CHAPTER VI

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All'alba di un nuovo giorno, l'affascinante Capitano stava stante dinnanzi la bettola in cui aveva albergato le notti precedenti, con in una mano un tazzone colmo di rum e nell'altra un sigaro di tabacco che un simpatico vecchio le aveva donato il dì in cui avevan ormeggiato in quel posto. A dire la verità, non sapeva dove si trovassero, qualcuno parlava della Terra maledetta e qualcun altro della Terra dei leocorni, ma in entrambi i casi, a Lauren fregava ben poco finché ci fossero stati cibo, vino e donne a sufficienza per il loro breve soggiorno. Sapeva bene, però, dove non si trovava, il che coincideva esattamente con il dove voleva essere. Sapeva altrettanto bene che quella terra stregata non le avrebbe fatto del bene così come la sua futura Erede, bugiarda e maliziosa. Ci pensava spesso – per non dire sempre – a come sarebbero potute essere le cose tra lei e l'altra, se non avesse deciso coscienziosamente di salpare quell'ormai lontano giorno. Si chiedeva se la donna dalla bellezza disarmante e dal carattere funesto avesse trovato ciò che lei aveva arbitrariamente lasciato per far sì che lo trovasse, per far sì che un pezzo di sé potesse rimanere con lei e, chissà, forse, per far sì che non la dimenticasse mai. Stupida stolta, pensava ogni volta immediatamente dopo, come poteva credere che una mangiauomini come quella donna potesse mai ricordare anche sol la sua ombra. E, ogni volta, malediceva sé stessa per aver lasciato il suo cuore prendere il sopravvento e portarla, ancora, col pensiero a Lei. In circolo, questo accadeva ogni qualvolta il Capitano avesse un attimo vuoto per pensare. Era diventata per lei un tormento, come un uragano che s'infrange sulle rocce fino a spezzarle per la sua forza inaudita. Camila – o come non-la chiamava Lauren, Lei – era un uragano, senza pietà per alcun uomo o donna sull'intera Terra. Ma, per dirla tutta, il pensiero che al sorger del sole assillava ora la donna dagli occhi smeraldo era uno, unico e solo: chissà quanti altri uomini saran venuti dopo di lei. Lauren non riusciva a pensarci eppur ci pensava costantemente, quanto più voleva spinger via il pensiero di Lei – nello specifico, di Lei con altri – tanto più quella veniva a tormentarla. Dannata incantatrice, continuava a ripetere nella sua testa pur di scacciare quei brutti e aspri pensamenti. Come a voler esaudire i suoi desideri, la bella Lucy arrivò alle sue spalle prendendola di soppiatto con una dolce e calorosa stretta al bacino. Lauren grugnò ma mise in volto il sorriso più falso e meschino che conoscesse prima di voltarsi verso di lei.

''Buondì, mio Capitano'' disse dolcemente, stampandole un lieve bacio all'angolo della bocca, la corvina sospirò prima di cacciare uno sbadiglio sonoro che fece sorridere l'altra.

''Se fosse stato un buon dì, certamente saremmo già salpati alla ricerca di un posto con rum decente'' grugnò slacciandosi dall'abbraccio ed incamminandosi verso la scricchiolante porticella della baracca, Lucy la seguì divertita dal suo malumore – il quale non era certo un'eccezione, almeno da quando aveva tempo fa salpato quelle bianche coste, e lei lo sapeva bene. La verità era che la giovane pirata aveva sempre avuto un debole per il Capitano, risalente a quand'ella ancora animava i compagni per la rivolta sul vecchio burbero che prima aveva il suo posto. Lucy era evidentemente persa e pendeva dalle sue labbra più di tutti gli altri che semplicemente si limitavano ad eseguire ordini quando necessario. Desiderava, anzi, bramava la compagnia della donna, voleva poter stare al suo fianco come qualcosa in più che una semplice scopata quando le andava. Perciò, è presumibile il rancore, la gelosia e, forse, l'invidia nei confronti della bella Principessa Incantatrice – come solea chiamarla – ch'era riuscita a rapire la sua attenzione, se non qualcos'altro, in poco più che qualche giorno. Lauren era in perfetta conoscenza dei sentimenti della sua compagna verso lei, invero spesse volte aveva tentato di allontanarla quand'eran più giovani ma l'altra proprio non voleva saperne, tant'è che decise di stare sotto le sue regole e al suo volere. Il giovane Capitano non amava vedere chi le stava intorno soffrire, per quanto fossero pirati avevan comunque un cuore pulsante e delle emozioni vive, per questo motivo decise di essere da subito chiara con lei circa i suoi sentimenti. Invero, Lauren non aveva amato né una persona in vita sua che non fossero i suoi genitori e suo fratello e proprio per quel motivo non aveva intenzione di amare altro. Era fermamente convinta di essere distruttiva, pensava infatti che tutto ciò che avesse mai amato le si sarebbe distrutto e frantumato tra le mani. Non meritava la felicità perché lei la felicità non sapeva tenerla con sé, troppo sfuggente per essere vera, troppo rapida per restare. Lucy, però, non desisteva e continuava a gironzolare qua e là nei suoi paraggi, forse, nella speranza di esser sempre lì, pronta, ogni qualvolta la corvina l'avesse desiderata. E in quel periodo, occhi smeraldo la desiderava spesso. Per ben altre ragioni, oramai chiare e lampanti. Ma a lei, infondo, stava bene così. Le bastava essere considerata, pur solo guardata senza esser vista, dall'altra. Il suo amore per lei era così grande. Sedute al bancone della bettola, Lauren tamburellava silenziosamente le dita sul legno putrido mentre l'altra passava le sue sulla coscia di lei, guardandola con malizia e desiderio. Il Capitano continuava ad ignorarla, bevendo a lunghi sorsi il liquido scadente che il pover uomo continuava a versare. D'improvviso, la porta venne spalancata da un compagno che con il timore in volto colse immediatamente lo sguardo felino della donna corvina che balzò giù dall'esile sgabello.

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