessuna parte. «Tu mi puoi amare? Per favore? Tu non mi conosci, sei l'unico che può amarmi».

È da tanto tempo che Louis non si rapporta agli esseri umani. Forse ha passato troppo tempo da solo a memorizzare i numeri delle targhe, e non sa più di cosa ha bisogno una persona. Non si prende cura di sé stesso, quindi non potrà prendersi cura neanche di quell'uomo.

«Mi piace il modo in cui tieni la sigaretta».

Harry non sa se mettere gli occhi sulla propria mano o sul viso spento di Louis. 

«Ho un vecchio libro d'arte a casa. L'ho letto così tante volte da saperlo a memoria».
Con la mano sinistra raggiunge quella di Harry, ed è il primo contatto che ha con una persona da tante notti. È strano davvero. Gli sembra di non avere la pelle, e che quindi Harry stia toccando uno strato interno, uno strato interno difficile da raggiungere da soli. È un interruttore, quello che vede?

«Cigarette Psychology, si chiama».

«E cosa dice su di me?».

«Che tieni le sigarette come fanno gli amanti».

Harry sfiora la sigaretta di Louis con la sua, e la cenere cade e la nicotina brucia, brucia, brucia.

«E tu come la tieni?».

Nemmeno Harry ha più la pelle. Sono più scheletrici di quanto si fosse accorto prima. 

«Non lo so».

Nonostante tutto, si sente più in pace ora di tutte le notti che ha passato a camminare. 


The Cigarette Psychology | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora