I'm the spark that lit your fire

Barriera

Da quando riottenne la voce, Jaroslawa inizialmente lottò molto per ricordare di poter parlare liberamente. Più di una volta si sorprese ad usare il linguaggio dei segni, ormai diventato una cosa naturale dopo gli anni passati a dialogare in quella maniera. E sebbene si sentisse un'idiota ogni volta che commetteva questa svista, guardandosi intorno non vide mai sguardi giudicanti provenienti dal branco. Anzi, erano comprensivi. Non le facevano pesare mai questo sbaglio, ricordandole di aver appena fatto qualcosa di cui non aveva più bisogno. Si limitavano a risponderle come se nulla fosse. 

Questo era solo un piccolo esempio dei modi in cui il gruppo era maturato. Lo si poteva notare dal modo in cui Derek aveva affrontato la vergogna di dire al branco quello che il suo lupo aveva bisogno, dal modo in cui Lydia ed Allison si sentirono abbastanza al sicuro da rivelare a tutti la loro relazione e molti altri piccoli gesti. Insomma, se la stavano cavando bene da ogni punto di vista.

Era proprio tutta questa felicità che preoccupava Jaroslawa, spaventata che queste ultime settimane di tranquillità non erano altro che un trucco ideato per sviare la loro attenzione da qualcosa di grosso.  Fu suo padre ad inculcarle un po' di buon senso, facendole notare il modo in cui stava iniziando ad allontanarsi da tutti e, soprattutto, ricordandole che non era più sola in questa folle lotta che continuava da troppo tempo. 

Il peso che le gravava sulle spalle stava iniziando a diminuire di giorno in giorno mentre si sforzava a vivere la sua vita come una normale adolescente. ( Forse normale non era la parola più adatta da usare ma se la sarebbe fatta bastare.)  

Era proprio questa scelta, fortemente supportata dal fratello, che la portò a dove era adesso. Dopo aver preso la decisione di lasciarsi trasportare dalle sue emozioni ebbe una chiacchierata divertente con il proprio ragazzo che li portarono ad ammettere che forse la loro relazione non era del tutto perfetta. Entrambi sentivano come se mancasse un pezzo e, nonostante sapessero che il mondo non era e probabilmente non sarebbe mai stato pronto, decisero comunque di rischiare.  Ne valeva la pena.

Si divertirono a corteggiare Isaac, stuzzicandolo con battute e nomignoli che lo facevano arrossire. Lo guardarono contorcersi durante gli allenamenti del branco, quando uno dei due lo toccava per migliorare la sua posizione o per spiegargli qualcosa. Ma nulla di tutto questo era stato appagante quanto vedere l'incertezza del biondo trasformarsi in fiducia. La prima volta che rispose al loro flirt, sul volto di Jackson e Java comparirono due sorrisi identici che crebbero solo quando Isaac prese l'iniziativa, pronto ad ottenere delle rispose. 

Fu così che la loro coppia divenne lentamente un trio, dando inizio ad una relazione poliamorosa che in pochi avrebbero capito. I primi tempi si muovevano tra loro con esitazione, cercando di capire cosa potevano o non potevano fare. Sfioramenti di mani impercettibili, scambi di battute che capivano solo loro, baci dati di nascosto quando nessuno era nelle vicinanze erano alla base delle loro giornata. Ed una volta arrivata la sera, quando tutti erano via, si permettevano di crogiolarsi nel calore della loro piccola bolla di felicità.

Quindi era logico che approfittassero dell'unico giorno in cui la casa di Java era vuota per passare del tempo tra di loro. Isaac si trovava, senza maglia, ingabbiato tra i corpi dei due ragazzi, sorridendo al modo in cui continuavano a riempire la sue pelle liscia di baci e morsi. Avevano preso l'abitudine di farlo, trasformandola in una piccola sfida tra di loro su chi potesse segnarlo di più quando Java scoprì di poter impedire ai succhiotti di guarire con la magia. Era stata una fortuna che Isaac usasse sempre le sciarpe, altrimenti avrebbe insospettito qualcuno. 

Erano talmente concentrati su di loro da non sentire la porta di casa aprirsi, né i passi avvicinarsi. Rimasero congelati, con gli occhi spalancati, quando la porta della stanza si aprì di scatto.