2- Sotto l'acqua

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La festa di compleanno di Anna fu divertentissima, Matilde e Giulia, due mie amiche mi insegnarono a ballare una strana danza sud americana, non so neanche dove l'avessero imparata ma era troppo divertente. Anche Michele si era divertito, rideva a crepapelle con gli amici di Anna, quello stupido avrebbe fatto diventare anche il Papa suo amico, il contrario di me che ero chiusa e non riuscivo a fare amicizia con nessuno, ma io non volevo nessun altro, avevo i miei amici, Anna e Michele e non avevo bisogno di altri.

Era notte quando io e Michele ci incamminammo per tornare a casa, aveva gli occhi quasi socchiusi per quanto aveva sonno, e anche io ero tanto stanca. <<Non ho voglia di andare da Teresa oggi>> disse in un sussurro, quasi non voleva che lo sentissi, ma io sentivo tutto quello che diceva, anche quando non parlava <<Perchè?>> gli chiesi, anche se sapevo la risposta, da quando sua madre se n'era andata lui non voleva stare quasi mai a casa sua, la casa in cui aveva vissuto con sua mamma, oggi c'era un'estranea che faceva finta di accudirli, lui come risposta fece spallucce e scrollò la testa <<Posso dormire con te?>> chiese speranzoso, io in tutta risposta feci una faccia schifata, anche se in realtà, nel profondo avevo sperato che lui me lo chiedesse, neanche a me quel giorno andava di stare da sola <<se proprio devi>> dissi sospirando, fingevo che mi desse fastidio averlo tra i piedi <<Dai, Angè ammettilo, ti piacerebbe dormire tutte le notti con me>>disse dandomi uno spintone scherzoso, io risi e feci finta di vomitare <<Ma dai, ma almeno ti fai la doccia prima di andare a letto?>>dissi restituendogli lo spintone, e lui me ne diede un altro che io gli restituì subito e ancora, e ancora, fino al portone di casa che portava alle scale del palazzo, ormai era vecchio e rotto, e non serviva più la chiave per aprirlo, bastava uno spintone. Una volta a casa mia madre si svegliò e mi sgridò per essere tornata tanto tardi, ma si calmò quando notò che con me c'era Michele <<Mamma, Michele dorme qui>> dissi, non era mica la prima volta, lei non rispose e fece un gesto di assenso con la testa, amava Michele e fosse per lei se lo sarebbe tenuto a casa nostra per sempre. Giacomo dormiva profondamente e io e Michele ci muovevamo a rallentatore per non svegliarlo, altrimenti ci avrebbe uccisi entrambi. Michele si stese sul mio letto e io lo seguì sotto le lenzuola di cotone <<Michè, non mi abbracciare, fanno sessanta gradi>> ma lui non mi ascoltò e mi circondò il corpo con le sue braccia, io sbuffai e lo allontanai, ma la mattina dopo mi svegliai con le sue braccia tutt'intorno al mio corpo. Mi svegliai aggrovigliata a lui e lo spostai con un gesto violento, quasi non riuscivo a respirare tanto mi stringeva, intanto Giacomo non era più in camera, si alzava sempre presto per andare a lavoro, faceva il muratore insieme a mio zio Sebastiano, che lui vedeva quasi come un padre, io non lo vedevo quasi mai, lavorava sempre, aveva un lavoro umile, ma che faceva con passione, mio fratello gli voleva un gran bene, perciò anche io in un certo senso ne ero affezionata, Giacomo non ne aveva mai voluto sapere di scuola, non sapeva quasi neanche leggere, aveva la quinta elementare che aveva finito per l'insistenza di mia madre, fosse stato per lui avrebbe iniziato da appena nato ad usare martelli e scalpelli, era bravo in quello che faceva, nonostante avesse ancora solo quindici anni, mio zio diceva sempre che lui era il suo predecessore, e un giorno non molto lontano avrebbe preso il suo posto, e forse anche di più. Sognavamo in piccolo, noi del Pozzo, solo Michele sognava in grande, voleva diventare avvocato, ma non sapeva neanche cosa significasse, che puoi saperne a tredici anni della vita? Non andava neanche a scuola, e voleva fare l'avvocato <<Che ne sai tu? Sarò il più forte>> mi diceva sempre, quando io gli sputavo dritto in faccia la realtà, dicendo che il suo sogno era irrealizzabile. Beh, così fu, Michele non divenne mai un avvocato, quelli che vengono da qui non realizzano questi sogni irrealizzabili. Io non sapevo cosa volevo fare da grande, non ero molto ambiziosa, non ne avevo bisogno, la vita mi andava bene così com'era, e avrei preso ciò che mi veniva offerto, senza troppe pretese. Quella mattina Michele voleva andare al mare, ma io non volevo, non andavo mai al mare, non sapevo nuotare, lo so, è il colmo vivere in Sicilia e non saper nuotare, ma io non avevo avuto un padre che mi aveva insegnato, e mia madre non sapeva farlo neanche lei, come faceva ad imparare a me? <<Che palle che sei! Tutte le estati la stessa cosa oh, ti insegno io, non è mica difficile>> disse pettinandosi i ricci allo specchio, era vanitoso Michele e teneva un sacco ai suoi boccoli cespugliosi <<Ma va! Sei fuori? Non sai insegnarmi>> dissi io che già non ne potevo più della sua insistenza <<Scommetti?>> disse dandomi uno schiaffetto sulla testa, che io ricambiai con uno più forte.

Il buio della tua assenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora