𝓟𝓻𝓸𝓵𝓸𝓰𝓸

1.6K 122 105
                                    

«Jeon Jungkook

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Jeon Jungkook.»

•••

La pioggia cadeva incessantemente dal cielo plumbeo di quel gelido mattino d'ottobre. Ogni goccia sembrava un messaggero dell'autunno, che con le sue mani fredde afferrava ogni angolo di New York, avvolgendola in un abbraccio di umida malinconia. Le strade erano deserte, immerse in un silenzio rotto solo dal ritmo monotono della pioggia che batteva sui tetti e sui marciapiedi. I colori della città, solitamente vivaci, sembravano attenuati, sbiaditi, come se l'acqua avesse lavato via ogni traccia di calore estivo. L'aria era pungente, e una sottile nebbia si sollevava dai tombini, creando un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà.

In quella cornice quasi surreale, Taehyung si stava preparando per il giorno che avrebbe segnato un nuovo capitolo della sua vita. La sua immagine si rifletteva debolmente nello specchio della camera, illuminata solo dalla luce grigia che filtrava dalle tende. Il giovane medico, dai capelli color rubino che risaltavano in contrasto con l'atmosfera tetra della stanza, indossò con cura il suo cappotto più pesante. La lana densa del tessuto gli cingeva il corpo, offrendogli una promessa di calore per il lungo viaggio che lo attendeva.

Ogni gesto era lento, ponderato, come se stesse interiorizzando l'importanza di quel momento. Quel piccolo appartamento, che lo aveva accolto nei suoi anni di studio e di crescita professionale, ora sembrava improvvisamente troppo vuoto. Le pareti, un tempo animate da risate, pianti e riflessioni solitarie, ora tacevano, pronte a testimoniare la sua partenza. Ogni mobile, ogni oggetto sembrava osservare la scena con la consapevolezza di una fine imminente. Era difficile per Taehyung lasciarsi alle spalle tutto ciò che in quel luogo aveva costruito; amicizie profonde, legami indissolubili che avrebbero sempre occupato uno spazio speciale nel suo cuore, così come ombre di persone che, invece, avrebbe voluto dimenticare per sempre.

Si avvicinò alla finestra e osservò il mondo fuori, gli occhi persi tra i tetti che si stendevano all'infinito. Il respiro si condensava contro il vetro freddo, formando una patina sottile che offuscava la sua vista. "Tutto è pronto," mormorò a se stesso, con una voce soffocata dall'emozione. Un leggero tremore gli attraversava il corpo, ma non era solo per il freddo. Era un misto di eccitazione, nostalgia e, in qualche modo, timore per ciò che lo attendeva.

Chiuse la valigia con un leggero scatto metallico, quasi fosse un sigillo sulla sua decisione di tornare a casa. La Corea del Sud, sua terra natale, lo richiamava dopo anni trascorsi tra i grattacieli di New York. Aveva chiesto e ottenuto un trasferimento con successo, una vittoria che riempiva il suo cuore di orgoglio, ma anche di un vago senso di inquietudine. Avrebbe lasciato alle spalle la vibrante e cosmopolita New York, città che lo aveva accolto come uno straniero e lo aveva forgiato come medico, per ritrovare le radici della sua famiglia e affrontare un destino a lungo rimandato.

Caricò i bagagli su un taxi e si sedette sul sedile posteriore, mentre la pioggia continuava a tamburellare incessante contro i finestrini. Il rumore dell'acqua sembrava accompagnare i suoi pensieri, che volavano a migliaia di chilometri di distanza, verso la Corea. Era felice, sì, una felicità quasi infantile lo pervadeva al pensiero di rivedere finalmente i suoi fratelli maggiori, Seokjin e Namjoon. Seokjin, con la sua calma e dolcezza da omega, era sempre stato un pilastro per lui, mentre Namjoon, con la sua forza e determinazione di alpha, rappresentava un modello da seguire. Taehyung li amava entrambi con un'intensità che a volte lo sorprendeva. Il legame che li univa era profondo, nonostante la distanza fisica che li aveva separati per anni.

My Safety-ₜₐₑₖₒₒₖDove le storie prendono vita. Scoprilo ora