Chapter III - A life on the brink (2/2)

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''A Seong-Hwa balenò nel cuore un fascio di tristezza, sentì il corpo essere abbandonato da tutta l'emozione positiva ed anticipatoria che quell'incontro solitario gli aveva erroneamente annunciato. Sapeva in partenza di essere totalmente fuori luogo ed impossibilitato a fare qualsiasi genere di mossa nei confronti della persona il cui viso era ancora chino sui libri, ignaro della figura che si muoveva in sua prossimità, ma lui ci aveva ingenuamente sperato, ed ora, confrontarsi con la certezza che c'era già qualcuno – qualcuno che non condivideva il suo stesso sesso, per giunta – era la certezza definitiva della sua pateticità.
[...]
Sentendosi sciocco, cercò di concentrare la sua attenzione tutta sul peso notevole della stoviglieria da organizzare e lavare. Diede un'ultima occhiata veloce oltre il bancone, verso la fonte di quel profumo dolciastro diventato quasi nauseabondo. La ragazza parlava in maniera compita e breve, con le braccia nascoste dal tavolo e verosimilmente aderenti al resto del busto e delle gambe; sembrava una bambola di porcellana. Del ragazzo senza nome non si poteva dire lo stesso. La gamba aveva ripreso a muoversi nervosamente, le braccia si allargavano e spostavano con velocità, si grattava la testa, il collo e forse il viso, il cellulare perennemente in mano ed il display illuminato continuamente.
Seong-Hwa allargò l'ampiezza della sua osservazione e raccolse tutti i volti presenti in sala, i loro gesti, i loro abiti, persino il loro cibo condito in maniera così differente l'uno dall'altro, e poi passò a guardare se stesso, riflesso in uno dei fondi di ceramica dei piatti ripuliti dalla rimanenza di pomodoro, polpette e spaghetti: la sua vita esisteva al margine dei loro mondi patinati e non avrebbe mai potuto sperare che le due realtà si sovrapponessero; era destinato a vivere nel contorno di un quadro felice e non suo."

Tratto da: Chapter II - A life on the brink (1/2) ;




CHAPTER III - A LIFE ON THE BRINK (2/2) ;




Spazzando disattentamente il tappeto all'entrata e godendo del fresco venticello che il tramonto portava con sé, Seong-Hwa non si aspettava di ritrovarsi a testa in giù tra le piante attentamente potate dello stretto vialetto d'innanzi all'ingresso del pub.

La scopa ancora tra le mani e la confusione derivata dall'assenza improvvisa del terreno sotto i piedi lo resero un po' ridicolo quando tentò di rialzarsi dal grosso vaso pieno di terriccio in cui il suo sedere era sprofondato qualche attimo prima.
Spostando i folti rami e facendo attenzione a non distruggere i fiori autunnali più di quanto non avesse già fatto con la sua caduta, il ragazzo si guardò attorno velocemente per capire cosa fosse successo.
Maggiormente, per capire perché e come fosse successo.

Il rumore della campanella sopra l'uscio era stata l'ultima cosa a colpire le sue orecchie, poi un forte dolore alla spalla ed una folata di vento lo avevano accompagnato tra foglie e legnetti.
I suoi occhi, comunque, adesso puntavano dritti verso il parcheggio.
Le sopracciglia incrociate per mettere a fuoco meglio quella figura che aveva ormai già imparato a conoscere non lo aiutavano di certo ad intuire le motivazioni di quel gesto, ma dal passo veloce e quasi terrorizzato del ragazzo davanti a sé e dai ciondoli appesi al suo zaino che suonavano scontrandosi tra loro con forza, poteva intuire non fosse stato nient'altro che un incidente involontario, e provò quasi pena nel guardarlo aprire l'auto con un accenno di affanno, caricare velocemente lo zainetto sul sedile e mettere in moto nel minor tempo possibile.

Il posto macchina si svuotò in fretta, e Seong-Hwa, tornando all'interno del pub, cercò istantaneamente la ragazza dal dolce profumo.

Seduta al tavolo e con una postura totalmente differente rispetto a quella mostrata in precedenza, la donna che prima sembrava essere di plastica ora appariva come un demone infuriato dopo essere stato a contatto con dell'acqua santa.
Digitava violentemente qualcosa sul touch screen del suo iPhone, infilava ripetutamente le dita tra la folta chioma – ora spettinata; inviava poi brevi messaggi vocali accompagnando ogni parola da smorfie vistose ed indicazioni manuali traducibili con il re degli insulti: 'vaffanculo'.

Il cameriere, dopo aver cercato di trattenere una risata alla vista così affranta della ragazza che aveva ormai perso ogni compostezza, tornò al suo solito posto, dietro il bancone, riponendo gli accessori per la pulizia e dando un'occhiata al proprio cellulare. Mancavano ancora molte ore prima della fine del suo turno, e quando avvertì qualcuno accomodarsi ad uno degli sgabelli presenti al banco, temette il peggio.

Closer ||| ATEEZ AU FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora