3 Occhi di ghiaccio

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Ritornati in polizia, Ryan ancora una volta dietro alla scrivania si fermò ad osservare le foto scattate al corpo della terza vittima Johanna Martin. Dopo aver visto le foto del cadavere Ryan andò a cercala sui social media. Sul suo profilo instagram appariva in una foto sorridente con i lunghi capelli raccolti in treccine afro. Era la figlia di un grosso imprenditore edile dal nome Claudius Martin, molto conosciuto in città e anche all'estero per il suo curriculum: associazione per delinquere, frode fiscale, riciclaggio e truffa erano solo alcune delle accuse che lo avevano colpito in prima persona. Tuttavia Claudius non si trovava dietro le sbarre bensì nella sua lussuosa villa. Qualche foto ritraeva Johanna persino al suo fianco e a quello della madre e del fratello minore, non mancavano le foto con i compagni di scuola e gli amici. Tutto sembrava normale ma dietro quella normalità apparente si celava qualcosa di oscuro e pericoloso. Il sindaco ad esempio, padre della prima vittima, doveva esser dimesso dalla sua carica, eppure era rimasto ricevendo addirittura più voti del dovuto. Era quasi come se questi pezzi grossi avessero barattato la loro gloria con le vite innocenti delle proprie figlie. Se così fosse stato questo gioco doveva giungere alla fine il prima possibile. Ryan aveva mille domande e forse qualcuno, avrebbe potuto dargli una risposta... Spense il monitor del pc e si alzò di scatto.

- Il mio turno è finito. – disse salutando Ramona ancora presa dalle scartoffie da consegnare al capo. Lei alzò una mano e lo salutò a sua volta.

Ryan uscì dalla centrale e si strinse nella giacca di pelle nera, l'aria alla sera era pungente. Ripensò a quel ragazzo incontrato ore prima e alla macchina fotografica che gli aveva visto appesa al collo ricordandosi improvvisamene dei flash. Quei lampi fulminei di luce bianca, li aveva visti ogni volta, su ogni scena del crimine. Alex, se questo era davvero il su nome, aveva a che fare con l'indagine ne era certo.

La strada grigia e la nebbia lo circondavano, le luci delle insegne di negozi, si specchiavano sulle pozze d'acqua, doveva aver piovuto forte ma lui non se ne era reso neppure conto sopraffatto come era dai pensieri, portandosi un ciocca bionda ribelle dietro l'orecchio, si accorse di avere i capelli umidi, sotto la luce dei lampioni quel piccolo cerchio argenteo all'elice sinistro luccicò. Alle volte restava immobile come pietrificato mentre il suo subconscio vagava perso chissà dove. Quando capì cosa fare, si mosse svelto ed afferrò il suo cellulare. Cercò il ragazzo in ogni dove, contattò persino alcuni dei suoi agganci della malavita, nessuno però seppe rispondergli, solo uno di loro, gli diede una speranza. Ryan fumando nervoso affrettò il passo famelico di risposte e raggiunse così la strada indicatogli per telefono in quell'ultima chiamata, fu proprio lì che incontrò un tizio strambo che gli disse dove poter trovare Alex...

- Mi hanno detto che stai cerando Alex, occhi di ghiaccio. – pronunciò il tizio con una bandana in testa ed i vestiti logori. Ryan corrugò la fronte, quegli occhi non era riuscito a scacciarli dalla sua mente, ritornavano penetranti come fari nella notte.

- Forse. – pronunciò, non gli aveva mentito almeno sul nome...

- Seguimi. – disse l'uomo prima di dargli le spalle ed incamminarsi.

