07. Profumo di sole

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Nico's POV

(Flashback)
In teoria avrei dovuto prendere gli ordini della gente al bar, in pratica sono rimasto dietro al bancone ad asciugare piatti e tazzine.
Ancora mi sottovalutavano o, forse, reputavano meglio per me che stessi da parte, a causa dei miei "problemi sociali".
Non stavo facendo nulla di particolarmente interessante in quel momento, soltanto strofinando un panno pulito su un bicchiere di vetro con la mano destra addolorante, mentre i miei occhi puntavano all'ingresso.
Poi lo vidi.
La porta era stata varcata da un ragazzo alto, dal fisico slanciato e abbronzato. Stampato in faccia aveva un sorriso cordiale e occhi pieni di stupore mentre si guardava attorno.
Sentii una certa tensione ancora prima che si sedesse a qualche metro di distanza. Cercai di distogliere lo sguardo concentrandomi sulle stoviglie bagnate, ma i miei occhi finivano sempre lì, dall'altro lato del bancone.
Sbuffai e lasciai perdere l'asciugamano.
M'incamminai nella sua direzione, stavolta riuscendo ad osservarlo meglio: aveva un viso cosparso di lentiggini reso particolare da due occhi azzurri come l'oceano e incorniciato da capelli biondi. Non il solito biondo spento, di quelli che comprano la tinta al supermercato per qualche dollaro, ma un biondo naturale e risplendente. Quasi pareva che luccicassero sotto i caldi raggi del sole.
Questo tipo deve lavorare per la pubblicità di Pantene, dissi tra me e me.
La cosa che più odiai di quella faccina provocante fu il suo stupido e largo sorriso che lasciava scoperti i denti bianchi come la neve.
Una volta abbastanza vicino al ragazzo, gli dissi che non poteva restare lì senza ordinare nulla. Lui si era subito ricomposto, sbattendo le palpebre più volte come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
Che idiota.

«Ah... sì» mi aveva risposto, il suo volto sempre più confuso.
E fu proprio allora che lo riconobbi; lo riconobbi dalla voce melodiosa.
Lo riconobbi pur non avendolo mai visto se non nel buio della notte.
Lo riconobbi, ma non diedi nulla a vedere.
Will.

«Vuoi ordinare qualcosa?» ripetei mentre il mio sguardo scendeva sempre più in giù fino a soffermarsi su un mazzo di rose stretto gelosamente dal ragazzo.
Oh. Perché non ero così sorpreso? Era ovvio che fosse fidanzato.
Nel frattempo il  il biondo aveva ordinato semplicemente un caffè lungo.
Il tempo per prepararlo e mi ritrovai nuovamente di fronte a lui, con le mani allungate per porgergli la tazzina.
In quell'istante, tutto parve andare ad una velocità anormale: lui che mi toccò le mani, le nostre pelli che si sfiorarono, lui che prese la tazzina dalle mie dita e io che ritrassi le mie.

«E questo cos'era?» gli avevo urlato fingendo di non essermi accorto di quel profumo. Che, come direbbero i poeti, era profumo di sole. E sapevo benissimo di chi fosse.

"Un gesto di amicizia" mi aveva risposto lui, con lo sguardo innocente di chi non capiva dove fosse il problema.
Ma era proprio quello il problema: mai e poi mai qualcuno aveva mostrato gentilezza nei miei confronti, nessuno tranne le poche persone a cui l'avevo permesso. E tra queste non c'era di certo un figlio di papà ricco sfondato e popolare.

«Sai,» aveva aggiunto il biondo «il reciproco affetto costante tra due persone che fa nascere una relazione basandosi sulla conformità-»

«So cos'è l'amicizia» avevo replicato sgarbato.
«Ma non ti conosco».

Bum.
Due bugie in una frase.
Uno, non sapevo affatto il vero significato dell'amicizia; due, eccome se conoscevo quel ragazzo, anche se non nel pieno senso della parola.

«Sono Will» aveva insistito lui. Nei suoi occhi vedevo chiaramente una fiamma di speranza.
«Il tuo nome è Nico. Ci siamo visti l'altra sera, ricordi?»

Opposti destinati ~ Solangelo AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora