Sitmurt alitò dalle fauci dischiuse. Quel maledetto caldo però non diminuiva. La testa pulsava ferocemente, come se un altro veligero le stesse piantando i denti nel cranio. Nella sua vela, il sangue ribolliva denso e tutto il suo corpo sembrava pesare il doppio.
Gettò un'occhiata alle femmine più giovani, ben riparate dalla vegetazione ai margini della spiaggia. Le loro vele avevano colori opachi con striature più scure ancora poco definite.
La loro primissima Stagione e quelle sciocche sonnecchiavano beate come cuccioli! Se un soffiante fosse passato vicino al loro nido, probabilmente non se ne sarebbero neanche accorte.
Un movimento all'angolo dell'occhio di Sitmurt la fece irrigidire e la sua coda frustò la sabbia sopra il nido. Una vela verde brillante oscillò vicino a lei. Tawosret gorgogliò sommessamente, a muso basso, e si spostò più vicina alla propria buca. Il periodo di cova l'aveva smagrita molto: le zampe posteriori erano così incavate da far sporgere le ossa attraverso le squame e la coda si era assottigliata.
Le piogge erano di nuovo abbondanti, ma sarebbe vissuta fino alla prossima Stagione? No, non sarebbe mai riuscita a cacciare, in quelle condizioni.
Peccato, rispetto alle altre femmine della spiaggia era la meno fastidiosa.
Sitmurt si sistemò meglio sulla sabbia, l'orecchio teso vicino al suo nido. Il sangue nella vela pulsò più forte per l'eccitazione. Ormai mancava poco e sicuramente i suoi piccoli sarebbero stati i primi della spiaggia a venire fuori. Non ci si poteva aspettare niente di meno dalla Prima Madre del Faraone dei Fiumi.
Il barrito lungo e possente di Thutmose le riecheggiò nella testa, come fosse accanto a lei. Non aveva mai sentito un suono tanto profondo nelle sue Stagioni precedenti, capace di far vibrare e zampillare l'acqua del fiume da sponda a sponda.
Era stata la prima ad accorrere al suo richiamo e la prima a deporre sull'enorme spiaggia che lui aveva conquistato. Ora era la prima di molte madri in attesa dei loro piccoli.
Forse meno se escludeva quelle sciocche cucciole in coda alle altre femmine. Probabilmente non avevano nemmeno scavato bene la buca per il nido.
Provò a sonnecchiare con la bocca aperta, per disperdere un po' di calore. Un occhio sempre fisso sulla boscaglia rinsecchita ai margini della spiaggia. In mezzo alle foglie spioventi ogni tanto saettava una lunga lingua rosa, che puntava interessata il suo nido.
Un soffio affamato, dall'odore di uova marce, scosse le frasche.
La lingua di Sitmurt grattò contro il palato. Quello schifoso soffiante doveva solo provarci a fare un passo avanti! Gli avrebbe raspato via la pelle e la carne fino a esporre quei bei visceri succosi...
Un'unghiata profonda le lacerò il ventre. Tutto il suo corpo si irrigidì. Non doveva pensare al cibo. Prima c'erano le sue uova. Avrebbe mangiato dopo, tra qualche ciclo di luce, circondata da un nugolo di minuscoli veligeri pigolanti, tutti occhi e vela. Sarebbero stati i più belli e numerosi della spiaggia, l'invidia di tutte le altre madri.
Un gorgheggio acuto la riscosse. Dal fiume emerse il muso pallido di Nefertari, il corpo bluastro lucido d'acqua. Arcuò il collo in una posa elegante, impettita, con il rostro rivolto in giù per guardare Sitmurt dall'alto. Emise di nuovo quel verso, simile a un garrito. Si era presentata così persino a Thutmose, come fosse stato il suo compagno di giochi e non il Faraone. E lui l'aveva anche assecondata!
Ma con lei non funzionava.
La Prima Madre gonfiò la gola in un rombo d'avvertimento e si alzò in piedi. Spostò parte del peso sulla coda e si erse in tutta la sua altezza sopra di Nefertari. Quella soffiò indignata, ma a un passo di Sitmurt ricadde sulle quattro zampe e abbassò gli occhi.
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Bahariya - Cronache del Cretaceo
Fiksi Ilmiah90 milioni di anni fa. Dove oggi si estende il deserto del Sahara, un vasto mare interno taglia l'Africa in due fino alla Nigeria, mentre sulla terra di Bahariya camminano alcuni dei più grandi rettili mai ritrovati dai paleontologi, tra cui lo Spin...