Capitolo 3

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Tun...tun...
Mi svegliai di scatto per colpa della mia matrigna che bussava . Esattamente due tocchi , era il nostro segno di riconoscimento. Aprì la porta e per poco da quello spiraglio non  riuscii  a sentire l'aria pulita di montagna.
C- Hai fatto quello che c'era scritto sulla lista!?
Io- Sì l'ho fatto.
C- Bene, brava così si fa.
Mi disse dandomi qualche pacca sulla testa.
In quel momento gli avrei voluto tanto chiedere perché non potevo uscire, ma tanto già sapevo la risposta, perché era pericoloso. Invece a me sembrava fantastico e se era pericoloso per me, perché lei poteva uscire?
C'erano tanti perchè e nessuno con una risposta concreta. Forse era per questo che ero depressa nulla da fare, nulla da sperimentare, nulla di nulla. Prima o poi sarei dovuta uscire. Avevo escogitato un piano perfetto. Il giorno dopo avrei aspettato che Carla fosse uscita per poi applicare il mio stratagemma. Infatti una volta che mi sarei assicurata che se ne fosse andata mi sarei avvicinata verso una finestra molto vicina alla porta, con un coltello da cucina. Avrei fatto una leggera pressione sul vetro spaccandone una piccola parte. Poi  avrei cercato di infilare nel buco un pezzo di legno e da lì avrei cercato di rompere la catena del lucchetto ormai arrugginita. Sarebbe stato più facile se la catena fosse stata consumata.
Una parte di me voleva provare,  ma un'altra aveva paura delle conseguenze e se fosse veramente pericoloso. Cosa dovrei fare. Pensavo solo a dubbi e improvvisamente il mondo sembrava cascarmi addosso. Mi sentii pressata da tutti quei pensieri senza risposta. Non riuscivo a concepire che per la prima volta nella mia vita dovevo fare qualcosa fuori dalla mia routine quotidiana,  ciò che mi dava ancora più fastidio era che non riuscivo a capire come e se farla.

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