Manuel Ferro era sicuro di tre cose nella vita:
Uno, il matrimonio non faceva decisamente per lui. Quello con Alice era durato appena un anno prima di andare in frantumi. Qualche incomprensione e un altro uomo, probabilmente col doppio degli anni di Manuel e sicuramente con un conto in banca più allettante, erano bastati a mandare tutto nel cesso. Chicca gliel'aveva ripetuto, nemmeno ricordava quante volte, che sposarsi con lei non avrebbe potuto portare a nulla di buono. Siete troppo diversi, gli aveva ripetuto l'amica quando ancora erano fidanzati, non può funzionare se litigate così tanto già da ora. Non gli era importato. Non l'aveva nemmeno ascoltata, in realtà, probabilmente perché all'epoca era certo che la ragazza avesse dei pregiudizi circa la loro differenza d'età. Lui era innamorato. Perdutamente. Credeva lo fossero entrambi, che sarebbero riusciti a farla funzionare perché ancorato alla fanciulla convinzione che bastasse il sentimento a tenere in piedi un matrimonio. Oh, quanto si era sbagliato.
Due, la sua libreria avrebbe chiuso. Forse non quell'anno, forse nemmeno quello dopo, ma prima o poi sarebbe successo. Riusciva a pagare l'affitto di quel minuscolo locale grazie alla sua officina, che quanto meno andava forte, ma per poter lavorare lì aveva dovuto assumere Monica, perché gestisse il negozietto al posto suo. E questo significava sommare alle spese anche uno stipendio. In definitiva, chiudere quel posto gli avrebbe concesso qualche attimo di quiete e restituito salute mentale. Nessuno andava più nelle librerie indipendenti, se non i pochi habitué che di certo non lo facevano rientrare nei conti. Quindi, già, non c'erano scuse: doveva chiudere, anche se avrebbe significato fare un danno alla sua dipendete e amica che ormai viveva per quel lavoro; anche se avrebbe significato fare un torto a se stesso. Rimandava quel momento, evitava di pensarci, si ripeta a che andava tutto bene. Che ce la faceva. Non è ancora il momento, si diceva quando quel maledetto pensiero prendeva il sopravvento. Nonostante fosse a tutti gli effetti una perdita economica, quell'antro nascosto in un viottolo di sampietrini e piante di Trastevere, era anche la realizzazione di un sogno che aveva cominciato a coltivare da ragazzo. Da ancor prima di conoscere Alice. Non voleva, ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di scendere a patti con le proprie possibilità, quando di scelte a disposizione non ne avrebbe più avute.
Tre, sarebbe morto in quel quartiere, animato dal mercato domenicale di Porta Portese e cullato dallo scrosciante gorgoglio del Tevere. Il baccano dei turisti l'avrebbe accompagnato giorno dopo giorno in quella routine settimanale fatta di doppio lavoro e week-end troppo brevi. E gli andava bene così, perchè quello era il posto a cui apparteneva e niente lo avrebbe mai fatto sentire più accolto di quel portone turchino che gli dava il bentornato ogni volta che rientrava a casa propria.
Alcune sere, quel portone sembrava più lontano di altre e il fatto che dopo una giornata infinita dovesse rientrare e cominciare a raccattare le cose lasciate in giro da Luna non rendeva il rientro propriamente allettante. Ma vivere da solo, in una casa troppo grande e di cui ancora stava pagando il mutuo, nemmeno era una prospettiva rosea. Luna era disordinata, notturna, rumorosa e fin troppo chiacchierona; però sapeva anche essere di compagnia e gli pagava l'affitto con una precisione certosina. Nonostante fossero amici da anni non lasciava mai passare un giorno di troppo per il mesone e nemmeno una volta l'aveva dovuta sollecitare. Poteva andargli meglio, ma tutto sommato, non era così male.
Comunque, quello in particolare si preannunciava come uno di quei giorni in cui la parlantina serale della coinquilina sarebbe stata poco gradita. Stava camminando a passo svelto, facendo lo slalom fra i turisti muniti di cappellino di paglia e macchina fotografica. Ed era in ritardo. Il cellulare gli stava squillando nella tasca per la seconda volta, la prima aveva deciso di ignorarlo. Questa volta lo afferrò, prendendo la chiamata senza nemmeno guardare lo schermo. Tanto una sola persona poteva chiamarlo alle undici di un lunedì mattina lavorativo.
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Quella casa a Trastevere [Simuel]
Fiksi PenggemarE se fosse come in Notting Hill? Simuel