Parte 3

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«Dai, Eve, lasciami pagare! Ho detto che ti avrei portata a cena!»

«E infatti hai guidato tu, quindi mi hai letteralmente, nonché fisicamente, portata qui. Pertanto ritieniti soddisfatto.» Eve si puntò un pugno sul fianco e fronteggiò Daniel, fissandolo minacciosa negli occhi, «È il mio compleanno, quindi offro io!»

«In realtà pesavo di offrirti la cena come regalo.»

Lo ignorò, mentre tirava fuori il portafogli dalla pochette, «Mi accontento della torta.»

«Seh, una candelina scroccata in mensa... Sai che regalo...»

«Conta il pensiero.» Estrasse la carta di credito e con un ghigno la fece scontrare con quella che lui le reggeva davanti, «E poi tu avevi già pagato la volta scorsa.»

«E vabbè, dai, le prossime due volte pagherai tu, ma ques-» Nell'udire la donna alla cassa schiarirsi la voce, il giovane si ammutolì.
Voltò la testa imbarazzato verso l'asiatica, che aveva preso a tamburellare innervosita le dita sul bancone accanto a loro. Poi tornò a fissare lo sguardo minaccioso di Eve.
Sospirò sconfitto. Era inutile perdere tempo a discutere con quella testona.
«Va bene, mi arrendo!» Lasciò la sua tessera sul banco, proprio accanto a lei. «Io ora vado in bagno. Nel mentre tu sei liberissima di pagare con la carta che preferisci.»
Sollevò le mani e si incamminò verso la porta in legno scuro qualche metro più in là.
«Però la prossima volta offro io! E non si discute!»

La risposta lo raggiunse quando era già nell'antibagno: «Mi pare ovvio! Che pensi, che ti permetto di scroccare ogni volta?»

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Si asciugò le mani e fissò un'ultima volta il proprio viso sorridente nello specchio, per poi passarsi le dita tra i capelli.
Davvero una splendida serata, come d'altronde ogni altra passata in compagnia di Eve. Quegli stupidi battibecchi, poi, erano la parte più divertente.

Appena uscì dal bagno, un bolide nero gli sfrecciò a una spanna dal viso. D'istinto si ritrasse e lo afferrò al volo, per poi portarlo davanti agli occhi.
Una décolleté nera.
Non fece nemmeno in tempo a chiedersi perché una scarpa stesse sorvolando il ristorante, che un lamento accompagnato da un gridolino lo spinsero a girarsi verso la cassa.
La donna dietro di essa aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Davanti a lei, un ventenne dai capelli mori a spazzola, di certo facente parte del chiassoso gruppetto che da poco aveva lasciato il locale, era riverso sul pavimento, con una mano sulla guancia coperta da una leggera barba.
Riuscì anche a cogliere il movimento che la gamba di Eve compì prima di scomparire dentro lo spacco del vestito e far toccare terra al piede. Scalzo.

«Eve!» la ammonì, e la raggiunse a lunghe falcate.
Lei trasalì e voltò di scatto la testa per rivolgergli un tiratissimo sorriso innocente.
«Non posso lasciarti da sola un minuto che già ti metti a prendere a calci la gente?!»
Si voltò subito verso il moro, ancora stordito per il calcio in faccia, e gli porse la mano, «Ti chiedo scusa, a volte non si controlla. Sai com'è... le donne... sono imprevedibili!»
Ridacchiò imbarazzato, «Però se sei ancora così lucido vuol dire che non era troppo forte. Tranquillo, all'inizio fa un po' male, ma passa subito.»

Il tipo rimase immobile a fissarlo con sguardo sconvolto.

«Ha iniziato lui!» si difese la ragazza con tono lamentoso, «Mi ha toccato-»

Daniel si voltò per trafiggerla con un'occhiataccia, «E che problema c'è se uno ti to-»

«Il culo!»

«Oh...» Rimase solo un instante immobile ad assimilare la notizia, «Allora sei un minimo giustificata.»

Intanto il malcapitato si stava rialzando in modo scomposto sorreggendosi al bancone. Era intenzionato ad andarsene il più in fretta possibile, per non rischiare di essere malmenato anche dall'accompagnatore della pazza col vestito rosso. Quello, però, invece di attaccarlo, appena incrociò il suo sguardo allarmato scoppiò a ridergli in faccia.

Birthday Special - La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora