Capitolo 12

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Mi incammino verso il giardino. Sempre una sigaretta tra le labbra, come volessi scaricare tutta la mia rabbia su di essa. Mi siedo sulla stessa panchina e in un qualche modo mi trovo a sperare che Less mi raggiunga, insieme al suo atteggiamento intrigante e i suoi occhi limpidi e chiari, come piccoli frammenti e schegge di vetro.
Ma cosa sto dicendo? Non mi interessa niente di lui. Non mi deve interessare. Per niente.
Inspiro fino a terminare la sigaretta e la getta per terra, calpestandola per spegnerne la cenere incendiata.
Eppure mi ricordo la sua voce melodiosa, dolce e arrogante, ricca di decisione e tenacia. Com'è che si dice? Quando si parla del diavolo ecco che sputano le corna? Come se la mia mente l'avesse richiamato, vedo Less che si incammina verso di me, sedendosi poi sulla panchina. Utilizza la medesima scusa "Hai d'accendere?"
Tiro fuori l'accendino, senza dire niente, e glie lo do. Lui subito si accende la sigaretta.
"Ciao Juniper, come stai?"
Il 99% delle persone che esistono al mondo, a questa domanda, rispondono sempre 'bene', anche se in realtà non è mai così, perché c'è sempre qualcosa che ci turba, che ci infastidisce, che ci fa titubare il cuore anche di notte. Rispondo con massima sincerità.
"Di merda"
Ma non voglio iniziare a piangere, non davanti a lui.

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