Parte 1

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Questa storia su commissione vede come protagonista Erika, un nuovo personaggio immerso nel mondo degli shinobi di Konoha. Dall'immagine sopra potete vedere il suo aspetto, come immaginato dalla ragazza che mi ha commissionato questa storia e portato in vita dallo splendido lavoro di Dante2305 che vi consiglio di seguire su Deviantart. Se avete interessanti idee per fanfiction, sentitevi liberi di scrivermi privatamente. 


Vorrei anche cogliere questa occasione per ringraziare una persona molto importante per me, che non solo supporta il mio lavoro, alimenta il mio desidero di scrivere ma anche crea le belle copertine delle mie storie. Grazie mille C.L. mia amica e musa. 





Ch1

- Erika sbrigati o farai tardi per l'accademia ninja ! -

La voce squillante di mia madre Akire riecheggiò per la nostra piccola casa ed fui colta dal panico non appena guardai il piccolo orologio al mio polso che era l'unica cosa che mi era rimasta di mio padre, perito durante la quarta guerra ninja che aveva sconvolto tutto il nostro mondo e che per fortuna si era conclusa con successo grazie all'attuale settimo Hokage, il grande Naruto Uzumaki.

"Maledizione, non di nuovo !" Imprecai mentre mi finivo di vestire il più velocemente possibile e non appena infilati i sandali ai piedi, aprii la finestra e saltai giù senza nemmeno salutare mia madre.

Cominciai a correre come se avessi un ninja nemico alle spalle, ma non potevo fare altrimenti, ero gia arrivata in ritardo tre volte quella settimana ed il sensei non mi avrebbe perdonato nuovamente. Non avevo nessuna intenzione di finire in punizione e farmi ridere dietro dagli altri studenti, la mia vita all'accademia era già complicata ed una punizione umiliante avrebbe reso tutto più difficile. Durante la mia corsa sfrenata quasi travolsi un bambino che era sfuggito alla presa della nonna che lo stava portando in giro per i negozi lungo la via principale del villaggio, ma per fortuna avevo buoni riflessi e riuscii ad evitarlo all'ultimo momento, cosa che non mi evitò una sgridata da parte dell'anziana che mi urlava di stare più attenta e non correre in quel modo e tante altre parole che non fui capace di sentire perchè ero gia lontana, ancora correndo verso l'accademia.

- Non va assolutamente bene cosi Erika, è la quarta volta questa settimana -

Ero ancora piegata in due per cercare di riprendere fiato e non avevo il coraggio di guardare Shino sensei negli occhi, o per meglio dire, in quel coso metallico che teneva i suoi occhi e parte del suo viso nascosti. Potevo sentire i miei compagni ridacchiare ed un misto di vergona e rabbia mi colpì in pieno petto, quasi come il jutsu di un potente nemico.

- Decideremo più tardi la tua punizione, per adesso ragazzi fate un breve riscaldamento e tra poco ci sarà una gara ad ostacoli. I primi tre classificati avranno come premio un buono sconto da usare per del ramen o per un hambur... -

- Hamburger sììì - Boruto esclamò pieno di gioia, interrompendo il maestro - Mi spiace ragazzi ma quel premio sarà mio -

- Fortuna che otterrà il premio anche chi arriverà secondo allora - intervenne Sarada ed io non potei che fare a meno di girarmi verso l'ultima discendente del clan Uchiha che guardava divertita il figlio del settimo Hokage, già pronto a ribattere.

- Finitela voi, e fatemi finire di parlare - Shino sensei disse, continuando il suo discorso - Così come i primi tre classificati avrannò un premio, l'ultimo che arriva al traguardo avrà una penitenza, che sarà...hmm, sì, trenta giri di campo e mille flessioni -

Un ondata di lamentele si sollevò dagli studenti ma sapevo fin troppo bene che il sensei non avrebbe mai cambiato idea e già tremavo al pensiero di subire una penitenza così dura. Ero abbastanza famosa per combinare disastri durante gli allenamenti e non ero certo una dei migliori della classe, e come avrei potuto quando tra di noi c'erano il figlio del settimo hokage, una sorta di Dea con lo sharingan e diversi altri ragazzi i cui genitori erano tra gli shinobi più forti del villaggio ? Io non ero nessuno al loro confronto, ero solo una ragazza orfana di mio padre e con una madre che non aveva mai passato l'accademia ninja. Tante volte mi ero chiesta se anche io avrei fatto la sua stessa fine, se anche io sarei finita per fare pulizie a casa di altre persone, più ricche ed importanti, ma avevo sempre lavorato duramente per cambiare il mio destino ed essere migliore di mia madre. Ma non era facile, non era affatto facile.

