Capitolo 11

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Audace. Provocatoria. Eccessiva. A tratti egocentrica.  

Mia madre me lo ha sempre ripetuto, stizzita, di ritorno dalla messa in piega settimanale. Mentre mia nonna ridacchiava, mormorandomi di continuare così. Di continuare ad essere l'assoluta protagonista della mia vita. La medesima cosa è successa quando un giorno sono tornata a casa con il viso livido di schiaffi. Succedeva ormai da anni, ma non sono qui per parlarvi di un tragico passato, perché il giorno dopo quella stronza che mi aveva ridotto così, si è ritrovata con due pugni in faccia.

Ero tornata trionfante, con ancora il labbro spaccato dei giorni precedenti.

Scuoto la testa, stringendo la sigaretta tra le dita.

Le stronze come Charlotte io le distruggo, le calpesto. Me le mangio.

"Grazie mi può lasciare qui." Dico all'autista, scendendo dall'auto. In pochi passi entro nella hall dell'hotel, avvolta nel mio lungo cappotto in pelle nero. Gli stivali sfiorano la mia coscia ad ogni mio passo, mentre mi ripeto in mente il numero della sua stanza.

Entro nell'ascensore, spingendo l'unghia laccata di rosso contro il pulsante. Con un respiro, sollevo gli occhi sul riflesso nello specchio, sistemando alcune ciocche ribelli all'interno della massa morbida bionda che scende lungo la mia schiena.

Adocchio una porzione di pelle fasciata dalla calza a rete scoperta, così immediatamente cerco di coprirla con il soprabito. Deve essere tutta una sorpresa.

Il ding dell'ascensore mi fa voltare. Le porte si chiudono alle mie spalle, quando inizio a calpestare la moquette rossa del corridoio. Il tacco rintocca lento incrociandosi con l'altro ad ogni passo, mentre pacamente cammino. Stanza 690, suite presidenziale. Un sorriso spunta sulle mie labbra, osservando la casualità del numero.

Non appena la mia mano sfiora la porta, un brivido attraversa la mia schiena, percorsa dall'adrenalina. Sono sempre stata attratta dal brivido e da tutto ciò che è vietato. Questo mi espone periodicamente al rischio.

"Char vado io alla porta!" Lo sento dire, seguito da veloci passi che incalzano sul pavimento

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"Char vado io alla porta!" Lo sento dire, seguito da veloci passi che incalzano sul pavimento. Un sorriso nasce sulle mie labbra, che cerco di controllare, stringendolo tra i denti.

La porta si spalanca, il suo corpo seminudo si piazza davanti ai miei occhi, mentre un'espressione di shock colora il suo viso. Una pantalone della tuta sui suoi fianchi. Non indossa nemmeno i boxer e non ci metto molto a capirlo.

Sbatte gli occhi velocemente, guardandosi più volte alle spalle.

"Soleil che ci fai qui?" Sussurra a bassa voce, accostando la porta vicino alla sua figura.

"Volevo vederti niño, non sei contento?" Domando lasciva, carezzando il suo petto con le unghie lunghe.

Lo vedo scuotere la testa con le labbra dischiuse. Il panico lo sta mangiando vivo e me ne rendo conto, quando sento il rumore dell'acqua, segno che qualcuno si trova sotto la doccia della sua camera. A pochissimi metri da noi.

"Soleil non puoi stare qui, lo sai."

"Oh, ops, deve essermi passato di mente."

L'eccitazione fa fremere il mio corpo, accecata dalla pericolosità e l'incoscienza del momento.

"Harry amore, chi è?"

Sogghigno quando i miei pensieri vengono confermati.

"È il servizio in camera, Char." Urla, ancora immobile nella sua posizione. Con un sorriso, apro la cinta del mio soprabito, mostrando solo ai suoi occhi cosa vi si nasconde sotto. Un volgare completo intimo nero composto da brasiliana e un piccolo reggiseno trasparente, le reggicalze avvolgono le mie cosce, sparendo poi all'interno dei stivali alti in pelle. Piego la testa di lato, poggiando una mano sullo stipite.

Harry sbarra gli occhi, la sua mano allenta la presa dalla maniglia, mentre i suoi occhi setacciano ossessivamente ogni mio pezzo di pelle. Il suo petto si alza ed abbassa velocemente, la sua mascella si stringe, espondendo i suoi lineamenti mascolini. Lo sento sospirare intensamente in quelli che sembrano essere frazioni di secondi interminabili.

"Cazzo, non puoi fare così."

"Il tuo servizio in camera, ti aspetta." Gli sussurro all'orecchio, inserendo fra le sue dita la chiave della mia camera. Senza aggiungere altro, gli do le spalle, proseguendo verso la stanza 691.

The Video Girl [hes]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora