4- Famiglia

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Settembre era arrivato, avrei dovuto iniziare la terza media quell'anno, ma Anna aveva lasciato la scuola, e a me non andava di andare senza di lei, eravamo sempre state insieme, e poi avevo già tredici anni, forse era il caso che mi cercassi un lavoretto per aiutare la mamma, lei lavorava come badante per un'anziana, prendeva poco, e Giacomo lavorava ancora come apprendista, e gli bastavano a stento i soldi per comprarsi le sigarette e qualche straccio da mettersi, era davvero inutile che continuassi ad andare a scuola, al Pozzo i ragazzi lasciavano la scuola prima di cominciare le medie, la quinta elementare ti dava basi solide, o almeno così pensavamo tutti, ti imparava a scrivere, e a leggere, e di che altro avevamo bisogno noi? Anche Michele aveva lasciato la scuola, molto prima di me, a Teresa non interessava molto, come tutte le cose che lo riguardavano d'altronde, quindi non ci furono tante storie.

Avevo trovato lavoro come barista, era figo, preparavo i caffe e i cappuccini, il bar si trovava a poca distanza da piazza Ronda, quindi una volta finito il lavoro andavo dai miei amici, la paga era buona, diciamo che mi bastava per comprarmi qualche canna per me e per Michele, e dare qualcosa alla mamma, era poco, ma meglio di nulla, del resto, non potevo fare molto di più di questo.

Aveva iniziato a fare un po' freddo, era solo settembre ma l'aria pungeva un po' troppo per i miei gusti, io e Michele eravamo nel sottoscala a fumare. Michele aveva la maglietta macchiata da qualche roba strana, i pantaloni sporchi di terra, sembrava che avesse lavorato nei campi, i suoi capelli si erano allungati tanto, erano diventati una matassa di boccoli scuri, l'abbronzatura, che tra un po' sarebbe scomparsa, era dorata e gli rendeva la pelle più luminosa, aveva qualche lentiggine sul naso, quando prendeva il sole diventavano più visibili. Pensai che era bello.

<<Ma che c'hai nei capelli?>> Michele rise, in effetti avevo fatto un casino qualche giorno fa con Matilde, volevamo farci i capelli rossi, a lei erano venuti dei riflessi ramati stupendi, io avevo la testa mezza arancione che parevo un'idiota. Mi lavai i capelli tre volte, ma ancora un po' era rimasto.

<<Ma pensa quello che hai in testa tu>>

<<Ma guarda che pare che t'hanno vomitato sopra>> mi prese una ciocca e se la rigirò tra lei dita <<ho capito, è stato quel tipo con i capelli color carota a contagiarti>> si riferiva a Giovanni, in realtà non lo vedevo da un po', quel bacio mi imbarazzò troppo, non riuscivo proprio a guardarlo in faccia, e quando lo facevo lui rideva, e mi irritava.

<<Guarda che sei te che ti fai contagiare>> Matilde mi disse di averlo visto tre giorni prima con quella tizia del cinema, stavolta non si tenevano per mano, mi disse che parlavano solo, si chiamava Carla, aveva sedici anni, e pensai che non era proprio il suo tipo, a lui non piacevano quelle così, e io lo sapevo, non potevano stare insieme <<da Carla>> pronunciai il suo nome con disprezzo, anche se non volevo, non mi aveva fatto nulla lei.

<<E tu che ne sai? Mi hai spiato?>> non potevo dirgli come avevo scoperto il suo nome, già sembravo abbastanza fuori di testa, e lui mi avrebbe preso in giro, e mi avrebbe detto che ero gelosa, e non era vero.

<<Ti va se stasera guardiamo la televisione?>> cambiai argomento, non avevo voglia di parlare di lei, del resto era mercoledì, e trasmettevano la nostra serie preferita.

<<In realtà stasera non ci sono>>lo disse quasi incerto, come se non volesse dirlo, ci rimasi male, ero sicura che dovesse uscire con lei <<Va bene, chiamerò Anna e lo guarderò con lei>> anche se sapevo bene che Anna non sarebbe venuta, ma lo dissi per non fargli notare che ci ero rimasta male, così facevo io.

<<In effetti io oggi non devo per forza uscire>> fui felice di quella risposta, sorrisi, ma dentro di me facevo i salti di gioia.

Avevamo passato quella sera a divertirci tantissimo. Non avevamo pensieri in quel momento, dopo il film d'amore che avevamo appena finito di vedere ci appisolammo sul divano, Michele aveva la testa sulle mie gambe e gli occhi socchiusi <<Comunque lei non è nessuno per me>> lo disse all'improvviso, capii subito a chi si riferiva, ma non capii perché me lo disse proprio in quel momento.

Il buio della tua assenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora