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Linguaggio transfobico
Bullismo
Violenza






4.




Corri.

Iniziò a contare alla rovescia e il mio primo istinto fu chiedere un timeout, perché il mio cervello non riusciva ad elaborare una scena del genere come seria e reale.

Finalmente, a "otto" le mie gambe iniziarono ad ascoltare le indicazioni del cervello e a correre via. Mi sforzai di zittire quella parte iperrazionale di me che trovava ridicolo scappare da delle palline sparate da un'arma ad aria compressa. Ma ricordavo fin troppo quanto facessero male quei finti proiettili, di plastica o vernice che fossero, anche con tutte le protezioni di sicurezza del caso, che quella sera neanche avevo.

Così corsi più lontano possibile da lì, sperando di perdermi tra la schiera di capanne che mi lasciavo alle spalle, e puntandone una in particolare.

Ma per quanta distanza ponessi tra me e loro, continuavo a sentire chiaramente Jason contare. Perché se il nove era stato mormorato in un risolino, il quattro lo urlò.

Quei secondi agli sgoccioli mi gettarono nel completo panico, come se stessi seriamente rischiando la vita, come fossi un animale braccato.

Ma in effetti lo ero, un animale braccato.

Che follia.

Semmai fossi riuscito a uscirne senza perdere un occhio, e magari ad infilare a Jason quel fucile dove non batte il sole, forse ne avrei riso in futuro.

"Zero! Pronto o no, arriviamo" esultò, come se stessimo giocando a nascondino.

Soffocai la voglia di mandarlo al diavolo di nuovo, con un mix indefinito di terrore e furia che mi si agitava dentro.

Correndo tra i bungalow, realizzai di non ricordare più il numero di quello in cui dormiva Steve. Ma fortunatamente mi venne in aiuto il fatto che solo uno, quello in fondo all'area degli alloggi, aveva le luci accese.

Il mio errore fu puntarlo immediatamente nella mia traiettoria, perché espormi al bagliore delle finestre significava rendermi visibile.

Una fitta alla schiena, dolorosa come il morso di un serpente, rallentò la mia corsa.

Non ebbi il tempo di metabolizzare la cosa che arrivò un altro corpo, al polpaccio. Questo mi atterrò.

Li sentii avvicinarsi, ma per quanto mi affannassi per muovermi nonostante il dolore, non fui abbastanza veloce da alzarmi. Un proiettile mi colpì la spalla da una distanza che, anche se fosse stato sparato dalla pistola giocattolo di una fiera di paese, mi avrebbe fatto tanto male da urlare.

"Cazzo! Razza di- stronzi! 'Fanculo-" gemevo tra i denti.

Le loro risate mi riempivano le orecchie, così tanto che finché non si zittirono non mi accorsi che qualcuno stava assistendo alla scena. Steve era sbucato fuori dal suo bungalow, era corso verso di noi e aveva superato la mia figura, il tutto sbraitando cose che inizialmente non focalizzai neanche.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 04, 2023 ⏰

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