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Persona giusta, nel momento giusto.

Per gran parte della sua vita, Jisung aveva vissuto seguendo una sorta di vento metaforico, costituito da semplicemente il suo istinto. E certe volte, semplici impulsi. A volte si fermava a chiedersi perché qualcosa fosse in un modo, a tentare di comprendere un po' più a fondo ciò che si trovava davanti ai suoi occhi, per poi saltare alla prossima cosa che attirava la sua attenzione.

Per gran parte della sua vita, non si era mai sentito come se avesse bisogno di altro. Come se qualcosa mancasse, non fosse al suo posto. Come se qualcosa non fosse come doveva essere. Era sempre stato piuttosto disordinato (concretamente nella realtà e nella sua testa con i suoi pensieri), ma gli era sempre piaciuto esserlo.

Di certo aveva trovato degli ostacoli sulla sua strada, ma erano dovuti passare anni purché potesse accorgersi che era finito per semplicemente passare intorno a gran parte di questi ostacoli, invece che saltarli o distruggerli.

In ogni modo, anche quello era solo un altro ostacolo. Più doloroso di quelli a cui era abituato, ma era solo un ostacolo.

Forse non era mai riuscito a conoscere nessuno così a fondo quanto era riuscito a conoscere Minho, in così pochi mesi passati insieme. Era quel tipo di connessione, quella di cui aveva bisogno, o era il fatto che si capissero così facilmente, o soltanto il fatto che Jisung non avesse mai avuto nessuno abbastanza simile a lui per poter riuscire a sentirsi meno solo?

Non poteva saperlo per certo. Non sapeva neppure se volesse saperlo.

Ciliegia. Succhiò intorno alla caramella, stringendola sotto ai denti e frantumandola per poi separarla dalla cannuccia del lecca-lecca. Sapeva che Minho gli avrebbe detto di non farlo, che non faceva bene ai denti, e che glielo diceva solo perché ci teneva un po' di più a lui che al resto delle persone con cui passava il suo tempo.

Jisung spostò lo sguardo lungo la stanza, in cerca del viso del suo ragazzo. Trovò prima Felix, riuscì a notare i suoi capelli biondi decolorati, ciocche che ricadevano sulla sua fronte, la sua risata familiare, prima di poter scorgere il suo obiettivo.

Era in parte nascosto dietro a quegli stupidi rami dell'albero di Natale. La persona che l'aveva decorato ci aveva lasciato sopra anche delle caramelle, e Jisung ne aveva rubate già tre. Credeva che non sarebbe finita lì, ma iniziava a stancarsi un po' del gusto chimico e fruttato di quella roba.

Quando Jeongin gli si avvicinò all'improvviso, Jisung alzò la testa verso di lui e premette le labbra all'infuori come se avesse intenzione di lanciargli un bacio, ma Jeongin fece una smorfia e si sedette accanto a lui solo per poter riempire il suo bicchiere di patatine, poste sul tavolo davanti a Jisung.

–Non mi piacciono le feste.– mormorò.

L'espressione di Jeongin era quella di una persona che aveva appena sentito qualcosa del tipo "il cielo è blu", ma si mise a ridere subito dopo. –Allora perché sei qui?– chiese, mangiando una patatina. –Neanch'io.– aggiunse poi.

–Felix mi ha chiesto di venire e poi mi ha rubato il ragazzo per due ore di fila.– sbuffò. –Poteva dirmi di non venire e basta. Anche se volevo stare con Minho, comunque.

Jeongin fece una smorfia, poi rubò una delle caramelle che Jisung aveva preso dall'albero. Ci rimase male come se fossero sue, quelle caramelle. –Domani è Natale.

Jisung annuì. –Minho viene a stare da me. E ci sono anche i miei genitori.

–Oh?

–Già.– confermò Jisung, labbra piatte ridotte ad una linea. –Non volevo che lo conoscessero così presto, ma mi hanno visto tornare a casa con lui un giorno. Non che non voglia che sappiano di Minho. Mi sembra un po' presto perché inizino a ficcare il naso nella mia relazione.

anche se nulla ha un senso | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora