PROLOGUE

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In un luogo poco lontano da quel che sarebbe diventato il New England, sorgeva, sulla vetta di una vasta valle, un maestoso castello. Lungo il perimetro esterno si contavano erte sei altissime torri che al calar della notte parevano braccia di drago, era possibile scorgervi vedette ad ogni ora del giorno che, con i loro archi costantemente all'erta, sembravano artigli di zampe inumane. Le mura che circondavano il palazzo erano così impenetrabili che si diceva portassero le grazie di un incantesimo, il quale le rendeva inscalfibili, tanto che nemmeno i cannoni più potenti erano mai riusciti ad atterrarle. All'interno, quasi a contrastare la durezza esteriore, si ammiravano immensi giardini, adornati qua e là da roseti ed alberi da frutto e costeggiati da sentieri di ghiaia e ciottoli: il verde dell'erba si fondeva con tutti gli altri colori dando l'impressione di un dipinto puntellato, fatto dal migliore tra gli artisti del villaggio che si dispiegava poco più giù nella valle. Il palazzo di Re Jandro IV era uno dei più sfarzosi e maestosi del tempo, varcate le porte ci si trovava immediatamente in quella che era la sala più ambita da duchi e duchesse, conti e contesse, ricchi artigiani e donne modeste, nella quale il sovrano era solito dare banchetti e feste. Su ambo i lati si ergevan poi delle larghe scale, quella a destra portavano alle sale private dei reali e ai vari servizi del palazzo mentre sulla sinistra una miriade di stanze erano disposte all'utilizzo degli ospiti. Proseguendo nella sala principale, a lato era possibile accedere, attraverso un enorme portone in legno, alla sala del trono che era la più lunga del palazzo, sul suo pavimento giaceva un immenso tappeto rosso e alla fine della stanza, poco distante da un rosone colorato, vi erano i troni dei quattro reali: Re Jandro IV, sua moglie, la Regina Sinuea, l'erede al trono, la Principessa Karla e la secondogenita, la Principessa Sofya. Poco più giù, nell'immensa valle governata dal Sovrano Buono, come definito dal popolo, le viottole erano animate dalle voci ululanti degli abitanti del Villaggio di Skynnabátos indaffarati a vendere, comprare, barattare, giocare, passeggiare, godendosi quel candido cielo che, di lì a breve, sarebbe diventato nero, come presagio di qualcosa che al Re non sarebbe per niente piaciuto.

Il mare era sempre stato la sua rovina e la sua fortuna, si diceva fosse quello il pensiero che vagheggiava costantemente nella mente della donna dai lunghi capelli neri che era ora stante sul ponte del suo vascello con un cannocchiale tra le mani mentre la sua spalla destra le indicava con un dito una terra all'orizzonte. Non era molto lontana, entro sera sarebbero riusciti ad armeggiare lì se il vento fosse stato dalla sua parte. Ed il vento lo era sempre, dalla parte sua, o almeno era quello che il vociare nelle vecchie bettole raccontava: era una donna ed era il pirata più temuto e rispettato del mare e questo era un problema per chiunque fosse un vecchio uomo, convinto che quella fosse un'impresa troppo forte per una semplice donnina da quattro soldi. Il sole era appena sorto quando Willy o' lehj aveva svegliato il capitano facendola accorrere sul ponte, sentendo il trambusto tutta la ciurma si radunò alle spalle della loro leader iniziando a tirar fuori urla di gioia e ghigni di contentezza, erano ormai settimane che La Mariposa viaggiava senza sosta, tutto l'equipaggio era stanco di non veder bottino né donne da mesi, in più le loro provviste iniziavano a scarseggiare. E con provviste si intendeva perlopiù il vino, avrebbe detto il capitano. La donna guardò con un piccolo ghigno la sua gente, prima di accendere con uno stecchino magico quello che oramai aveva appreso chiamarsi sigaro e tornare in cabina. Curiosa scoperta la sua, dal momento che da quando avevano saccheggiato la Rodrigos, quella specie di tubetto colmo di foglie di tabacco era diventata una sorta di dipendenza, più del vino e delle donne. Comunque sia, il comandante sedette al tavolino rotondo che era inchiodato al legno della sua cabina, sbuffando fumo e scribacchiando appunti su quel ch'era noto come Diario di Bordo. Ore dopo, tornò fuori fermandosi per un momento ad ammirare il cielo limpido mentre il forte vento le scuoteva la folta chioma ma notando una piccola orda di nuvole nere ad Oriente capì che il maltempo sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro, quindi ordinò al timoniere di prepararsi a tenere la rotta verso la terraferma e urlò ai compagni di dispiegare le vele così da velocizzare i tempi di attraccaggio. Quando il sole era esattamente al centro del cielo ed il vento continuava ad incalzare la sua corsa, le nuvole coprivano quasi del tutto quello che fino a poco prima era solamente l'orizzonte ma che in quel momento era diventata l'ennesima spiaggia sulla quale gli stivali della donna dai capelli corvini avevan lasciato la propria orma dopo un abile balzo dalla scialuppa. Il capitano era finalmente approdato su una nuova terra, dopo mesi e mesi di mare aperto. Così aveva deciso, avrebbero lasciato le eventuali razzie al giorno seguente o a quello dopo, ma su quella sera sicuramente non aveva alcun dubbio: avrebbe lasciato i suoi compagni ai loro vizi, per potersi dedicare ai suoi.

N.A.
hello readers, come vedete sono tornata e pure abbastanza velocemente direi.
questa è una nuova storia a cui pensavo già da un po', vedremo insieme cosa ne uscirà se avrete piacere di accompagnarmi in questo viaggio
perciò diffondete il verbo e se vi va lasciatemi un feedback per capire se può intrigarvi una trama del genere.

p.s. a differenza delle altre ff, ho intenzione di lasciare l'immagine rispettiva di ogni personaggio dal nome fittizio che inserirò.
ORLANDO BLOOM as Willy o' lehj

ORLANDO BLOOM as Willy o' lehj

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stay tuned(:

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