È strano come la vita ti prenda per il culo nel giro di poche ore. Stamattina ero invisibile agli occhi di tutta la scuola mentre adesso il capitano della squadra di football mi stava baciando. Davanti alla sua ragazza. Vi chiederete cosa stia succedendo, beh mettetevi in fila.
Gli appoggiai le mani sul petto per spingerlo via ma questo fece sì che lui stringesse di più. Non mi accorsi della ragazza che usciva dal locale, ero troppo presa a cercare di assestare una ginocchiata dove non batte il sole al tipo davanti a me."Idiota. Non provarci mai più" gli dissi mentre lui si accasciava al pavimento. Mi girai e andai verso la cucina ma non feci nemmeno 10 passi che mi sentii tirare il braccio da dietro.
"Aspetta, posso spiegare" disse quasi senza voce.
"Sparisci" ma non mollò la presa.
"Hai sentito cos'ha detto o sei sordo per caso? Sparisci dal mio locale". Non mi ero accorta che lo zio Jack fosse uscito dalla cucina, sarà stato il trambusto a farlo venire.
Lo scimmione non se lo fece ripetere 2 volte e se ne andò. Non lo potevo biasimare, con il suo 1.87 cm di altezza e con l'aria di chi la sapeva lunga, lo zio Jack metteva un po' in soggezione.
"Stai bene piccoletta?"
"Si, sto bene. Ma che diavolo gli sarà preso?"
"Non lo so, ma se prova a rimettere piede qui dentro sarà l'ultima cosa che farà in vita sua" e prima di andar via mi fece una carezza sulla spalla.
Ritornai al tavolo dov'erano seduti prima per riprendere i piatti lasciati intatti, sarebbe stato uno spreco gettarli via, così decisi di farmeli mettere da parte per portarli via. Stasera mi andava di lusso, cheesburger con contorno di patatine fritte e insalata.
Continuai con il mio solito lavoro fino alla fine del mio turno e andai nello spogliatoio per togliermi il grembiule e riprendere la borsa. Lì dentro c'era sempre stato uno specchio, sicuramente per permettere alle altre cameriere di sistemarsi i capelli prima dell'inizio del loro turno ma io cercavo di guardarci dentro il meno possibile. Non mi piaceva ciò che vedevo riflesso, da un bel po' di tempo in effetti. Prima ero sempre sorridente, le mie guance erano colorite e lo stesso valeva per i miei capelli, ma dopo la morte di papà e la caduta in depressione della mamma non mi va molto di prendermi cura del mio aspetto. Sono troppo impegnata ad accudire il mio fratellino Max, ad aiutarlo con i compiti, accompagnarlo a scuola, assicurarmi che la mamma non tenti il suicidio e a lavorare, per poter preoccuparmi del mio aspetto esteriore.
Per questo avevo sempre 2 trecce alla francese 24h su 24h, era l'unico modo per domare i miei ricci color carota. Le occhiaie sotto gli occhi non aiutavano di certo, mi facevano sembrare costantemente stanca e il mio viso era pallido come se non vedesse il sole da molto tempo. E in effetti era proprio così.
Distolsi lo sguardo dal mio riflesso e dopo essere uscita dallo spogliatoio andai verso la cucina per salutare lo zio Jack. Non era veramente mio zio ma tutti lo chiamavamo così, d'altronde il locale portava il suo nome.
"Il Diner di Zio Jack" era un posto molto frequentato non solo per l'ottimo cibo ma anche per la brava gente che ci lavorava. Erano la famiglia che ho sempre desiderato, non so quante volte lo zio mi abbia permesso di portare qui Max perché non sapevo con chi lasciarlo mentre lavoravo, o quante volte il cuoco gli abbia cucinato un pasto decente oppure quando qualche cameriera in pausa lo aiutava con i compiti, sapevo solo che li avrei ringraziati per sempre per l'aiuto che mi hanno dato in questi anni. Soprattutto lo zio. Non potevo sempre portarmi dietro Max nella mia bici, così quando ho compiuto 16 anni mi ha insegnato a guidare e poi mi regalò una vecchia Jeep blu che non usava da molto tempo.
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Amore a contratto
RomanceCalliope Campbell non si sarebbe mai aspettata di essere il centro di tutti quegli sguardi carichi d'invidia, non dopo 4 anni passati a cercare di essere invisibile. Ma il destino aveva altri piani. O meglio, Jax Connor, il capitano della squadra d...