Per Chiara la ginnastica è tutto. Vale più della sua stessa vita.
Aveva più possibilità delle altre di finire in nazionale, perché due potevano chiamarla. Italia e Principato di Monaco. Se se lo meritava, alle olimpiadi era un must.
L'Italia non si è neanche presentata alla porta. Montecarlo era lieta di avere una campionessa dalla sua parte.
Quindi, nelle fila della prima categoria francese e anche in quella italiana, Chiara riuscì ad avere un terzo posto al volteggio, un secondo e un terzo posto alla trave, un secondo posto e un primo posto alle parallele e due primi posti al corpo libero. Ma tutto ciò erano solo i campionati. Era qualificata alle olimpiadi. Molti la davano come favorita, al di sopra delle americane.
Doveva essere ancora una volta perfetta. O come diceva nonna Elena "doveva volare più in alto...fino a toccare il cielo".
Era arrivata così vicina, mancava un solo giorno alla partenza. «pour cette dernière nuit à Monte Carlo, amusez-vous bien. Demain tout le monde à Rio De Janeiro» le aveva detto la sua coach Marie, un po' come la sua seconda mamma.
"vai Chiara, esci un po' con noi" avevano insistito i suoi amici e così accettò.
Se non fosse salita su quel motorino, non si sarebbe slogata il polso, avrebbe preso l'aereo e avrebbe gareggiato. Magari avrebbe preso una medaglia o magari avrebbe anche vinto un titolo oppure nulla.
Questo è impossibile saperlo quando lei è bloccata su una spiaggia a Montecarlo a guardare le gare dal suo telefono, bevendo una coca zero e mangiando delle patatine che le aveva portato suo cugino.
«dai Chiari, non puoi stare a digiuno per sempre» «Charles puoi levarti dal cazzo, grazie»
Le sue prime olimpiadi a soli 16 anni era volate via come un esercizio al volteggio.
«Charles...» richiamò il ragazzo indietro. «non devo più levarmi dal cazzo?» ridacchiò Leclerc.
Chiara gli fece posto sulla sdraio. Lui si sedette e lei si accoccolò. Insieme continuarono a guardare le prove di qualificazione, mangiando le patatine che il ragazzo le aveva portato.
«hai qualche gara tu?» Chiara non andava mai alle gare di suo cugino. Doveva allenarsi. Le era difficile però con la prescrizione "ferma per un mese...almeno".
Chiara non aveva mai amato le regole e ancora di meno chi gliele dava. Spesso medici, i suoi genitori, per quanto li veda poco e niente.
Allenandosi e vivendo dagli zii a Montecarlo con la sua famiglia che è a Bologna, lei si affida totalmente alle mani dei Leclerc.
Charles è la sua ombra, il suo migliore amico, vale come un fratello. Arthur e Lorenzo anche, sebbene non quanto il futuro predestinato della Rossa.
«il 24 parto per il Belgio. Ti va bene?» «oddio, bene no, ma sempre meglio che avere le mani in mano tutti i santissimi giorni di questo benedettissimo mese»
Chiara continuava a farla la ginnastica: ruote senza mani, ribaltate, salti sul trampolino che gli zii le avevano montato nel giardino. Poi non doveva perdere la sua straordinaria elasticità. Ma quello per le non era più vivere.
«io in questo mese devo sopravvivere e solo poi ricomincerò a vivere veramente» era stata la sua risposta alla provocazione che il medico le aveva fatto riguardante "questo mese vivilo bene"
«questa è Simone Biles, no?» Charles provava a capire qualcosa di ginnastica, così come Chiara provava a farlo sull'automobilismo. «si, la migliore al mondo»
Se le facessero la fatidica domanda "a chi ti ispiri?" In meno di un decimo di secondo dalle sue labbra uscirebbe il nome della campionessa americana.
Lei non guarda gli esercizi di tante persone, ma sicuramente Simone è una di quelle. Basta che le diciate le gara e lei probabilmente riuscirà a ricordare quale fosse la sua routine in tutti gli attrezzi.
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one shot carine carine [random]
RandomALLORA... Penso si legga bene dal titolo di cosa si tratti, ma facciamo che va ancora meglio se lo spiego anche qui: Storie di un solo capitolo che riguardi persone che vivono comunemente in un paddock. Nello specifico le categorie incriminate saran...