- Disponetevi lungo quella linea e che nessuno si muova prima del mio segnale -

Seguendo le istruzione del mio sensei, mi diressi nel luogo indicato e mi ritrovai a pochi passi da Sarada. Il mio cuore cominciò a palpitare senza controllo, come sempre quando ero vicina a lei e non ne avevo mai capito il motivo. I miei occhi studiarono la bella ragazza per qualche secondo, ammirando il suo abito rosso ed il simbolo del clan uchiha sulle spalle.

- Pronta a mangiare la mia polvere Erika ? - Sarada mi disse quando si accorse che la stavo guardando intensamente e come per sottilenare quello che aveva appena detto, strofinò con forza i suoi sandali sul terreno sollevando una nuvoletta di polvere.

Come sempre non ebbi la forza di rispondere e rimasi in silenzio ad osservare i suoi sandali e le graziose dita dei suoi piedi, senza smalto alle unghia. Distratta da quella visione che trovavo stranamente così piacevole, non mi accorsi subito del segnale del sensei e neanche il tempo di iniziare la gara ero già ultima e a diversi metri di distanza dal resto del gruppo. Il percorso che Shino sensei aveva ideato era estramemente complesso ed avrebbe richiesto tutte le abilità che avevamo appreso durante i nostri studi all'accademia. Essendo magra ed abbastanza agile, non era la corsa che mi spaventava ma quegli ostacoli che avrei dovuto superare lanciando degli shuriken o dei kunai, cosa in cui ero davvero terribile.

Durante le prime fasi della gara riuscii a recuperare diverse posizioni, e dopo un bel salto fui in grado anche di superare Chocho Akimichi, ottenendo momentaneamente la quinta posizione con Shikadai e Inojin non molto distanti. Ovviamente di Boruto e Sarada non c'era gia più traccia, con i due già ad un passo dal traguardo. Il percorso si sviluppava lungo la foresta ai limiti del villaggio e solo quando fui vicina il piccolo lago mi resi conto che era giunto il momento che tanto temevo. Attorno il lago erano posizionati una serie di manichini che dovevano essere colpiti con gli shuriken tutti allo stesso tempo, solo in quel modo sarebbe apparso il rotolo che avremmo poi dovuto consegnare al traguardo. Provai la prima volta ma mancai ben tre bersagli e le volte successive non andarono meglio. Ben presto tutti gli altri ragazzi mi sorpassarono e dopo aver colpito con successo tutti i manichini, continuarono la loro gara mentre io rimasi da sola e sempre più disperata.

Caddi in ginocchio vicino al lago e rimasi ad osservare per qualche secondo il mio riflesso. Ero una bella ragazza, con lunghi capelli neri e pelle scura che avevo ereditato da mio padre, che era originario di Kumogakure, ed i miei occhi avevano lo stesso colore dell'ambra ed infatti mia madre era solita dirmi che avevo due pietre preziose al posto degli occhi, che rendevano il mio viso bello e nobile. Sapevo che mia madre mentiva, non c'era nulla di speciale in me e i miei occhi non valevano nulla, non avevo il nobile byakugan del Clan Hyuga, nè il potente sharingan di Sarada...ero solo una ragazza ordinaria che non poteva fare nulla per competere con ninja così eccezionali, io potevo solo...

"Mangiare la polvere di Sarada"mormorai ripensando alle parole della mia compagna di classe che sembravano essere rimaste scolpite nella mia anima.

Quando arrivai al traguardo Boruto stava festeggiando e stava già elencando tutto quello che avrebbe comprato grazie al buono sconto che aveva vinto, Shikadai lo ascoltava annoiato e ben presto si mise a giocare con un videogame che portava sempre con se. Sapevo di essere arrivata ultima e cosa peggiore, non avevo neanche ottenuto il rotolo, segno che avevo totalmente fallito la prova.

- Un'altra ottima prova Erika, continua così e presto potrai salutare per sempre l'accademia" Sarada mi disse quando notò che non avevo nemmeno il rotolo. In pochi istanti tutti scoppiarono a ridere.

Shino sensei si congratulò con i miei compagni per l'ottimo lavoro fatto e lì congedò con un sorriso, prima di rivolgersi a me, annunciandomi quello che gia sapevo, che mi aspettavano trenta giri di campo e mille flessioni. Stanca e sfiduciata cominciai a correre, chiedendomi quando sarei stata in grado di tornare a casa quella sera, di certo non avrei mai fatto in tempo per la cena.

Non sapevo da quanto tempo stavo correndo, sapevo però che mancava un solo giro e che avevo fame, ma purtroppo la parte dura doveva ancora arrivare. Odiavo fare le flessioni, non avevo molta forza nelle braccia e alla centesima ero già sfinita. Crollai per terra, le mani sul terreno che era ormai diventato fango dopo diversi minuti di pioggia intensa che non sembrava prossima a finire. Mentre cercavo la forza di rialzarmi e continuare, un paio di sandali apparvero sotto il mio naso, a pochi centimetri dal mio viso. Sapevo bene a chi appartennesero quei piedi, avevo subito riconosciuto quelle dita così perfette e non fui sorpresa quando sentii la voce di Sarada.

