Capitolo 1

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A/a:

Buon anno! Non ho molto da dire anche se... questa storia è stata scritta nella notte di capodanno di punto in bianco una volta finita la festa con degli amici e tutti dormivano... tutti tranne me. Spero vi piaccia, buona lettura!

Avvertenze: É una G!P... You don't like it, you don't read it, easy busy





Mi sveglio di soprassalto spalancando gli occhi e con il fiato mozzato in gola.

Non è la prima volta e non sarà nemmeno l'ultima, e questa è l'unica reazione che ho quando mi sveglio dagli incubi.

Respira Yelena.

Faccio un respiro profondo senza però chiudere gli occhi e poi esalo lentamente.

Mi sposto dal letto e mi sposto dalla camera al salotto.

Fuori è in corso una tempesta ed io mi siedo sul divano guardando lo spettacolo che il cielo sta regalando questa notte.

Tuoni, lampi, fulmini, vento, pioggia scrosciante... è un fenomeno che può affascinare e allo stesso tempo incutere timore.

Un lampo illumina tutto il salotto ed io mi siedo sul divano tenendomi la testa tra le mani.

In questo momento sono a Los Angeles ma vorrei solo essere a New York.

Sono stanca di essere sola così come sono stanca di negarmi tante cose tra cui l'amicizia... o qualcosa di più.

Ora potevo contare sull'aiuto delle altre vedove per liberare quelle rimaste sotto il controllo chimico, non dovevo più farlo da sola... e questo era qualcosa che Lerato continuava a dirmi, "Abbiamo già sofferto abbastanza e non per mano nostra... direi che è arrivato il momento dove anche noi riusciamo ad essere felice".

Ma quella che mi è sempre rimasta impressa è stata "Ci hanno tolto del tempo per vivere, entrambe siamo state blippate e ne abbiamo perso altro... non credi sia ora di vivere?".

Sbuffo e guardo di nuovo fuori verso la tempesta che si sta scatenando fuori.

Un altro fulmine e un tuono squarcia il silenzio della notte.

Poggio la schiena contro il divano sospirando.

Guardo il portatile e poi di nuovo fuori.

Non avrei dormito questa notte così come le prossime... beh, chissà quante visto che quando gli incubi tornavano non mi davano tregua per un bel po'.

Afferro il portatile e prenoto un biglietto per il giorno dopo.

Arrivo davanti all'appartamento e busso ma nessuno viene ad aprirmi, sento solo un cane che abbaia.

Alzo gli occhi al cielo e scendo le scale tornando all'esterno, comincio ad arrampicarmi ed entro dalla finestra sorridendo notando che un minimo aveva provato a renderlo più sicuro.

Vengo accolta da un cane che subito scodinzola, mi siedo a terra accarezzandolo e lui si siede tra le mie gambe, dalla targhetta pare si chiami Lucky.

-Dov'è Kate Bishop?- gli chiedo come se potesse rispondermi.

Resto con lui e giochiamo con una pallina da tennis che mi porta.

Non era la prima volta che venivo a New York dopo una missione a trovarla ma ogni volta partivo per un'altra missione la sera stessa.

La prima sera che mi presentai andammo a prendere il famoso drink che mi aveva offerto alla vigilia.

Ero tornata qui esattamente cinque volte e in queste cinque volte avevo capito che Kate Bishop era attratta da me.

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