1 : Rumore oltre l'inascoltabile.

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«Merda, c'è freddo.»

«'Giorno Kacch-, aspettami!»

Una voce come frastuono, squilla per le corde del mio sistema uditivo.

Al mero ascoltare, sentire di esso, rimbomba con terribili risultati, attraverso la mia pelle che si disfa, sotto l'impatto di un così traumatico chiamare.

È, piuttosto, traumatico, l'essere chiamato in una maniera, sempre così acuta, da parte di una certa persone per la tua intera vita.

È avvolto dalle sue mani il destino del più puro interesse della tua vita.

Detesto quell'idiota di Deku...

Cammina frettolosamente, ma è ancora lento peggio di una lumaca.

Ora che il ridicolosamente snello corpo del mio amico d'infanzia ha, finalmente quanto tediosamente, raggiunto verso di me: «Hai da aspettarmi, fuori casa mia ogni mattina?» Seriamente, hai ancora bisogno di farlo?

Mi trovo ripetere suoni vociati, oh così fottutamente vecchi ad adesso — dovrei distaccare me stesso; essere capace di farlo.

Non voglio vederlo; credo sia adesso affianco le mie spalle.

Un vento ghiacciante come potrebbe essere, qui per stufarmi — per l'Inverno che è ancora da poco tempo passato, soffiando contro di me.

«Sicuro, Kacchan!» Detesto i suoi versi striduli!

Con lo sguardo affascinato, quasi abbia appena visto chi sa che cosa, Deku sembra come star aspettando per una mia qualsiasi, possibile risposta.

«Tsk.» Va bene così?

«Kacchan, dovresti essere molto più gentile con le persone! Almeno, adesso che siamo al liceo!»

«Tch... Come se le persone potessero mai cambiare, in questo modo, da un giorno ad un altro...» Sospiro dopo ciò... un peso arriva a provocarmi dolore al petto.

Sì, come se le persone potessero essere capaci di cambiare... in questa maniera, da un giorno ad un altro.

«Kacchan, solo perchè tu non ci provi, non significa che non sia possibile cambiare davvero! Tutte le persone hanno dei sentimenti, provano sensazioni che potrebbero scaldare i loro petti, o gelarli, rischiando così di fermare il loro cammino per sempre.»

«Non ho mai realizzato potessi essere così saggio.» Il mio sguardo è diretto a scorrere dinanzi a me.

Gli striduli versi di Deku mi raggiungono, in qualsiasi maniera, l'udito. Anche adesso che ci siamo trovati di fronte una tale coltre di macchine.

Il traffico, questa mattina, sembra essere incredibile.

Insopportabile è, da capire che soccomberò, sottomesso a passare questo percorso mattutino — per poi dopo tornare a casa -, ogni giorno, con dei tali fastidi, per tre fottuti anni.

Alzo lo sguardo, via dai miei pensieri — il marciapiede è piuttosto vuoto. Le due immagini, se comparate fra di loro, sembrano prendere in giro i pedoni in qualche modo.

«Devi imparare ad ascoltare le persone, Kacchan!»

«Lo farò quando non avrò nient'altro da fare.» Borbotto, prima di attraversare la strada.

Il semaforo, in un momento scatta per mutare verso il giallo, mentre io percepisco qualche forza farmi ritrarre alla sprovvista. Evito malamente uno scooter guizzante, che mi stava investendo.

Vorrei urlargli contro parolacce, ma il giudice sguardo di Deku, adesso, fisso sulle spalle del sottoscritto, mi blocca dal versare il momentaneo contenuto dei miei pensieri. La bocca a pizzicare dalla noia, donata dalle parole non dette.

«Tsk... comparse.»

«Non dire così, Kacchan! Dovresti smetterla di chiamare le persone come fossero degli attori.»

«Tsk.

"Personaggi", Deku... Comunque, dovresti smetterla di accompagnarmi; so come andare a scuola anche da solo.»

«Lo dici ogni mattina... ma, continuo ancora ad accompagnarti ogni volta!»

Lascio il mio sguardo vagare.

Non lo voglio vedere.

Le sue iridi legnose, penetranti e spaventosi giudici.
«È perchè te lo lascio fare.»

«Mh? Tu non mi lasceresti mai fare niente di quello che voglio, Kacchan... Ammetti che ti importa di me!» Sta facendo quello orgoglioso, adesso?

Che bambino

...Anzi, lui è uno "«Mer-Deku»".

Devo averlo fatto incazzare... Mi ha lasciato nella solitudine del tracciato ー il semaforo è ora verde, e posso passare per la strada.

Stranamente, oggi non sono in ritardo... Quel dissimulato, MerDeku mi ha fatto svegliare mezz'ora in anticipo.








。~♤♡~ 。







Messaggio da "Vecchia":
'Vai al (negozio)konbini, c'è bisogno di lattuga e kimchi.'

Tsk...

Non c'è mai un tempo in cui quella vecchia mi lasci tornare a casa in pace.

Secondo lei, sarebbe un comportamento adeguato per un "bravo figlio", l'aiutare il proprio genitore con i lavori di casa.

Mi manda, peraltro, a fare la spesa più volte a settimana, lasciandomi comprare solo poche cose, perchè ha paura che mi azzarderei ad abusare dello stupido e rarefatto denaro che lei mi dà.

Una commissione stancante in aggiunta all'inizio del nuovo corso di studio, l'allenamento con la squadra di atletica ed il lavoro che ho appena ottenuto alla pizzeria vicino al quartiere, equivale a zero vita sociale.

Così, zero amicizie... tsk, come se ne volessi effettivamente.

Entro dei pieni cinque minuti, mi trovo raggiungere l'entrata del konbini, a qualche decina di metri lontano da casa.

Devo farlo, eh?

Che palle.

Beh, uhm... pane? Non mi sembra di aver letto nel messaggio della Vecchia, di comprarne qualcuno.

Uhm... Ne prendo un pacco.

Va bene... E adesso... Due pacchi di linua salata di mucca...

Andando verso uno dei banchi casse, prendo il mio telefono fuori dalla tasca della giacca... solo per vedere che ho seguito correttamente gli ordini dati a me da quella donna.

«Kacchan!»

«Mer-Deku...» Quell'idiota è di nuovo alle mie spalle.
Sembra quasi che quella posizione sia la sua ispirazione; cosa lui dovrebbe volere fare per tutta la sua vita.

Tsk, come se glielo permettessi...

Prendo il denaro della Vecchia ーdalla tasca dei pantaloni - velocemente abbastanza, così che possa lasciare indietro quel nano verde, e testardo come poche cose al mondo.

«Tch... La Vecchia voleva dell'altra roba...»

«Kacchan! Non chiamare zia Mitsuki in quella maniera! Non è carino!»

«Sh-h!»

Come fosse stato riferito a lui, il cassiere si irrigidisce. Mi guarda male.

«Tsk.»

Come se potesse quasi rendere le cose migliori, il, seduto, imbecille in uniforme mi saluta con un "«Arrivederci»"; come mi muovo dal registratore cassa.

Comincio a muovermi in direzione dell'uscita del negozio, con la mia borsa con, i da poco comprati, pane a fette e della carne di mucca, mentre gli striduli saluti del secchione mi raggiungono.

«Tch... MerDeku.»

Tinnito [ORIGINALE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora