CHAPTER VII

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Tra le buie segrete del silenzioso Castello, un'ombra fioca si avvicinava lentamente all'uscita con una fiaccola lucente tra le mani. La figura, vista di spalle, sarebbe potuta apparire come un miraggio a tutti coloro che una sì tal bellezza avevan sempre e soltanto sognato. Coperta sino al capo da una mantella lussuosa, la donna parea fuggir da quel posto per dirigersi celermente altrove. Dietro di lei, un'altra figura spiccava, meno fuggiasca e più lenta, che tentava però di tenere il suo passo. Svoltando l'angolo, finalmente Karla si calò il copricapo nell'oscuro squarcio di muro entro il quale nessuno poteva vederla. L'uomo, Sir Shavn, l'aveva oramai persa di vista, non curandosi del fatto che gli sarebbe bastato guardare leggermente alla sua sinistra per scorgere un drappo dello scuro mantello di lei. Sbuffando, il cavaliere ritornò ai suoi affari, prendendo la via del Labirinto, ove prestava servizio quella notte. Tirando un sospiro, la giovane continuò la sua strada, tornando nelle sue stanze ove, come ogni notte da quando la sua Dama era partita in viaggio, leggeva pagine e pagine di antichi testi prima di poter trovare il sonno e riposare. Invero, Dinah Jane aveva lasciato da qualche dì il Palazzo, tenendo fede a quella tacita promessa che aveva fatto all'amica. Del resto, proteggerla significava anche evitarle una vita scontenta. Chissà dov'era, pensava costantemente Camila quando, soltanto alla luce di una piccola candela, era sola nelle sue stanze. Quella notte, come le altre, la bella fanciulla aveva giaciuto col cavaliere e, come promesso all'amica, continuava a tentar dei sotterfugi per evitare le preste nozze che la Dea aveva obbligato. Ebbene, il giovanotto aveva chiesto la sua mano, non troppo tempo dopo l'andata della Dama, il Sovrano all'inizio restio fu convinto per contro dal parere della Principessa che, prendendolo in disparte, gli confessò amaramente che sarebbe stato meglio quello stolto che uno qualsiasi degli altri pretendenti interessati soltanto agli averi del prosperoso Popolo di Skynnabàtos. Il Re, dunque, accettò di dar in sposa sua figlia al giovane cavaliere che, del resto, era sempre stato un umile e fedele servitore del Reame. Il patto era fatto, le nozze si sarebbero celebrate di lì a poco tempo, ma Camila aveva già in mente svariate furbate per poterle ritardare, di volta in volta, almeno sin quando avrebbe potuto, nell'ancora ardita speranza che la sua fedele amica sarebbe ritornata prima che l'inevitabile sacramento fosse sancito agli occhi di tutti. Quella notte, perciò, il sotterfugio fu un futile litigio al quale la Principessa diede fuoco, puntando il dito verso la fedeltà del pover uomo che mai al mondo aveva desiderato altro all'infuori che lei. Comunque, siccome lo stolto pendeva dalle sue labbra, non aveva mica capito che ella non avesse alcun interesse nelle sue avventure, ma ancora, lusingato dall'apprensione di lei, le diede ragione inventando chissà qual misfatto. Da quella notte partì il conto alla rovescia dei giorni che mancavano al ritorno della Dama, poiché oltre quel termine, Camila avrebbe inevitabilmente e rassegnatamente sposato quell'uomo. Poco ne sapeva la bella Principessa che da lì a qualche dì, la sua avventurosa e caparbia amica avrebbe incontrato, tra le vie di un Villaggio poco più al Nord, qualcuno che – forse – avrebbe dato risvolto a quel patto obbligato. La giovane si ritrovò infatti a cercare albergo presso una locanda ove più tardi quella notte avrebbe conosciuto un misterioso uomo dalla barba folta e scura. Dinah Jane, accomodata su un misero sgabello di fronte al bancone della bettola, si vide raggiungere da una figura impregnata di fascino e di mistero, egli sedette al suo fianco domandando al gentil uomo un tazzone di birra, poi la mirò.

''Voi cosa prendete, milady?'' chiese con un tono graffiato ed un sorriso gentile, Dinah scosse il capo rifiutando l'invito.

''Ve ne prego, giovane donna, lasciate che vi offra pur solo un sorso di acqua'' ribadì l'uomo ed ella allora accettò, quasi soggiogata dal tono calmo di lui.

''Venite da dove?'' le chiese mentre prendeva un lungo sorso d'acqua. Normalmente, la giovane sarebbe scappata a gambe levate, vedendo nell'uomo sconosciuto qualche intenzione nefasta, ma quella notte, precisamente dinnanzi a quell'innominato, la donna si sentì piuttosto più al sicuro che mai prima. Invero, nel suo non troppo lungo viaggio, aveva sì incontrato parecchi malintenzionati dai quali, fortunatamente, il suo istinto l'aveva portata a fuggire. Ma quell'uomo lì, dai capelli lunghi e la barba folta, ora seduto accanto a lei, le dava la precisa sensazione di leggerezza e tranquillità. Non lo conosceva, certo, ma quasi avrebbe osato pensare fosse una creatura divina per i così spensierati sentimenti che in ella animava.

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