- Ehi perdente, non dirmi che ti stai già arrendendo, Shino sensei non ne sarà molto felice -

- No...posso farcela - risposi con un filo di voce, raccogliendo le forze e, spingendo con le braccia, riuscii nuovamente a sollevarmi, pronta per una nuova serie di flessioni.

- Bene, lascia che ti aiuti. Su e giù, su e giù - e cosi dicendo Sarada mi mise un piede in testa, spingendo la mia faccia verso il terreno fangoso ogni volta che lei diceva "giù".

Non avevo la forza di ribellarmi, di lottare contro quella tremenda umiliazione e così rimasi come un misero verme sotto i sandali della mia compagna di classe, una ragazza mille volte superiore a me che non potevo fare altro che strisciare ai suoi piedi e sperare che quel giorno finisse presto. Ma ancora una volta avevo sottovalutato la crudeltà del destino.

Quando completai la flessione numero 500, crollai per terra, con la faccia nel fango ed il piede di Sarada ancora saldamente sulla mia testa, in una sorta di posa vittoriosa che sottolineava bene la differenza che c'era stata tra noi durante la gara e quella incolmabile che c'era tra due ragazze così diverse nella vita stessa.

- Guarda come sono ridotti i miei sandali per colpa tua - Sarada disse toccandosi gli occhiali e studiando con attenzione le sue calzature sporche di fango.

Avrei potuto dirle che non ero stata io a costringerla a rimanere nel campo di addestramento e che di certo non ero stata io che le avevo chiesto di "aiutarmi" mettendomi un piede in testa, avrei potuto dirle che quel fango che le aveva sporcato i sandali era praticamente tutto sparso nei miei lunghi capelli neri che aveva usato come una sorta di zerbino per tutto il tempo e che non era colpa mia se amava così tanto bullizzarmi, cosa che aveva sempre fatto da quando ero entrata in Accademia. Ma ancora una volta rimasi in silenzio, così come ero rimasta in silenzio quando una volta mi aveva fatto inciampare causandomi una frattura al naso, o quando durante uno scontro di allenamento mi aveva volontariamente strappato una maglietta che avevo appena comprato spendendo gran parte dei miei risparmi.

- Ehi perdente, sto parlando con te - Sarada premette con forza la sua scarpa sulla mia testa e mi schiacciò violentemente il viso contro il terreno - Hai intenzione di fare qualcosa per pulire le mie scarpe o no ? -

Non sapendo cosa fare, senza forze ed incapace di ribellarmi, con un filo di voce risposi :

- Sì...si...per favore-

- Mi piace che mi supplichi, dai continua, supplicami di poter ripulire i miei sandali-

Ovviamente Sarada aveva del tutto frainteso le mie parole, infatti stavo per dire "per favore, però lasciami andare e togli quel piede dalla mia testa", ma ancora una volta avevo peggiorato le cose e la mia umiliazione era destinata a crescere. Sapendo che la ragazza Uchiha non avrebbe accettato altre parole, cominciai a dire :

- Per favore Sarada, posso ripulire i tuoi sandali che si sono sporcati solo per colpa mia ? -

Ero quasi "fortunata" ad avere ancora la faccia schiacciata contro il terreno fangoso, con il piede di Sarada sempre sulla mia testa, ero cosi in imbarazzo che sarebbe stato impossibile guardare la ragazza negli occhi, come se fossi una sua pari. Ma evidentemente non lo ero, io ero solo un verme sotto i suoi piedi.

- Beh se insisti così tanto...perché no ? - poi tirandomi i capelli e costringendomi a mettermi a quattro zampe, Sarada disse - Spostiamoci sotto quella quercia, ci sono delle rocce così non mi sporcherò nuovamente le scarpe quando me le ripulirai -

Proprio come aveva detto, Sarada mi condusse sotto una grande quercia secolare, senza lasciare per un attimo la presa dai miei capelli e, cosa peggiore, senza permettermi di alzarmi e così fui costretta a seguirla a quattro zampe, quasi come se fossi il suo cane.

- Qui è perfetto, puoi cominciare pure Erika -

Per la prima volta la guardai negli occhi, chiedendomi come avrei dovuto pulire i suoi sandali che in effetti era decisamente sporchi e totalmente pieni di fango

"Come i tuoi capelli, la tua faccia e i tuoi vestiti" una vocina dentro la mia testa mi disse.

Sarada mi osservò attraverso le sue lenti, dove delle gocce di pioggia scivolavano lentamente, e sembrò capire i miei dubbi.
Ti avrei detto di usare la tua maglietta, o i tuoi capelli per quel che mi importa, ma entrambi sono luridi. Penso che l'unica soluzione sia usare la tua lingua no?-

- La mia lin...- non riuscii nemmeno a finire la frase per l'orrore. Lei voleva davvero che le leccassi via il fango dai suoi sandali come se fossi una sorta di animale ? Davvero mi avrebbe fatto fare qualcosa di così disgustoso ed umiliante ?

- Non ho tutto il giorno, perdente. Muoviti o giuro che ti calpesto quella faccia così forte che ti spezzo nuovamente quel bel nasino -

Non so se fu la paura di un attacco fisico o il tono autoritario della sua voce a farmi tirare subito fuori la lingua, come se fossi un automa programmato per obbedire all'istante agli ordini di Sarada, quel che so di certo è che cominciai a leccare quei sandali come se la mia vita dipendesse da quanto sarebbero stati lucidi alla fine del mio umiliante lavoro.

All'inizio rischiai più volte di vomitare, il gusto del fango era così strano che non saprei nemmeno descriverlo, d'altronde non è qualcosa che un essere umano dovrebbe "gustare", ma in qualche modo riuscii a resistere ed andare avanti, leccando un centimetro dopo l'altro di quei sandali che Sarada aveva indossato ininterrottamente dal suo primo giorno di accademia. La mia compagna di classe sembrava particolarmente divertita dal mio umile lavoro, e più volte la vidi ridacchiare mentre con il piede destro spostava la mia testa a suo piacimento, guidandomi nella pulizia del sinistro.

- Ti avevo detto che avresti mangiato la mia polvere, non è vero Erika ? Anche se tecnicamente non so se il fango possa definirsi ancora polvere - Sarada disse, continuando a deridermi mentre la mia lingua si muoveva senza sosta, su e giù lungo i suoi sandali, cercando di rimuovere ogni traccia di fango che poi ero costretta ad ingoiare, resistendo ad un un nuovo conato di vomito.

Dopo quella che mi sembrò un eternità, finalmente i suoi sandali erano perfettamente puliti e sembravano quasi nuovi di fabbrica. Per un folle attimo fui persino orgogliosa del mio lavoro.

"Orgogliosa di aver ripulito le scarpe di una tua compagna con la tua lingua ? Sei forse impazzita Erika ?" La vocina nella mia testa mi disse e solo in quel momento forse mi resi davvero conto di cosa avevo appena fatto.

- Ho finito, sono pulite. Ora devo and... - stavo per dire, finalmente rialzandomi dopo ore a quattro zampe come un cane.

- Dove credi di andare ? - Sarada mi interruppe, affrenando nuovamente i miei capelli e forzandomi ancora una volta a tornare a quattro zampe - Forse sei tu quella che ha bisogno degli occhiali, non vedi che le mie dita dei piedi sono ancora tutte sporche ? -

In effetti aveva ragione, l'unica parte con ancora del fango erano le dita dei suoi piedi ma lei non poteva credere che io davvero potessi...

Ancora una volta non fui capace di oppormi alla principessa degli Uchiha, che fin dal primo giorno di accademia mi aveva bullizzato, mi aveva trattato come se non fossi altro che spazzatura, una misera creatura che non era degna di stare alla sua presenza. Ed io come avevo reagito a tutti quei soprusi, alle sue offese e alle umiliazioni ? Facendo tutto quello che lei voleva, scattando al solo schiocco delle sue dita, quasi scodinzolando come un cagnolino che porta con la sua bocca le pantofole al suo padrone. Ed anche quella volta non fu diverso, e proprio come avevo ripulito i suoi sandali dal fango, avvicinai la mia lingua alle dita dei piedi di Sarada per un nuovo umiliante lavoro di "pulizia".

Mentre la mia lingua si posava per la prima volta su quelle dita così perfette ed assoparavo un nuovo insolito gusto oltre quello del fango, mi domandai come le cose sarebbe potute tornare come prima. Come avrei ancora potuto considerarmi una sua pari se avevo ripulito le dita dei piedi di Sarada con la mia bocca ? Come avrei ancora potuto considerarmi una sua compagna di classe quando stavo facendo qualcosa di così umiliante che neanche il più misero dei servitori si sarebbe mai sognato di fare ?

"Non si può tornare indietro Erika, l'hai combinata troppo grossa stavolta" la vocina nella mia testa tornò a farsi sentire mentre la mia lingua guizzava senza sosta tra le dita dei piedi di Sarada, e quando cominciai anche a succhiare quelle belle dita, seppi che la vocina aveva ragione e che da quel momento in poi per la principessa degli Uchiha non sarei stata altro che una leccapiedi da usare ed abusare.

Shinobi bullying (italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora