Conseguenze delle azioni di qualcun altro.
Il suo naso era leggermente rosso, come lo era stato il giorno in cui Jisung lo aveva incontrato, una settimana prima. –Scusa.– mormorò. Le sue labbra erano un po' più rosse. –Per averlo fatto di nuovo. Di essermene andato di nuovo.
I suoi occhi sembravano cercare quelli di Jisung, ma evitarli allo stesso tempo. Forse non riusciva ancora a smettere di correre via da lui, anche quando era stato lui stesso a cercarlo.
–Volevo..parlare? Per spiegarti un po' di cose.
Jisung ignorò la sensazione di stretta al suo cuore, ricordando invece gli avvenimenti degli ultimi giorni. Sembrava come brace contro la sua pelle. –So tutto.– disse quindi. –Anche quello che non mi hai mai detto. Ho parlato con Yeji.
–Oh.
E lì si interrompeva la caccia.
Jisung prese un respiro profondo. –Come puoi chiedermi così facilmente di uscire con me e poi..nascondermi così tante cose? Allo stesso tempo?– chiese. –Lo sai, potrei non aver parlato con Yeji. È stato un caso che io abbia scoperto tutto questo. Avrei potuto dimenticarti e andare avanti con la mia vita perché non mi sembrava affatto che ti interessasse di me. Dato che mi lasci indietro ogni volta. E mi dici che ti piaccio e poi fai tutto l'opposto.
–Mi dispiace, non–
–Lo so.– lo interruppe Jisung. Pensava che Minho avesse avuto abbastanza tempo per parlare, pur dovendogli ancora spiegare un altro centinaio di cose. –So tutto, ora.– continuò, stringendo il braccio di Minho, lì dove non aveva smesso di tenerlo. –Ma se hai paura, devi parlarmi. Perché sei stato tu a dirmelo, che mi vuoi. Quindi lascia che ti aiuti. Anche se fa paura. Ti piaccio davvero, o cosa? Perché a me quella non sembrava una bugia.
Da un momento all'altro, si trovavano in una bolla. Lontani da rumori di sottofondo, lontani da quel gelo che aveva tentato di divorarli con così tanta impazienza fino a poco prima.
–Non lo era.– ammise Minho.
–Quindi ti piaccio?
Minho deglutì, la sua testa che sembrava star cominciando a girarsi per dare un'occhiata intorno a sé. Per cercare quegli occhi puntati addosso a lui, quelli pronti a prendersi gioco di lui, a ripetere le sue stesse parole per sempre.
Ma tornò a guardare Jisung prima che potesse farlo. –Voglio dire..mi piacevi? Credo. Che mi piacessi.– mormorò, non riuscendo a soffocare un lieve sorriso che alzò un angolo delle sue labbra.
Jisung aveva fatto la sua scelta. –Vuoi entrare un attimo?
.
Chiusa la porta alle loro spalle, il respiro di Minho tornò a farsi regolare senza troppa fatica. I suoi occhi si riaprirono, seguendo lo spigolo del mobile scuro posto nel corridoio all'entrata della casa di Jisung, sapendo già dove si sarebbe interrotto, prolungato da un'altra superficie di un altro mobile ancora.
Si ricordò in quell'istante dello zaino sulle sue spalle, togliendoselo di dosso e sorreggendolo con una mano mentre camminava tranquillamente, seguendo Jisung. Quest'ultimo si fermò prima di entrare in soggiorno, dandogli un'occhiata veloce e rivolgendogli un sorriso che Minho non sapeva se meritasse o meno. Probabilmente no.
–I miei dovrebbero tornare tardi stasera.– mormorò. –Possiamo andare in camera mia, se vuoi?
La stanza di Jisung era la vera bolla che li separava dal resto del mondo. Supponeva che per Jisung fosse solo un rifugio in cui tornare quando la sua batteria sociale si scaricava, siccome solitamente si trovava sempre in giro con i suoi amici, o da solo.
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anche se nulla ha un senso | minsung
Fanfiction"Mi dispiace." mormorò, ormai quasi incapace di pensare. "Mhm?" la mano di Jisung si fermò per un istante prima di tornare a pettinare i suoi capelli. "Di essermene andato così." spiegò Minho. Odiava il modo in cui il tono dolce della sua voce gli f...