L'agente Morris non era solito a fidarsi del primo delinquente che gli si parava davanti, ma fece eccezione, doveva trovare quel ragazzo. In silenzio lo seguì fino ad uno sfasciacarrozze abbandonato notando immediatamente che molti senzatetto avevano fatto di vecchie vetture le loro case. L'uomo con la bandana si congedò dopo aver fatto un cenno a qualcuno e Ryan si fece avanti sotto gli occhi indagatori dei poveri barboni che lo squadrarono da capo a piedi. Per fortuna non era solito indossare la divisa. In un luogo come quello indossarla sarebbe equivalso alla morte. Nessuno poteva sfrattare dei poveri, a maggior ragione nessuno poteva mettersi contro le gang o ficcare il naso in cose che non lo riguardavano. Ryan si avvicinò ad un bidone adibito a stufa dove un vecchio uomo si stava scaldando, questi allungò una mano guantata fino alle nocche verso di lui. L'agente prese il portafogli e gli consegnò alcune banconote. Egli se le infilò nella tasca posteriore dei pantaloni e fece a Ryan un segno con la testa. Lui seguì la direzione indicatogli con lo sguardo e posò i suoi azzurri occhi su una vecchia vettura. I vetri erano stati coperti da nastro adesivo per imballaggio e sacchi dell'immondizia neri. Si avvicinò e bussò al finestrino del passeggero sul lato destro della vettura. Da vicino il suo udito ipersensibile sentì dei bisbigli e dei rumori strani. Non ricevendo risposta aprì lo sportello che si spalancò mostrando Alex indaffarato con un giovane uomo dalle braghe calate. Schifato dalla scena, fece alcuni passi indietro prima di parlare:

- Fuori. – ordinò al giovane uomo sconosciuto.

- E' il mio turno adesso, non puoi aspettare o sei così vecchio da aver il bisogno imminente?! – gli chiese quello. Nonostante l'idea di toccare quel tipo lo rivoltasse Ryan allungò un braccio spazientito tirandolo fuori dal veicolo di peso.

- Ho solo un bisogno imminente ed è quello di spaccarti il setto nasale! Che ne dici? – si fece in avanti con il viso e il giovane sussultò dalla paura, cadde inciampando nei suoi stessi pantaloni, poi si alzò e corse via con ancora le braghe calate.

All'interno della vettura mal messa, una risata fresca si innalzò. Ryan si voltò e vide Alex ridere di gusto. Anche lui lo stava guardando mentre si infilava una felpa nera sulla canotta bianca. Adesso Ryan potette ispezionare con lo sguardo il velivolo, al poso dei sedili vi era un cencioso materasso ai piedi di esso un ammasso di vestiti appallottolati. Alex restò a fissare Ryan curioso sistemandosi con la schiena su una giacca che molto probabilmente gli fava da cuscino. Si strinse le gambe al petto distogliendo lo sguardo dal bell'agente. In quell'uomo c'era qualcosa di dannatamente affascinate e spaventoso allo stesso tempo.

- Come hai fatto a trovarmi? – gli domandò con tono timido Alex.

- Sono un poliziotto, è il mio lavoro. Presto avrai l'intero distretto alle calcagna. Non sono poi così stupidi come fanno credere.

- Ho visto le mie amiche squartate, trucidate e mostrate come trofei. Non ho paura della polizia. E' la polizia che dovrebbe averne.

- Di cosa stai parlando? - quelle parole stuzzicarono Ryan in cerca ormai da anni di risposte.

- Tu lo sai non è così?

Lui tacque. Alex era solo un ragazzino eppure i suoi occhi parevano aver vissuto mille vite. Si udì un colpo di pistola e poi dei passi in corsa. Il giovane trasalì. Morris non poté fare a meno di accorgersene.

- E' questo che vuoi? Vivere perennemente con la paura che qualcuno possa trovarti e farti il culo? Davvero?

- Non è quello che voglio, ma è tutto ciò che posso fare per proteggermi.

- Senti, so che non fai parte dei cattivi. – per pronunciare quelle parole Ryan dovette sforzarsi, non era solito essere sentimentale.

- Vuoi farmi credere che mi aiuteresti?

- Perché no?

- Perché si invece? – gli domandò Alex uscendo dalla vettura a piedi nudi. Adesso faccia a faccia, l'agente Morris poté rendersi conto di quanto alto fosse il ragazzo. Magro e lungo come un modello, anche il viso bianco e sottile pareva quello che si vede sulle riviste pubblicitarie, era davvero bello. Aggraziato come una donna, con mani lunghe e sottili nascose una collanina all'interno della felpa.

- Perché voglio farlo e ti converrebbe accettare la mia offerta, non mi sembra ci sia la fila.

Alex fece un cenno con il capo alle sue spalle, con la fronte aggrottata Ryan si voltò e vide due uomini poco distanti da loro che aspettavano il proprio turno ma, per qualcos'altro...

- Non intendevo quel tipo di fila!

Alex scoppiò a ridere e quella risata così contagiosa, non riuscì a fargli trattenere un sorriso. 

Run to another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora